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In un momento in cui la comunicazione digitale di un territorio sta diventando modalità imprescindibile per il turismo e prima di viaggiare, scegliere un prodotto o andare al ristorante, le informazioni vengono reperite online, meglio se attraverso suggerimenti e recensioni di chi ne ha già fatto esperienza, conoscere Malga Canali ha spiazzato per un giorno tutti i presupposti “digitali”e ha dimostrato al popolo 2.0 come si fa ad essere social, a tavola, alla vecchia maniera.
Tonadico, 12 Settembre. Venti gradi di escursione termica per raggiungere 1.300 metri di quota, accompagnati dal verbo inarrestabile di Tobia, tassista storyteller. Pioveva già a Trento, poi nebbia, poi freddo, poi il silenzio ovattato - quello superiore di montagna - una volta fuori dal centro abitato di Primiero, da zittire anche Tobia. Tornanti fin su alla Val Canali sotto le Pale di San Martino, nel cuore delle Dolomiti. L’ultimo pezzo in massima pendenza e infine la malga, col comignolo fumante, come in risposta a un desiderio, avvolta nella nebbia bassa. Fatica, per arrivare alla malga. Freddo, silenzio e nessuno in giro. Quasi ora di pranzo. Sulla porta c’è un profumo di arrosto che vale più di qualsiasi benvenuto. Vale anche per Tobia che riprende carica verbale e rompe l’incantesimo. Poco importa, fuor di retorica, l’odore ipnotizza.
Un passo e sei in un posto dove capisci da subito che ci resterai per ore, non solo per mangiare, ma stare, conversare, assorbire un benessere che avverti da subito familiare, rigenerante, riconciliante. C’è il camino, che non è un semplice focolare, è una stanza in cui ci si sta in piedi sotto la cappa. Nero di tempo e di fuochi che ci hanno bruciato. L’odore viene anche da lì: appeso ad una catena, il paiolo con la polenta. Le riprese di oggi sono per il climbing e biking d’altura, facciamo base alla malga. Ci accoglie una ragazza. È la figlia di Gianna, poi dalla cucina esce anche Gianna. Come averla conosciuta da sempre.
Ci racconta che la Malga Canali nasce dalla tenacia nel credere in pochi, importanti valori e non cedere a contaminazioni. La sua malga è un posto che ha origini antiche, di proprietà della famiglia Welspwerg prima e dei conti Thun-Hohenstein dopo. Gianna eredita l’attività dai genitori e decide di impegnare se stessa e la sua famiglia in un progetto, insieme aziendale ed esistenziale. Decide di farne un baluardo di resistenza contro le tentazioni della modernità. Conserva l’antica struttura in pietra e legno e la stalla. Incrementa l’allevamento di suini, bovini, capre pecore e conigli. E conserva la casera per la lavorazione del latte. Non dismette il camino, quando negli anni Ottanta “quelle cose lì” erano considerate solo vecchiume e la esortavano a liberarsene.
Decide che cucinerà le cose che ha imparato a fare in casa: le zuppe di stagione, i primi, le carni e le torte, le marmellate perfino, fatte con “quel che c’è” in quantità e qualità "a queste temperature i frutti della terra non sempre sono belli e sfolgoranti come quelli del mercato". La cucina di Gianna ascolta l’umore delle stagioni, è condotta da quel che dà la terra, da quante forme di tosella riesce a produrre col latte del suo allevamento, o da quanti porcini si trovano quel giorno, e se non ce n’è per tutti, pazienza, lo assaggeranno un’altra volta.
Il messaggio di Gianna va a chi “conosce solo il supermercato” (un luogo lontano galassie lì, seduti di fronte al camino). Il suo obiettivo è mostrare che un’altra via è ancora possibile. Ha deciso di non attrezzare il selciato fuori con i tavolini d’estate, perché poi i passanti le chiederebbero bibite e coca cola e lei non può dargliene, la sua etica glielo impedisce. Non bar né spritz, solo vino e acqua, alla malga di Gianna. Non vuole campagne pubblicitarie Gianna, vuole accogliere persone curiose – spontaneamente - di conoscere il suo mondo (in 2.0 diremmo peer to peer); gente che voglia fare comunità e condividere i suoi valori; gente che possa riconoscersi (o ritrovarsi) nella sua casa-malga, certa che nel racconto del menu passi anche la forza delle sue idee.
La malga di Gianna è social per questo. È social da quando ancora i socialnetworks non esistevano, è social perché con un sorriso aperto ma discreto ha creato una comunità intorno, di gente che adora condividere – e proteggere - il valore del convivio come scambio di emozioni ed esperienze autentiche, quanto lo sono le regole della montagna, dei boschi e dei pascoli, di come lei prepara il cibo, di come si vive, si lavora e si ama in montagna.
Dal tagliere di formaggi e salumi nostrani, alle pape con botìro della malga (burro presidio Slow Food), la poina fumada. E poi l’agnello in umido con polenta e capusi, lo smorum con confetture fatte in casa, un giorno di Digital Diary Trentino alla Malga Canali è volato in un attimo. Dopo il pranzo di ore anche la merenda e i dolci e le crostate e ancora assaggi.
Il progetto porterà quelle immagini a latitudini terrestri inimmaginabili e verrà voglia di far chilometri per assaggiare una zuppa lì nelle Dolomiti, ma da Gianna di certo, il wireless non c’è.
Info:
Val Canali
Tonadico
Tel: 0439 64491 - Cell: 368 7413582
Testo di Emilia Antonia de Vivo
Foto di John Gubertino
19/10/2012