bottiglie di vino e poi in cucina a preparare il pranzo. L’aveva soprannominata “la mattina dei cinque sensi”.
La prima volta che pronunciò quelle parole mi chiesi come mai avesse dato questo nome a quel particolare momento della giornata tutto nostro. Mentre sistemava le bottiglie, glielo domandai e lui rispose: “Perché tra la cantina e la cucina, in queste ore, vengono soddisfatti tutti i nostri sensi: la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto…” Continuavo a non capire…
Lui vedendo la mia faccia perplessa mi fece sedere su un piccolo sgabello e mi disse di chiudere gli occhi e prestare attenzione, inizialmente, solo a ciò che udivo. Sentii il suono dei bicchieri che venivano appoggiati sul tavolo per cinque volte, poi sentii dei piccoli botti nel momento in cui vennero stappate delle bottiglie e infine il rumore del vino che veniva versato nei bicchieri. Era un suono lento che mi trasmetteva tranquillità e calma. Poi mi disse di allungare la mano, sempre tenendo gli occhi chiusi e toccare ogni bicchiere, solo toccarli. Erano freddi e avevano forme diverse: uno aveva il gambo lungo, uno più corto, uno era fatto a coppa, un altro aveva il corpo più rotondo, un altro ancora aveva l’apertura stretta e il corpo allungato. “Come ogni anima ha un suo corpo, così ogni vino ha il suo bicchiere”, sentii dire da papà...
Poi mi disse di prendere ogni bicchiere, annusare il profumo di quei vini e bagnarmi appena le labbra per sentirne il gusto. Il primo mi riempì le narici, era intenso, aveva un profumo di bosco, erbaceo e aveva un gusto acerbo. Il secondo era gradevole, fruttato, al contatto con le labbra sentii subito le bollicine e il sapore secco. Il terzo odorava di bouquet floreale e aveva un sapore asciutto. Il quarto aveva un profumo avvolgente e un delicato sapore di frutta. L’ultimo sapeva di frutta matura, era forte, il suo sapore era corposo e caldo.
Ero rapito da tutti quegli odori e sapori… Papà mi disse di aprire gli occhi e il mio sguardo fu rapito da quei colori: un rosso aranciato, un giallo paglia, un rosso rubino, un rosa brillante e un ambrato quasi tendente all’oro. Rimasi incantato e mi sentivo invaso da mille sensazioni, strinsi il calice più grande, avevo tutti e cinque i sensi più vivi e attivi che mai... Ero in estasi...
Papà prese una nuova bottiglia, vidi che sull’etichetta c’era scritto “Pinot grigio”, mentre la rigirava tra le mani disse: “Con il risotto di zucca e formaggio di oggi questo ci sta a pennello!” Io lo guardai e gli chiesi: ”Perché, per ogni cibo c’è un vino?” “Certo!”, rispose lui, “Come per ogni uomo c’è una donna unica e speciale, ogni vino si accoppia e abbina con un cibo!”
Salimmo le scale avviandoci verso la cucina e ci mettemmo a preparare il risotto di zucca finché giunse l’ora di pranzo e una miriade di odori tornarono a circondarmi. Dietro al bancone di legno, con una bottiglia dello stesso Pinot grigio, oggi penso a quanti anni sono passati da quella domenica e con nostalgia guardo l’insegna della mia enoteca, dove inciso nel legno c’è scritto “ I CINQUE SENSI”... Non potevo scegliere altro nome...