Per l’azienda Frescobaldi è arrivata la seconda fase del progetto con la casa di reclusione dell’isola di Gorgona, nell’Arcipelago toscano. Dopo il vino ora è la volta del formaggio. Una produzione limitata – 200 forme – interamente realizzata nel piccolo caseificio dai detenuti con la supervisione di Alberto Marcomini. Si tratta di due tipologie, entrambe a latte crudo, ottenute con latte vaccino, ovino e caprino. Il primo, di forma quadrata, è insaporito da mirto e rosmarino dell’isola mentre il secondo, di forma rotonda, è bagnato nel vino di Gorgona. Entrambi sono realizzati con latte e aggiunta di caglio, senza impiego di fermenti o particolari tecnologie. “L’idea è quella di produrre un formaggio a km 0, esaltando le materie prime di un territorio unico e seguendo le tecniche tradizionali” sottolinea Alberto Marcomini “L’obiettivo è insegnare i segreti dell’attività casearia ai detenuti per dare loro l’opportunità di imparare un mestiere”. Nell’isola sono presenti 40 mucche di razza frisona, 80 pecore modicane e 30 capre che forniscono la materia prima. In futuro l’obiettivo è di aumentare la presenza degli ovini, in modo di incrementare la produzione. I formaggi sono stati presentati all’Enoteca Pinchiorri di Firenze che ha deciso di contribuire al progetto, promuovendo con la sua cucina i prodotti enogastronomici dell’isola. “Quando mi hanno spiegato il progetto per la Gorgona” ha dichiarato Giorgio Pinchiorri “ho subito accettato con grande entusiasmo, sia per l’amicizia con i Frescobaldi sia perché ritengo necessaria una maggiore attenzione verso le condizioni delle carceri in Italia. È fondamentale la rieducazione dei carcerati attraverso l’impegno in un mestiere o in un’arte”. Tra gli sponsor anche l’Argotractors che ha dato in comodato d’uso un trattore mentre lo Studio Doni & Associati, ha realizzato, a titolo gratuito, l’etichetta del nuovo vino, quest’anno al suo secondo raccolto. La vendemmia 2013 sull’isola di Gorgona, è andata come meglio non si potrebbe. Le uve vermentino e ansonica sono state raccolte nell’arco di due giorni, a metà dello scorso settembre. “La qualità delle uve è ottima” spiega l’enologo Nicolò d’Afflitto “i terreni prevalentemente sabbiosi, altamente drenanti e la ventilazione, hanno permesso di ottenere un vino profumato ed equilibrato”. La casa vinicola toscana che dall’agosto 2012 hanno preso in gestione il vigneto del carcere, ha annunciato che nel 2014 verrà impiantato un nuovo vigneto di vermentino, che si andrà ad aggiungere all’esistente. Attualmente, data la morfologia dell’isola, è possibile arrivare sino ad un massimo di 4 ettari di vigneto, sfruttando gli antichi terrazzamenti. “Stiamo intervenendo a tutto campo” ha detto Lamberto Frescobaldi “fornendo attrezzature e conoscenze. Per noi questo non è un progetto di marketing ma un impegno a cui tutti i partecipanti, detenuti compresi, sono molto legati e si sono appassionati. Ora ci stiamo impegnando ad escogitare nuove iniziative per rivitalizzare le produzioni isolane, la prossima saranno i prodotti da forno”. Lamberto Frescobaldi, eletto nel giugno 2013 presidente del Cda, ha tra i suoi obiettivi quello di “riportare l’identità territoriale delle nostre aziende al centro delle attività”. Insomma prima il territorio e poi il prodotto. Un altro progetto che merita attenzione.
a cura di Andrea Gabbrielli