La falce che taglia nitidamente gli steli come un canto, una melodia di aria e di rugiada, che sempre più raramente si ha la fortuna di sentire. E vedere, poi, uomini esili al tempo stesso tenaci afferrare e sferzare con sicurezza le falci, quasi fossero dei danzatori, non è più cosa attuale; abituati come siamo alla meccanizzazione. Eppure c'è un'azienda, in Valle Maira, portavoce fattiva di questo modo di fare agricoltura, una maniera lenta, precisa, meticolosa.
La storia dell'azienda Falci
È un'azienda che dal 1921 non s'è mai stancata di produrre falci: lo stabilimento di Dronero è infatti rimasto uno dei pochissimi produttori mondiali, nonostante l’avanzare della meccanizzazione, nonostante la doppia crisi sia industriale che economica. “Fabbriche Riunite Falci nasce nel '21 - anche se già nel 1822 era nata una cooperativa - dall’unione di alcuni fabbri forgiatori locali, custodi di una tradizione pluricentenaria nella lavorazione dei metalli.”, spiega l' Amministratore Delegato Carlo Pedretti, “Dronero si presentava particolarmente favorevole a questa lavorazione grazie alla sua ricchezza idrografica e alla vicinanza alla Savoia per l’approvvigionamento dei metalli. Poi, la ricca piana agricola che si estende ai piedi delle Alpi Marittime rappresentava lo sbocco naturale per i manufatti”. Dronero sta proprio dove passa il grande canale Marchisa, lungo il quale i vari salti d'acqua hanno consentito la costruzione dei mulini: antichissimo è il Mulino della Riviera, attivo ancora oggi. “Grazie alle successive fusioni con altre aziende locali nei decenni seguenti l’azienda ha assunto dimensioni nazionali per poi essere acquisita e rilanciata dal gruppo Calvi”. Oggi Falci srl esportain più di 60 paesi, dall'Egitto all'Armenia, dall'Algeria all'Iran, al Sud America, a testimonianza che nel mondo ci sono ancora tanti contadini che tagliano il fieno con una falce.
Foto dalla mostra fotografica “A passo d’uomo” di Roberto Beltramo
La produzione
Ma è difficile produrre falci? “Non c'è alcuna macchina che possa sostituire la mano dell'uomo. E anche se ci fosse una macchina che forgia come un uomo, sono sicuro che non restituirebbe una falce come le nostre”. Attualmente l'azienda ha 65 dipendenti altamente specializzati: “Per addestrare un forgiatore servono minimo tre anni di formazione, non tutti sono adatti a fare questo lavoro. Servono persone leggere ed elastiche per forgiare il metallo, se si è rigidi ci si rompe, un po' come la lama di una falce. Basta fare un salto nello stabilimento per rendersi conto di come i nostri falciai sembrino dei ballerini che lavorano sotto il maglio”. Ci sono gli scartatori, coloro che dal pezzo grezzo di acciaio modellano la lama sotto i colpi di un grande maglio,“mentre il maglio batte, lo scartatore tiene il pezzo d'acciaio rovente con una pinza, e lo muove sotto i suoi colpi: lo schiaccia, lo allunga, lo assottiglia, gli dà la forma che vuole. Produciamo 300 modelli di falci, lunghe, strette con barba, con la punta a chiodo, facciamo addirittura una falce che va messa sotto i barconi della Senna per tagliare le alghe”. E poi ci sono i puntinatori che attraverso dei maglietti piccoli fanno la puntinatura a freddo delle falci. “Il maglietto batte 2.500 colpi al minuto e il puntinatore deve muovere velocemente la falce, per tendere la lama in maniera perfetta, donandole la resilienza”.La resilienza, ovvero la capacità di assorbire l'urto senza rompersi, che in campo diventa la caratteristica che fa la differenza.
Le falci in campo
“Se una falce non è fatta bene si storce durante il taglio e rischia di rovinare il grano, senza contare che pesa di più e si rovina prima. Se invece è forgiata come si deve e affilata bene, senza l'utilizzo di abrasivi ma semplicemente martellata a freddo per rendere ancora più resiliente l'acciaio, il contadino di turno non dovrà perdere tempo ad affilarla in continuazione e farà la metà della fatica. Considerate che le nostre falci pesano duecento grammi, sono sottilissime”. Da qui un aneddoto speciale: “Siamo stati contatti da un medico indiano che ci ha chiesto di spedirgli una falce perché lì non si usa e nemmeno la conoscono, i contadini usano solo le falciole e logicamente dopo un po' iniziano a soffrire di mal di schiena. Una volta arrivata a destinazione sono tutti impazziti per la falce!”, esclama Pedretti. “Effettivamente con questa si mettono in moto tutti i muscoli e non si è costretti a stare ricurvi”. Insomma alla fine di questa storia, ogni villaggio limitrofo ha attivato una colletta per comprare una falce, un successo testimoniato addirittura da un video che mostra il Ministro dell'Agricoltura indiano brandire una falce dell'azienda piemontese. Sarà mica la rivincita della falce? “Nonostante il 95% delle falci siano destinate al mercato estero, c'è una piccola percentuale in crescita di contadini italiani che ce le richiede, soprattutto coloro che stanno coltivando grani autoctoni oppure chi si dedica all'agricoltura lì dove le macchine non possono arrivare, un'agricoltura eroica e lenta”. Dove lentezza è sinonimo di qualità. E non è un caso che nello stabilimento di Dronero ci sia ancora un vecchio cartello che raccomanda “A passo d’ uomo”.
Falci - Dronero (CN) - Via Cuneo, 3/5/7 - 0171 534519 - www.falcitools.com
a cura di Annalisa Zordan