La notizia, che si riferisce a un lotto di bottiglie commercializzate in Austria, l’ha resa nota lo stesso Frantoio, protestando non tanto contro l’ispezione, quanto contro la norma e soprattutto contro chi avrebbe provocato l’ispezione.
Antefatto: il Frantoio Valtenesi ha un contratto di produzione di olio extravergine di oliva per un importatore e distributore austriaco che colloca le bottiglie in spazi della grande distribuzione come Penny, Merkur, Lidl, Interspar, Basic, Zelpunkt. “Un’inchiesta condotta in alcuni punti di vendita austriaci – racconta Gigi Mozzi, socio del frantoio lombardo che produce anche olio cettificato Dop e di cui è socio anche Flavio Zaramella, presidente dei Matri Oleari - ha portato il nostro prodotto sotto i raggi X degli ispettori antifrode: è stato analizzato in un laboratorio di analisi e da ben 3 panel di assaggio (uno Tedesco, e due di controllo, in Portogallo e in Italia). Al Frantoio non siamo rimasti sorpresi, quando ci hanno riferito che il risultato delle analisi e delle valutazioni sensoriali avevano premiato proprio il nostro olio a marchio Conte de Cesare: ci aveva stupito, invece, il giudizio negativo espresso sugli altri prodotti tra virgolette italiani che hanno pretese e notorietà ben più elevate del nostro, e che non hanno certo reso un bel servizio all’immagine del Made in Italy”.
Ma la storia non finisce mica qui. No, perché a un certo punto esce un articolo su Olio Officina che attacca frontalmente non chi è uscito malconcio dai test fatti nei laboratori e panel test di mezza Europa, ma attacca frontalmente chi “disonora l’olio del Garda Dop” titolando “Accade in Austria. salviamo l’onorabilità dell’olio Garda Dop”, corredato dalla confezione dell’Olio Conte De Cesare prodotto dal Consorzio Valtenesi in Polpenazze del Garda e per cui il distributore austriaco – avendo acquistato l’olio dal frantoio che lavora come terzista nei suoi confronti – aveva pensato bene di scrivere orgogliosamente prodotto in Italia, in Polpenazze del Garda (“Hergestellt in Italien, in Polpenazze del Garda”). Cioè la verità, scritta in basso sotto la bandierina italiana. “Non è il caso di far qualcosa a vantaggio dei produttori che decidono di garantire il consumatore attraverso il ricorso alla certificazione della Dop?” scrive Olio Officina, invitando appunto a reprimere questa azione che disonora il Garda? La repressione arriva puntuale: “Il 4 settembre scorso si presentano al Frantoio i funzionari dell’Ufficio Repressione Frodi e, senza colpo ferire, sulla base delle precise ragioni suggerite da quell’articolo, cercano e trovano il prodotto incriminato: lo sequestrano, bloccano le vendite e promettono una severa multa” racconta sempre Gigi Mozzi. Con un danno immenso per il frantoio che vede bloccati per non si sa quanto anni una decina di pallet di olio extravergine di oliva pronto per andare in Austria.
“Scrive infatti quell’articolo che “sembra evidente l’evocazione della Dop del Garda” – spiega Gigi – Ma cosa dovremmo scrivere noi che produciamo qui in questo cmune? Prodotto in Polpenazze del Cavolo? Se avessimo il frantoio a Gardone Riviera o a Sirmione? Potremmo scriverlo? Ma insomma! Tra l’altro questa norma è anche molto controversa. Dice dove scrivere le indicazioni, ma non dove non scriverle. Certo, spendendo venti o trentamila euro potremmo fare una bella causa. E credo anche vincerla. Ma ci hanno consigliato di non farla come Frantoio! Come dire…”
Di certo, però, una cosa c’è: quell’olio extravergine di oliva italiano, prodotto da olive italiane coltivate dai soci del Frantoio (come tutte le cooperative), analizzato e promosso con lode in Austria, in Germania, Portogallo e in Italia, è bloccato e probabilmente ormai perso per sempre. Invece di essere portato a esempio di come si può portare alto il nome del Made in Italy.
ps. Gigi Mozzi dice di aver scritto una lettera anche a Teatro Naturale, sito di cui è ancora direttore lo stesso autore dell’articolo citato. Verrà pubblicata la sua lettera? Potete verificare direttamente, cliccando qui.
Stefano Polacchi
20 settembre 2012