Ci risiamo… Sotto l’albero avremo tanto olio taroccato. Anzi, no… dovremo dire che avremo tanto olio con etichette difformi rispetto agli obblighi di legge e per i quali pertanto i produttori (meglio: i commercianti) avranno – forse – pagato una multa.
Il decreto legislativo sulla commercializzazione dell’olio di oliva
Sul falso made in Italy è in corso una vera e propria battaglia: sembrava che il governo fosse deciso a correre ai ripari, a mettere freni e deterrenti… E invece così non è: il ministro Maria Elena Boschi ha inviato al presidente del Senato uno schema di decreto legislativo che nel titolo sembra voler sanzionare le violazioni alle norme previste dal Regolamento dell’UE in materia di commercializzazione e caratteristiche degli oli di oliva e di sansa; ma che in realtà prevede solo delle sanzioni amministrative le quali – per il fatto (giusto) che la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che non si può essere giudicati e inquisiti due volte per lo stesso fatto – eviteranno ogni giudizio e inchiesta penale a chi vende come italiano un olio tunisino e non si opponga alla sanzione amministrativa.
Il ruolo dell’ICQRF
Se il decreto legislativo venisse approvato così, cadrebbero tutti i processi per frode in commercio a carico dei commercianti e imbottigliatori di olio extravergine spacciato per made in Italy. E diventerebbe impossibile da parte dei Nas, dei Naf e degli altri inquirenti fare indagini e comunicare le notizie di reato al magistrato. Tutto passerebbe nelle mani dell’ICQRF – la repressione frodi del Ministero – che sarebbe allo stesso tempo organo di controllo ed erogatore della sanzione amministrativa. Oltre ad essere il beneficiario del 50% dei proventi da tale attività sanzionatoria.
Le reazioni di inquirenti e associazioni
Tra organizzazioni di categoria e inquirenti c’è molto sconcerto. Soprattutto perché la bozza di Decreto inviato alle commissioni del Senato per un parere è stata scritta dai funzionari e dirigenti direttamente interessati: leggi la stessa ICQRF guidata da Stefano Vaccari, da tutti giudicato fine giurista e quindi a maggior ragione ben consapevole di cosa si scrive nelle norme.
Da parte degli inquirenti, il giudizio è di estrema cautela, ma la considerazione generale è che un tale decreto rischia di essere del tutto incomprensibile a fronte delle tante dichiarazioni di impegno contro le falsificazioni dei prodotti made in Italy. In questi casi – nel caso dell’extravergine, ma anche di tutti gli altri prodotti agroalimentari – i reati si consumano sull’etichetta: per questo è importante la massima attenzione proprio all’etichetta. Una volta cancellati (depenalizzati) i reati legati all’etichettatura, il gioco è fatto. Anche se – come nell’ultimo grande sequestro effettuato in Puglia – non si tratta di “semplici” difformità in etichetta: dietro c’è la mafia, per questo se ne è occupata la Dia. Le truffe legate all’etichettatura nel campo agroalimentare da qualche anno è diventato un proficuo bacino di interessi e guadagni da parte delle grandi organizzazioni criminali che riciclano e guadagnano. Ma chi stabilirà se si tratta di reato penale o di semplice violazione amministrativa? E perché costruire norme in materia di olio di oliva e non normare e sanzionare tutta la materia delle etichette nel campo agroalimentare?
Pressing contro il decreto
Da parte delle organizzazioni di categoria, mentre si cerca di lavorare affinché il decreto venga quantomeno integrato e modificato, ci si domanda se il ministro Maurizio Martina – Politiche Agricole – sia ancora con la testa nelle nuvola di Expo e quindi non ancora ben consapevole di cosa si sta costruendo approfittando forse delle veloci votazioni a ridosso del Natale.
Certo, rispondere ai diversi attacchi che vengono fatti contro la scarsa attendibilità dei prodotti made in Italy dalla stampa internazionale, in particolare da quella tedesca e anglofona con delle semplici multe da 9.000 e rotti euro sembra davvero incredibile: un vero e proprio regalo a chi del falso made in Italy fa e punta a fare un redditizio commercio criminale. Quella bozza di decreto sembra scritta proprio da chi ha finora sparato a zero sul lavoro degli inquirenti e della magistratura nelle repressione delle truffe a base di falso olio extravergine di oliva italiano. Certo: c’è una frasetta buttata là che dice “salvo che il fatto non costituisca reato”. Ma – dicevamo – trattandosi di reati in etichetta, una volta irrorata la sanzione amministrativa dall’ICQRF diventa impossibile autorizzare altre indagini o aprire altri procedimenti per quegli stessi reati. E a decidere sarebbe sempre l’ICQRF.
La relatrice sulla bozza di Decreto Legislativo in commissione, al Senato, dovrebbe essere l’onorevole Colomba Mongello – la prima firmataria della famosa legge “salva-made in Italy” che da questo decreto riceverebbe un duro colpo – la quale punterebbe a far ritirare del tutto tale Decreto da parte del Governo. Stessa pressione dovrebbe venire anche dai vertici della Dia. Al limite, basterebbe anche solo prevedere come prioritaria la persecuzione del reato penale rispetto a quello amministrativo.
Vedremo, a questo punto, se questo assalto all’olio extravergine di oliva made in Italy verrà respinto o se per Natale il governo vuol proprio fare un bel regaletto ai truffatori…
a cura di Stefano Polacchi