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Questa volta siamo venuti in possesso di un documento del settembre dello scorso anno che Federolio (la maggiore organizzazione italiana di categoria nel settore del commercio all’ingrosso e del confezionamento dell’olio di oliva), a firma del suo presidente Gennaro Forcella, ha inviato alla Commissione Europea e al ministro dell’Agricoltura italiano, Mario Catania. In sostanza, Federolio chiede che venga definitivamente tolta validità legale e probatoria ai panel-test, ovvero all’analisi organolettica (sensoriale) degli oli d’oliva necessaria affinché vengano considerati extra vergini. E sostiene l’impossibilità di modifiche nazionali a leggi e direttive di livello europeo (dai limiti agli alchil esteri alle diciture delle scritte e alle loro misure in etichetta, fino alla derisione dei panel test).
nella foto, la senatrice Colomba Mongiello e il presidente Unaprol, Massimo Gargano
La bordata, in realtà, viene portata direttamente contro la proposta di legge presentata in Senato su pressing di Unaprol, Coldiretti e Symbola (prima firmataria l’onorevole Colomba Mongiello) in cui vengono fissati una serie di paletti per poter dichiarare Made in Italy un olio extravergine di oliva. A partire dalla validità delle analisi sensoriali dei panel test, fino alla contestazione dei parametri chimici che la nuova legge vorrebbe introdurre legati soprattutto alla presenza di alchil esteri (complessivamente non superiori a 30 mg/Kg).
Federolio contesta più o meno tutto l’impianto di questa legge e inviando tale contestazione alla Commissione Europea, mette subito in allarme Bruxelles contro una norma che il Parlamento italiano deve ancora discutere e votare.
Durissimo il commento a caldo di Massimo Gargano, presidente Unaprol. «Sono indignato e fortemente indignato nei confronti di chi pensa di rivolgersi costantemente a dei minus habens, a degli imbecilli» sbotta Gargano. Capiamo la reazione, ma nella sostanza? È vero che la materia non può essere oggetto di legge da parte dello Stato? Che ogni modifica deve essere realizzata in sede europea? «In parte sì, ma che significa questo? Commissione Europea e Coi non sono dei totem inamovibili e intangibili che fanno editti che i sudditi devono recepire e zitti – argomenta Gargano – Quando abbiamo fatto la battaglia sull’etichetta obbligatoria, all’inizio Bruxelles era contro, ma poi si è adeguata. Rispetto a battaglie non ideologiche, ma di civiltà e di rispetto e salvaguardia dei cittadini, alla fine vince il buonsenso. Dobbiamo aspettare ancora la mucca pazza o l’aviaria per fare delle battaglie? Forse no! Un Paesi che ha nell’agroalimentare uno dei fondamenti della sua economia, deve impegnarsi su questo tema. Io credo che in Federolio ci siano anche aziende molto serie che vengono danneggiate da questi furbetti del quartierino. Non è possibile affrontare il futuro così, con le furbizie di piccolo cabotaggio».
Ma nel concreto delle critiche, presidente? «Partiamo dagli alchil esteri: nessuno sostiene che non si possa imbottigliare un olio con limiti superiori. Ma la presenza elevata di questi elementi, oltre i 30 milligrammi per litro (la norma Ue prevede limiti fino a 75 milligrammi, estensibili a 150, ndr) dimostra che quell’olio è vecchio, molto vecchio, o proviene da oli deodorati o da olive in cui il processo fermentativo è già iniziato: olive raccolte per terra dopo esser cadute e rimaste per giorni al sole, cosa che avviene specialmente in Spagna e Tunisia».
un grafico sensoriale che sintetizza il profilo sensoriale di un'oliva Raggia, tipica della provincia di Ancona
E veniamo alla bordata ai panel test: l’attacco si basa sulla considerazione che i panel test siano poco veritieri e poco oggettivi e che nel tempo hanno dato risultati molto diversi… «Nei 4/5 del documento di Federolio si attaccano con motivazioni risibili i panel. Ci sono panel fatti di amici e panel professionisti. Così come ci sono squadre di calcio professioniste e squadre amatoriali». Va bene, ma perché attaccano i panel affermando che non sono veritieri e troppo soggettivi? «Perché con la chimica si riesce ad aggiustare i parametri chimici. La verità su quegli oli la danno solo ed esclusivamente i panel professionisti. Per ciò esistono i panel dell’Agenzia delle dogane, delle Università, quelli dell’Unaprol e delle Camere di commercio... Per il vino vale la stessa cosa. Un Barolo è tale se passa una commissione di assaggio sensoriale. Perché questo non dovrebbe valere per l’olio? Solo perché c’è un signor Forcella che non vuole? Io invece – rilancia Gargano – invito Federolio a sostenere, anche milgiorandola, la nostra proposta di legge affinché vinca l’Italia, quella che lavora, che produce ricchezza, che tutela il paesaggio e l’assetto idrogeologico, quella che piace e che può essere di riferimento anche nel mondo».
Giulio Scatolini, capo panel e grande esperto di olio
Ma sui panel test abbiamo volute sentire anche il parere di uno dei maggiori assaggiatori d’olio in Italia, Giulio Scatolini, capo panel e collaboratore stretto e prezioso della nostra guida Oli d’Italia. «L’analisi sensoriale – spiega Scatolini – è stata introdotta perché ci sono oli che da un punto di vista dei parametri chimici sono perfetti, pur presentando palesi difetti. Ci sono parametri ed elementi difficilmente rilevabili in laboratorio, ma che al naso risultano evidenti. Se un vino sa di tappo, le analisi chimiche su quel vino sono a posto. Però sa di tappo. Annullando il valore legale e probatorio dei panel test si torna indietro di venti anni. Forse l’olio extravergine di oliva è uno dei pochissimi prodotti che viene sottoposto a queste analisi sensoriali, ma tutto ciò ha portato a un indubbio innalzamento del livello dell’extravergine. Se non possiamo individuare la piqual in un olio di oliva, come possiamo stabilire se sia italiano o spagnolo o di altro tipo?».
Stefano Polacchi
29 maggio 2012