Per quanto riguarda la terra dei canguri, dove la raccolta viene anticipata (rispetto a noi) di circa 6 mesi, abbiamo degustato due prodotti molto interessanti e diversi tra loro. Il primo assaggio lo abbiamo riservato a un bel fruttato leggero dell'azienda Pitruzzello, nata nel 1963 dalla passione dell'italiano Sebastiano Pitruzzello che portò in questa terra alcune cultivar tipiche del territorio italiano: il risultato è stato un blend di Pendolino, Frantoio, Leccino e Ogliarola molto corretto che al naso presentava nuance di carciofo e mandorla dolce, mentre in bocca si presenta molto delicato ed elegante, insomma un perfetto olio da pesce.
Il secondo australiano è invece un fruttato medio/intenso dell'azienda Nullamunjie che da sempre ha deciso di coltivare varietà tipiche toscane: quello degustato è infatti un monovarietale di Correggiolo che al naso offre note di gambo di carciofo e di erbe officinali, con amaro e piccante ben bilanciati tra loro.
Per quanto riguarda la Croazia qui ci ha veramente sorpreso l'olio dell'azienda Uljara Bilaja della zona di Marina: un monovarietale di una cultivar autoctona chiamata Oblica (lavorato in un impianto a ciclo continuo Pieralisi) che al naso ha regalato un eccezionale bouquet floreale, note di macchia mediterranea e ginepro, mentre in bocca si è presentato elegante, coerente e persistente con un bel piccante che trascinava dietro di se tutte le percezioni aromatiche. Due belle scoperte che ogni tanto ci fanno venire voglia di guardare oltre i nostri confini e capire come lavorano i tanti produttori nel resto del mondo.
Con un unico paletto: la qualità a tutti i costi, cosa che purtroppo non sempre accade in quanto troppo spesso oli e miscele che non si potrebbero neppure chiamare olio d'oliva vanno a soffocare produzioni di eccellenza italiane, ma non solo, che hanno pochi strumenti contro chi fa concorrenza sleale.
Indra Galbo
27/03/2012