Export Ortofrutta: la sfida del prodotto fresco

15 Feb 2012, 13:03 | a cura di

Si è da poco chiusa a Berlino Fruitlogistica, la più importante fiera internazionale del settore ortofrutticolo, ed è tempo per il settore di tirare un po' di somme. Dati positivi hanno riguardato la manifestazione, sia in termini di affluenza di visitatori sia p

er il livello medio di soddisfazione: circa l'88% degli espositori ha infatti valutato positivamente il successo commerciale della loro presenza e ha considerato raggiunto l'obiettivo di creare nuovi business e nuove relazioni commerciali.

Un record di presenze è stato registrato, in particolare, in occasione della tavola rotonda del 31° Forum dei prodotti freschi, "2020 Procurement", che ha raccolto oltre 500 ospiti da 52 paesi. Tema chiave del Forum sono stati i prodotti freschi, riguardo ai quali tutti gli intervenuti si sono dichiarati favorevoli al raggiungimento di un livello qualitativo più elevato.

Ne è emersa, per gli anni a venire, una nuova sfida, il cui scopo sarà garantire l'approvvigionamento di prodotti di qualità, ottimizzare costi e tempi della fornitura e ottenere maggiore influenza sui prodotti e le loro specifiche. Una sfida che condurrà, con tutta probabilità, all'integrazione con il settore alimentare al dettaglio (con conseguenti benefici per i consumatori, che avranno così una maggiore disponibilità di prodotti ortofrutticoli di alta qualità) e che coinvolgerà in primo luogo anche il nostro paese.

Come ha dichiarato il Presidente del Settore ortofrutticolo di Fedagri-Confcooperative, Davide Vernocchi, durante un intervento in cui ha rappresentato l'Alleanza delle Cooperative Italiane:

“L’Italia produce 35 milioni di tonnellate di ortofrutta all’anno e riesce a consumarne solo il 25%. Riuscire a vendere all’estero i restanti tre quarti della produzione nazionale, più che una sfida, è una necessità”.

Tuttavia, in un contesto il cui punto di riferimento obbligato è l'export, i problemi che si prospettano non sono pochi e riguardano principalmente la quantità di prodotto, che deve raggiungere volumi significativi, e la capacità di garantire forniture continuative. "Un risultato possibile solo per chi è sufficientemente strutturato - conferma Vernacchi -, come dimostrano gli ultimi numeri dell’Osservatorio della cooperazione agricola, ovvero che l’80% del fatturato viene generato dal 16% delle cooperative ortofrutticole, ovvero quelle di maggiori dimensioni nelle cui mani si concentra l'export”.

Problema di non minore rilevanza rimane, infine, quello relativo all'export di lungo raggio, ancora poco sfruttato.

"Per aumentare la quota verso America e Asia occorre rimuovere alcuni grandi ostacoli: l'assenza di coperture assicurative per esportare i prodotti ortofrutticoli in paesi come la Cina, la scarsa conoscenza delle tipologie di prodotti made in italy in paesi lontani - che rende necessario una strategia di promozione che qualifichi e caratterizzi la produzione italiana anche attraverso la politica di marca - e, infine, le barriere fitosanitarie che impediscono di esportare ad esempio mele e pere negli Stati Uniti”.

Nel corso del suo intervento Vernocchi ha infine sollecitato una maggiore attenzione delle politiche nazionali e comunitarie verso le esigenze dei produttori ortofrutticoli, rilanciando alcune richieste a costo zero, avanzate alla Commissione europea dai tre principali paesi produttori, Italia, Francia e Spagna, nell’ambito dell’avvio del negoziato sulla riforma della Pac.

I numeri Export ortofrutta fresca e trasformata:
6,7 miliardi di euro, pari al 25% di tutto l’export agroalimentare italiano. (Fonte Istat)

Destinazioni export ortofrutticolo:
Ue (80%), America (10%), Paesi asiatici (3%).


f.rendina
15/02/12

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