L’argomento lo abbiamo già introdotto e accennato nei giorni scorsi intervistando l’assessore al commercio del Comune di Roma Marta Leonori. E continueremo a sviscerarlo in futuro. Si tratta di capire, insomma, se sia il momento anche per Roma (e per l’Italia), finalmente, di ospitare tra le proprie strade un’offerta di qualità e di standard internazionale per quanto riguarda lo street food e i food truck. Non si chiede di arrivare in un mese a livelli londinesi o newyorkesi, ma neppure però di rimanere ancorati allo squallore attuale con i posteggi dedicati al cibo di strada monopolizzati (proprio il caso di dire “monopolizzati”) da chi non ha a cuore la qualità. Qualcosa pare muoversi proprio in questi giorni. Il primo passo lo fa Romeo, noto locale multifunzione (dalla gastronomia al bistrot gourmet passando per la panineria di qualità) nato dall’unione dalle due storie golose di Glass Hostaria e di Roscioli. Romeo farà debuttare in questi giorni (vernissage previsto a latere di Taste, l’evento gastronomico che si tiene all’Auditorium – Parco della Musica dal 26 al 29 settembre) un’Ape Piaggio tutta attrezzata per distribuire e somministrare cibi e bevande. Una licenza di commercio ambulante non fissa, che permetterà all’Ape di Romeo di muoversi a piacimento in tutta la città.
“L’idea ci è venuta contemporaneamente a quella di Romeo. Pensando ai panini che avremmo fatto da Romeo” ci spiega Fabio Spada “era naturale pensare di portarli per strada. Il primo contatto con il costruttore dell'Ape è stato nella primavera del 2012. La progettazione è stata lunga e divertente, il costruttore è stato soprattutto preso dalle nostre esigenze estetiche visto che l’Ape dovrà identificarsi molto con la particolare architettura di Romeo”. Al di là dell’aspetto estetico e architettonico di questo gioiellino del cibo da strada, quali saranno i contenuti? “L’Ape porterà in giro Romeo” racconta ancora Spada “ci sarà la nostra pizza con i salumi del banco, ma anche i panini con le ricette di Cristina Bowerman come quello con il pastrami di lingua premiato dalla Guida Street Food del Gambero Rosso. Ma sotto Natale l'Ape porterà in giro anche i nostri panettoni e quant'altro dovessimo decidere di preparare al locale”. E naturalmente campo libero agli eventi privati visto che chiunque potrà decidere di “prenotare” per la propria festa e il proprio banchetto la presenza dell’Ape che tuttavia un punto fisso, più o meno, ce lo avrà: “durante l’ora di pranzo starà davanti a Romeo, a Via Silla, per il resto della giornata invece si sposterà: di fronte ad un teatro per una prima, di fronte ad un museo per un vernissage. Insomma dovunque vi sia qualcuno che voglia avere qualcosa di bello, di nuovo e di buono per integrare la propria offerta”.
E a riprova del fatto che in Italia potrebbe finalmente essere il momento dello street food di qualità e del superamento definitivo dell’offerta scadente somministrata fino ad oggi a cittadini e turisti, ecco anche i primi sponsor che credono nel progetto. “Dominga Cotarella ha subito credito in questa idea e dunque la prima Ape Romeo sarà brandizzata anche con il marchio del Falesco”. Ma dici “prima” perché è già in progetto un allargamento della flotta? “L’idea c’è, magari anche con un altro partner. L’impostazione potrebbe essere quella di aprire Api diverse, ciascuna con la propria identità” continua Spada, che poi più prudente chiosa:“ma intanto partiamo con questa e con i panini e vediamo com’è la risposta”.
Inutile, in chiusura, cercare di evitare il tema che aleggia sul commercio ambulante (specie di cibo) nella capitale. La situazione in città è nota: i camion bar esistenti sono ad appannaggio di poche famiglie che, in modo o nell'altro, negli anni sono riuscite a monopolizzare questo settore che in ogni città è strategico e che invece a Roma è gestito all’insegna della pura speculazione turistica. Abbiamo chiesto un’opinione a riguardo all’imprenditore che si affaccia in questo settore: “La burocrazia è l'ostacolo! Decine di autorizzazioni diverse, licenze che consentono alcune cose ma non altre, regole diverse per mercati, zone di sosta, aree particolari... Insomma un intrigo in cui come sempre è complicato orientarsi da soli. Tutto sembra ‘organizzato’ in modo che tu debba avere bisogno di ‘qualcuno’ a supporto. È stato molto più semplice progettare e realizzare l'Ape di quanto non lo sia stato risolvere l'aspetto licenza. E poi ci sono chiaramente i problemi di rapporti. Il food truck di qualità ha ampi margini di crescita e speriamo che altri investano su questa modalità. Ci piacerebbe che da qui a un paio d'anni si creasse un movimento che scardini i preconcetti e che ampli l'offerta gastronomica proprio partendo dal basso”.
L’Italia, un mercato così falsato in certi àmbiti, che porta gli imprenditori a chiedere maggior concorrenza anche verso e contro se stessi…
a cura di Massimiliano Tonelli