Le partecipazioni nazionali sono piรน di 130, ma lโofferta gastronomica allโinterno del recinto di Expo 2015 va in realtร ben oltre questo numero. Quasi tutti i padiglioni, infatti, hanno ristorazione al loro interno, ma molti hanno due o anche tre tipologie di offerta (alta, media, veloce). Qualche volta, non di rado, ci sono autentiche gastronomie (dal Marocco al Cile, passando per San Marino) fino a veri e propri supermarket (come quello della Thailandia). Inoltre ci sono tutti i punti di somministrazione esterna, afferenti allโorganizzazione, che non fanno riferimento agli stati partecipanti. Molti sono del gruppo CIR, cui รจ andata per assegnazione diretta una parte importante, dopo che il bando di gara รจ rimasto deserto per due volte, ma ci sono anche realtร piรน piccole come Grom o Davide Oldani.
Catering internazionali e piccoli artigiani
Lโunica cosa certa รจ che tra il gourmet panoramico dellโAngola, il fast food del Qatar, il caffรจ del Barhein, le birrerie della Repubblica Ceca, la boulangerie francese, il ristorante bielorusso, la braceria uruguaiana, il banchetto della raclette svizzera e il self service dellโOman รจ tuttโaltro che facile orientarsi. Anche perchรฉ a dispetto di unโofferta variegata e sconfinata, non รจ assolutamente detto che dietro allโaspetto della genuina etnicitร ci sia per davvero gestione locale e materie prime scelte e originali. Molti padiglioni, infatti, si servono di caterer, talvolta grandi caterer internazionali, per organizzare la loro offerta gastronomica. Ne deriva chiaramente un appiattimento industriale, talvolta fieristico. La veritร รจ che il padiglione costa, i governi non hanno grandi risorse per coprire le decine di milioni che una grande presenza nazionale necessita e, ovviamente, si rivolgono agli sponsor allettati dai grandi flussi di pubblico che le Esposizioni Universali garantiscono. Ne deriva che poi gli sponsor vogliono in cambio visibilitร , presenza, spazi e forniture. E le grandi sponsorizzazioni sono garantite tipicamente dai grandi gruppi industriali, non certo dagli artigiani di qualitร โฆ
Il ristorante del Palazzo Italia
Dโaltronde รจ sempre stato cosรฌ. Basti pensare al nostro paese. Durante lo scorso Expo Universale, quello di Shanghai, chi si occupรฒ della ristorazione? I soliti noti che fan man bassa di appalti o qualche ristorante di qualitร ? Rispondete voi. Questa volta, in compenso, il ristorante del Palazzo Italia, gestito da Peck, non ci ha dato modo di produrre critiche o apprezzamenti: il giorno dellโinaugurazione era chiuso e non si davano previsioni per lโapertura. Ma se รจ vero che รจ sempre stato cosรฌ, nelle varie Expo che si sono succedute, รจ anche vero che questa Expo ruota attorno ai temi del cibo e dunque si presume che una percentuale di paesi superiore alla media si sia impegnata per fare qualcosa di peculiare da questo punto di vista. Lo capiremo in questi sei mesi, provando poco a poco tutte le proposte.
Insomma a Expo il visitatore che - oltre a scoprire e apprendere dai padiglioni dei vari paesi - voglia anche sperimentare cucine esotiche o proposte autenticamente di qualitร , deve avere la capacitร di discernere tra tipologie di ristorazione. Individuando le idee piรน particolari, indipendenti, curiose. Cogliendo cosรฌ lโobiettivo di assaggiare davvero qualcosa che sarร molto difficile reperire normalmente, specie in Italia dove la cucina etnica trova storicamente grosse resistenze.
I food truck di Olanda e Stati Uniti
Un buon inizio รจ quello che parte dallo street food: un format che solitamente riesce ad affrancarsi da standardizzazioni da ristorazione industriale. E cosรฌ รจ per quanto riguarda ad esempio il Padiglione Olanda dove un lungo percorso porta a un bel ristorante coperto, ma prima di questo una serie di camioncini uno piรน goloso dellโaltro creano un'atmosfera a metร tra la fiera di paese e il luna park. Una delle presenze piรน originali. Decisamente piรน istituzionale il Padiglione Stati Uniti che perรฒ compensa la sua massiccia presenza prendendo in gestione un appezzamento un poโ piรน lร dove รจ allestito, sotto lโegida statunitense, il Food Truck Nation: sei furgoni Ducato allestiti per lโoccasione con specialitร regionali americane. E giรน di BBQ, lobster rolls e burgers.
Padiglione Giappone
Non delude neppure il Padiglione Giappone. Il percorso รจ un poโ forzato, a tratti farraginoso, ma non appena si esce dalla parte espositiva (code permettendo) e si entra in quella ristorativa, le cose cambiano di molto. Lo scenario รจ caotico e organizzato al tempo stesso. Ci sono una serie di postazioni automatizzate dove si scorrono i menu, si scelgono i piatti, si compongono i combo, tutto in modalitร touch. E si paga. La macchina emette dei codici e si attende che il proprio codice appaia sugli schermi: dopodichรฉ si ritira ai pass il cibo e si mangia. Si mangia bene, tra lโaltro. Perchรฉ il Giappone ha assegnato la propria food hall alle cure di quattro grandi campioni della ristorazione di massa. Fast food di qualitร , come MOS Burger, Sagami o Curry House CoCo Ichibanya. Divertente, veloce, ottimo. Non รจ alta cucina (comunque il padiglione giapponese, da unโaltra parte, ha anche il suo gourmet), ma per il pranzo รจ una soluzione da non trascurare allโinsegna di burger di riso, soba e tempura fatte live, dietro al bancone.
Padiglione Messico
Nota di merito va, poi, al Padiglione Messico, che si presenta a Expo autodefinendosi โuna delle cinque potenze gastronomiche del mondoโ. Sulla sommitร di questa gigantesca pannocchia bianca, con un panorama niente male, cโรจ un ristorante che si chiama Bรฉsame Mucho. Bello il design, ancor piรน bello il progetto. La societร che ha vinto il bando di gara governativo ha deciso di coinvolgere 30 talenti della gastronomia del paese. Ciascuno ha pensato a un piatto. I ragazzi che girano in sala e in cucina sono stati mandati prima a fare degli stage in Italia. I piatti promettono decisamente bene e il tutto รจ annaffiato da Tequila, Mezcal e Cerveza a volontร . I prezzi, infine, sono particolarmente corretti. Niente a che vedere con la Spagna dove, era un poโ la lamentela diffusa tra i visitatori dei giorni inaugurali, โper due tapas ti chiedono 35 euroโ. Sรฌ, perchรฉ quello dei prezzi รจ uno dei temi da affrontare nella ristorazione di Expo. Con la consapevolezza che la qualitร si paga, con lโosservazione che i livelli di spesa sono comunque variegatissimi e con lโattenzione a non pagare troppo ciรฒ che non merita.
Cluster del Caffรจ
ร un poโ caro ma merita, ad esempio, il bel bar di illy dentro al Cluster del Caffรจ, vicino allโattivissima torrefazione. Tutta la pasticceria รจ curata da Luigi Biasetto (presente e attento tra i banchi in questi giorni di inaugurazione) e ci abbiamo mangiato un muffin che mai prima. La vostra visita a Expo puรฒ iniziare da lรฌ. Colazione tradizionale e poi alla scoperta delle cucine del mondo. Ma sempre con gli occhi aperti per scoprire se dietro alle fattezze di un ristorante ultraesotico, si dovesse celare un caterer londinese o un player fieristico tedesco vincitori di chissร quale appaltoโฆ
a cura di Massimiliano Tonelli