Protezione della salute, rispetto dell’ambiente e dei diversi attori della filiera, tutte tematiche a cui i consumatori di oggi sono molto sensibili. È a queste esigenze che risponde della macrobiotica, un regime alimentare che continua ad avvicinare sempre più persone.
A dare visibilità a questa filosofia fu Nyoiti Sakurazawa, conosciuto con lo pseudonimo di Georges Ohsawa, il quale fu il primo a diffondere la teoria dello Yin e dello Yang, che spiegò attraverso sette principi e dodici teoremi, rendendola accessibile a tutti.
Al suo insegnamento filosofico, che comprende una base teorica e pratica, egli diede il nome di macrobiotica, dal greco macro (grande) e bios (vita), che, per quanto concerne l’organismo umano, coinvolge l’aspetto fisico, mentale e spirituale. Una visione olistica che ha come obiettivo il raggiungimento della salute a 360 gradi. Fondamentale, a tal fine, l'alimentazione, che costruendo e modificando il corpo fisico, interagisce anche con la mente e lo spirito.
Quella macrobiotica è una dieta composta da cibi con un alto contenuto di fibre, un basso contenuto di grassi saturi e ricchi di vitamine e minerali: largo spazio quindi a cereali integrali, verdure, legumi, frutta e semi, strade chiuse invece alle proteine animali, fatta eccezione per alcune specie di pesce da consumare sporadicamente. Inoltre, la dieta macrobiotica predilige cibi non trattati industrialmente, oltre a indicare particolari tipologie di cottura e preparazione.
Secondo questa filosofia, tutti gli alimenti vengono suddivisi in due differenti gruppi (a seconda si tratti di cibi acidi o alcalini), legati alle due forze opposte e complementari che regolano l'universo, lo Yin e lo Yang, che devono essere bilanciate all’interno dei pasti. In particolare, tutto ciò che viene prodotto in estate e in un clima caldo è formato prevalentemente dall’energia Yin, come la frutta e la verdura che sono cibi più morbidi, succosi, leggeri e dilatano il corpo; tutto ciò che viene prodotto in autunno-inverno e in un clima freddo è più Yang, come le radici, i bulbi e i semi, che sono cibi più duri, più compatti, e hanno un effetto tonificante e di contrazione del corpo.
Se si mangiano carne, latticini e pesce, la dieta si acidifica, facendo aumentare il fabbisogno di cibi alcalini; ad avere un effetto acidificante sono anche il cibo spazzatura, il fumo e l’alcool, che inducono a un cattivo stato di salute poiché il corpo per ristabilire l’equilibrio utilizza le sue riserve di minerali. Anche i cereali integrali e alcuni legumi come le lenticchie sono acidificanti, ecco perché la dieta macrobiotica prevede un consumo bilanciato di verdure e cereali giornalmente. Gli alimenti più alcalini sono sedano, datteri, fichi, tè alle erbe, agar agar e alghe in generale, melone, anguria, limone, mango, prezzemolo; i più acidi sono il pane di farina bianca, pasticceria e dolci con farina bianca, caffè, alcolici, carne, pesce, yogurt, arachidi, sottaceti, zucchero, noci, alimenti integrali; poi ci sono i cibi moderatamente alcalini che comprendono molte tipologie di verdura e frutta, e i moderatamente acidi, come il miele, i formaggi, il latte, alcuni tipi di frutta come le prugne.
A fare della macrobiotica un vero e proprio movimento in Italia è stato Mario Pianesi, fondatore dell’Associazione internazionale Un Punto Macrobiotico (UPM), che nel 1988 invita in Italia Noboru Muramoto, presidente del centro macrobiotico di Tokyo e creatore di una (allora) piccola realtà macrobiotica negli Stati Uniti, e organizza con lui il primo corso in Europa per insegnare la preparazione di miso, tamari, shoyu, umeboshi, agro di riso e mochi, incentivandone la produzione.
Da quel giorno Pianesi continua il suo percorso da solo con la sua associazione UPM, fondata nel 1980, e presente con circa 100 sedi (negozi, ristoranti, laboratori) in 18 regioni italiane e in varie nazioni, in cui vengono promosse le teorie sviluppate dal suo fondatore: le 5 diete Ma-Pi, la Policoltura Ma-Pie il modello di sviluppo sostenibile di Mario Pianesi, il quale afferma: “Quando ho scoperto la macrobiotica di Georges Ohsawa sono rimasto affascinato dalla teoria dello Yin e dello Yang, che credo sia la più profonda concepita dall’essere umano. In tutte le attività sin da allora ho sempre cercato di applicarla”.
Un vero e proprio movimento autonomo che, senza aiuti dallo Stato e pubblicità alcuna, è stato capace di costruire un intero ciclo produttivo protetto in una sorta di mercato autoregolato e una rete internazionale di cooperazione scientifica alla quale collaborano scienziati e medici provenienti da paesi come Cina, Tailandia, Mongolia, Pakistan, Tunisia, Palestina, Libia, Costa d’Avorio, Guinea, Cuba, Haiti, senza contare delegati Onu, Fao e Unesco, ed è così “probabilmente perché le mie soluzioni sono semplici, efficaci ed economiche”, spiega Pianesi.
L’agricoltura del movimento di Pianesi è la Policoltura Ma-Pi: un metodo presuppone l’esclusione assoluta di prodotti chimici di sintesi, la consociazione di colture (cereali, verdure, legumi, alberi da frutto) sullo stesso terreno, il recupero di antiche varietà di semi e loro auto-riproduzione spontanea e infine piantumazione di alberi da frutto ogni 5 metri. Come se non bastasse, i prodotti della Policoltura Ma-Pi vengono distribuiti con una sorta di carta d’identità: l’etichetta trasparente Pianesiana, un sistema di certificazione che mostra ai consumatori tutti gli anelli della catena produttiva, dalla qualità e dalla provenienza delle materie prime fino alle forme di distribuzione del prodotto.
Nel promuovere questo tipo di alimentazione, i ristoranti UPM offrono un menu a pranzo e cena a meno di 10 euro composto da zuppa e piatto misto (un unico grande piatto comprendente un cereale integrale, una verdura cotta e una cruda e un legume), più qualche preparazione extra rispetto al menu fisso, di solito per avvicinare chi ancora con questo tipo di cucina non ci ha preso l’abitudine.
Per chi si volesse iniziarsi a questo tipo di alimentazione e ne vuole sapere di più, UPM tiene diversi corsi, anche di cucina, molto utili e dettagliati, su come preparare le pietanze cardine di questa dieta: si va dalla preparazione del seitan (alimento proteico ricavato dal glutine del grano), passando per torte rustiche integrali, fino ad arrivare ai golosi dolci, tutti naturali, “così che ognuno possa replicare a casa propria i piatti imparati presso il nostro centro e acquisire l’autonomia per mangiare sano ogni giorno”, spiega il coordinatore dei corsi di cucina di Un Punto Macrobiotico di Roma a Valle Aurelia - e continua - “perché questo tipo di alimentazione, accompagnato ad un sano stile di vita, aiuta a prevenire le malattie, e spesso può contribuire a curarle”, come nel caso del diabete mellito di tipo 2, su cui il presidente dell’associazione Mario Pianesi ha fatto importanti esperimenti.
Ma l’associazione UPM non è l’unica in Italia a cercare di creare consapevolezza intorno a questo argomento, vi è anche l’associazione no profit L’Ordine dell’Universo con la presidente Elena Alquati, che attraverso un tipo di offerta molto simile a quella di UPM, divulga l’importanza di una sana e corretta alimentazione macrobiotica attraverso conferenze, corsi di cucina e corsi teorici, tenuti perlopiù a Milano e Torino. Inizialmente l’interesse degli italiani per questo tipo di associazioni era dovuto al bisogno di ricevere aiuto nella guarigione di gravi problemi di salute, ma negli ultimi anni, grazie alla creazione di ricette ad hoc che si avvicinano alla classica dieta mediterranea (conservando però alcuni degli ingredienti base della macrobiotica asiatica), come piatti di pasta, insalate, hummus, vino e l’utilizzo di olio d’oliva, l’approccio delle persone verso questo tipo di offerta è cambiata e oggi nei supermercati più forniti si possono trovare alcuni prodotti macrobiotici.
Se è vero che sempre più persone credono che l’alimentazione possa influire sulla salute personale, chissà se veramente nel futuro saremo tutti così esigenti e informati su quello che andremo a mangiare, allontanandoci dal consumismo sfrenato che ormai regola le vite del mondo occidentale, senza rischiare di cadere in patologie come l’ortoressia, l’attenzione ossessiva alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche, o se la consapevolezza farà posto all’innovazione e alla gola.
a cura di Ilaria Marrocco