Ancora una volta la storia parte dal maestro Gualtiero, primo in tanti aspetti, primo anche nel trovare un legame diretto tra contenuto e contenitore, tra il cibo e il piatto che lo supporta. Marchesi, che ha sempre considerato l’estetica un elemento imprenscindibile della sua cucina (“Ha in comune cinque lettere con l’etica quindi il bello puro è il vero buono” è uno dei suoi dogmi), non solo ha creato un “sistema” che esaltava l’insieme ma è stato il precursore di chi si è cimentato nel design partendo dai fornelli. Già nello storico locale di via Bonvesin della Riva – primo tre stelle Michelin in Italia - si divertiva a creare piatti, posate e bicchieri; una passione, strettamente legata a quella per l’arte, che ha mantenuto sino ai nostri giorni. Sarà un caso ma uno dei suo migliori allievi sta coltivando da tempo la passione per il design legato alla cucina: Davide Oldani che è il principale protagonista del grande ritorno di Kartell in questo settore. Ritorno perché negli anni ’70, le collezioni per la tavola attestavano l’approccio altamente sperimentale di Kartell su materiali e tecnologie (come l’iniezione del policarbonato) per dare vita a prodotti fuori dagli schemi, colorati, trasparenti e seducenti. Ora che l’azienda milanese – guidata dall’88 da Claudio Luti, tra l’altro presidente anche di Fondazione Altgamma e del Cosmit, Salone del Mobile – sta vivendo un momento particolarmente felice, ecco che debutta Kartell in Tavola per cui hanno firmato le prime collezioni non solo alcuni designer già di famiglia (Philippe Starck e Patricia Urquiola) ma anche Jean-Marie Massaud e tre chef stellati di fama quali Andrea Berton, Carlo Cracco e appunto Davide Oldani che ha progettato una più ampia linea di piatti, bicchieri e caraffa, posate chiamata I.D.Ish by D’O. Perché chiedere consulenza agli chef? Claudio Luti ha le idee chiarissime: “Perché dietro al cibo esiste una ritualità ben precisa, una tradizione da rispettare, una cultura del buon cibo e del buon vino: chi meglio dei cuochi poteva aiutare Kartell a riavvicinarsi con rispetto e cognizione di causa ad un ambito così delicato, così intrinsecamente associato al concetto di qualità se non di eccellenza?”
Davide Oldani è arrivato alla collezione per Kartell dopo un “praticantato” personale al suo ristorante che racconta così. “Ho sempre osservato molto prima di trasformare una mia idea in un oggetto. Prima gli ospiti, il loro modo di sedersi, di stare a tavola, di ordinare, di mangiare, di apprezzare o meno il servizio. E poi i miei collaboratori, per verificare la funzionalità degli strumenti di cui - di volta in volta - dotavo la cucina. Verre D’O, Passepartout, Doppiotaglio, All season… derivano proprio dallo sguardo attento e costante su quello che ho intorno”. Ora si sale di livello ma il punto di partenza è sempre lo stesso: “ I.D.ish è nata guardando le mani di chi porta i piatti dalla cucina alla tavola, e noto che fanno di tutto per tenersi lontane dall’interno del piatto, ma - per quanti sforzi si facciano - il pollice finisce inevitabilmente per appoggiarsi un po’ al bordo. Il punto è… qual è il punto? Cioè dove avviene questo - seppur leggero - contatto. È proprio per identificarlo che ho pensato a I.D.ish: un piatto con un’impronta digitale in rilievo. Una traccia lieve ma chiara per chi deve afferrare il piatto che - grazie a un elegante rilievo sul bordo - garantisce l’arrivo a tavola senza troppe impronte”.ÂÂ La collezione si compone di una linea completa di piatti in melamina bianco osso o color bronzo (piatto piano, piatto fondo classico, piatto fondo “Oldani” con una leggera asimmetrica inclinazione, piatto inclinato), bicchieri acqua/ vino e caraffa e un set di posate. Una gamma articolata che riflette anche una particolare visione della cucina dello chef di Cornaredo, e proposta in quattro varianti cromatiche che si rifanno alle quattro stagioni per i relativi modelli: piatto piano Summer, piatto fondo classico Autumn, piatto fondo Oldani Spring, Piatto inclinato Winter.
Patricia Urquiola ha invece firmato Jellies Family, un’articolata linea di piatti, vassoi, bicchieri, ciotole e caraffe realizzata in un brillante PMMA colorato e trasparente. La particolarità della linea è data dal fatto che ogni modello di piatto presenta un pattern diverso, di chiara ispirazione naturalistica e organicistica. I colori trasparenti tenui, delicati e facilmente accostabili consentono di apparecchiare una tavola variegata, creativa e originale - come d’altronde è lo stile della designer spagnola. Quanto a Jean-Marie Massaud, il soggetto della sua prima collezione per Kartell è il set di piatti Namaste in melamina caratterizzati da un design organico e asimmetrico che ricorda quello di sassi piatti e da una paletta cromatica molto naturale (colori nero, grigio, beige, arancio). I piatti possono essere abbinati in modo da creare gradevoli nuance o contrasti bi-colore. Il mito vivente Philippe Starck ha pensato a un set di campane Ding Dong in PMMA (foto in apertura) per la presentazione di composizioni di formaggi o di dolci. La linea comprende molte e gioiose varianti cromatiche trasparenti, in perfetto stile Kartell
A completare la proposta Kartell in Tavola ci sono gli accessori firmati da Andrea Berton, Carlo Cracco e Philippe Starck. Panis B. di Andrea Berton è un portapane in melamina dalla forma ellittica nei colori bianco, grigio, marrone, arancio, giallo lime che “rappresenta un oggetto nuovo per il pane, pensato per valorizzare la tavola moderna”. Carlo Cracco invece firma la linea di vassoi in melamina color Bone China Ovo che ci ha descritto così “Per questi primi pezzi di una più ampia collezione disegnata per Kartell, ho tratto ispirazione dall’immagine del mio nuovo locale, “Carlo e Camilla in segheria” dove l’evocazione di un ambiente rurale in contrapposizione con l’architettura post-industriale del luogo è ben tangibile. L’atmosfera è quella di una casa in campagna, seppur rappresentata con il mood di eleganti stoviglie d’epoca. Sui nuovi vassoi ideati per Kartell compaiono alcuni animali tipici del mondo agreste, il tutto condito da un pizzico di sapiente ironia! Perché a tavola, come in cucina e nella vita, ci vuole sì regalità ma restando sempre coi piedi per terra”. La sensazione - al di là della capacità di sfruttare il momento mediaticamente formidabile degli chef – è che Kartell sia solo all’inizio di un progetto completo, articolato e strutturato pensato per durare a lungo nonché per essere distribuito in tutto il mondo. Le prime sei collezioni saranno sviluppate e ampliate. E sicuramente nuovi chef e designer saranno invitati ad esprimersi sul tema.
a cura di Maurizio Bertera