Camillo si è avvicinato tardi al mondo dell’olio di oliva e dell’olivicoltura. Lo ha fatto in punta di piedi, ma con una decisione e una umiltà – leggi capacità di ascoltare, di imparare, di assimilare – che nel giro di pochissimo tempo gli hanno permesso di diventare un punto di riferimento per la produzione di extravergine di qualità nella Sabina e nel Lazio, ma anche in Italia e fuori, per la sua capacità di esserci, di fare squadra, di partecipare.
Camillo Gurgo e la passione per la terra
Camillo Gurgo di Castelmenardo, 49 anni, ci ha lasciati il giorno di Pasqua, all’improvviso. Come una zampata feroce la sorte lo ha strappato alla terra. Oggi lo abbiamo salutato insieme alla sua famiglia, ai suoi amici, insieme a quanti – tanti – lo hanno conosciuto e hanno potuto assaporare, anche in un semplice contatto, la sua immensa capacità umana.
Camillo, laureato in economia, lavorava in un’azienda di logistica. Dieci anni fa decide di cominciare un percorso nuovo: campagna, olivi, olio di oliva. Insieme alle sorelle si avvicina al nuovo lavoro. Alla sua passione: una passione che lo ha portato subito a distinguersi nel mondo dell’extravergine nonostante fosse un nuovo arrivato all’interno di un territorio storicamente vocato all’olivicoltura. Ha faticato, ma il suo essere nuovo, però, è stata anche la sua “salvezza”: ha avuto infatti la capacità, la testa e la passione, di non farsi fagocitare da una burocrazia che intorno all’agricoltura e all’olio di oliva in quella storica zona della Dop Sabina non punta sempre alla qualità e alle buone pratiche.
La Sabina dell'olio
Camillo ha saputo tenere insieme due mondi: il vecchio – criticandolo anche aspramente, ma standoci dentro – e il nuovo, con i suoi parametri di sostenibilità e di qualità globale. Da qualche tempo aveva lasciato ogni altra occupazione per dedicarsi interamente alla sua azienda, il Cervo Rampante: nome che richiama i blasoni nobiliari, ma che – conoscendo lui – riusciva più a trasmettere la carica ironica e la leggerezza di una cosmicomica di Calvino o di un romanzo della trilogia araldica come il Barone Rampante.
Il nostro incontro con Camillo e il suo olio
Noi, al Gambero Rosso, abbiamo conosciuto Camillo nel 2011: eravamo al lavoro per la nostra seconda edizione della guida Oli d’Italia. E ci stupì con la novità del suo olio, una Dop Sabina, cui demmo senza pensarci troppo le Due Foglie - il punteggio che si aggiudicano gli “oli molto buoni e dalla perfetta armonia” - nell'edizione numero due della guida, la 2012. Nei due anni successivi, lavorando duro in campo e in frantoio, si aggiudicò le Tre Foglie, il massimo del punteggio, con il suo Fiore Sabino monocultivar di Leccino (edizione 2013) e l’anno dopo con la Carboncella (sempre nella linea Fiore Sabino per cui aveva studiato una bella bottiglia molto elegante).
I cosmetici e la struttura di ospitalità
Nello stesso tempo, aveva sviluppato anche una interessante linea di cosmetici a base di olio extravergine di oliva, facendo marciare a pieno regime la sua azienda. Nell’ultima annata – nella guida che sta uscendo e in quella precedente, la famigerata 2014 – è riuscito allo stesso tempo ad allargare molto la sua azienda prendendo in affitto altri oliveti e a mantenere un punteggio di eccellenza, con le Due Foglie. Oltre a dare vita a una struttura di ospitalità all’interno della valle di Farfa di cui era diventato ormai quasi l’unico olivicoltore, nel triangolo d’oro dell’olio sabino tra Farfa, Castelnuovo di Farfa e Fara in Sabina.
Un approccio moderno e consapevole all'olio
Camillo ha creduto fin da subito nel grande valore di un prodotto come l’olio extravergine di oliva e in particolare di quello italiano – con la sua biodiversità e la sua tradizione – e ha creduto fin da subito anche nella necessità che a questo prodotto fosse riconosciuto il giusto valore, anche economico: per questo ha sempre lavorato in sintonia con diversi ristoratori e operatori dell’enogastronomia, ha sposato fin da subito il progetto Dol (Di origine laziale) di Vincenzo Mancino e ha percorso la strada dell’export, perché è all’estero che si riesce a far conquistare all’extravergine made in Italy il giusto valore. tanto che è stato il primo con il suo Cervo Rampante – insieme all’amico Luciano Stocchi della Cooperativa Olivicola di Canino – a partecipare ai roadshow esteri del Gambero Rosso, ben prima che venissero lanciati gli eventi del Top Italian Food Experience, cui ugualmente ha aderito con entusiasmo. Di questa esperienza, lui è stato sempre un grande estimatore.
Il valore della sua eredità
Camillo Gurgo lascia due figli adolescenti (Flavio ed Eleonora) e la moglie Paola con una eredità affascinante, bella e difficile al tempo stesso. La prima eredità che lascia è la sua capacità di volere, sentire e fare bene, di amare il prossimo, la vita, la bellezza interiore. Un insegnamento che ha riversato tutto intero nella sua capacità di fare azienda: qui viene la parte difficile, anche se i tanti amici di Camillo sapranno sicuramente sostenere la famiglia in un percorso arduo e suggestivo al tempo stesso. Una strada su cui non ci si possono concedere soste, un lavoro che ha i suoi tempi, le sue stagioni e che richiede cura continua, intelligenza e passione. Tutti valori che Camillo ha saputo lasciare con ricchezza ai figli e alla moglie. E che gli hanno portato affetto e vicinanza dei migliori olivicoltori e operatori del settore, di quelli su cui si può contare.
Ciao Camillo… che la (dura) terra ti sia lieve…
a cura di Indra Galbo e Stefano Polacchi