È soprattutto la lotta alla contraffazione che stimola riflessioni: tutto il mondo desidera il made in Italy e non potendolo avere spesso acquista imitazioni, questa la tesi del Presidente di Confagricoltura che ha sottolineato come siano importanti anche le relazioni diplomatiche per debellare le ambiguità di etichettature poco chiare, come nel caso del prosciutto canadese che non può più riportare diciture o immagini che alludono a Parma. In questa ottica è fondamentale la corretta promozione dei propri cibi perché la reputazione di un prodotto è la reputazione di un sistema Paese. Un esempio? L'Italia produce 16 milioni di cosci di maiale contro una richiesta di 70 milioni, per cui è necessaria l'importazione dalla materia prima, la qualità dei prodotti però va tutelata e promossa con diversi mezzi, non ultima una migliore comunicazione verso l'estero, che permetta ai consumatori di distinguere quel che si ha di fronte. Farinetti, che ha dimostrato con Eataly cosa sia possibile fare con una buona distribuzione e una giusta comunicazione, attribuisce delle responsabilità all'Italia che non ha saputo sostenere la qualità del suo cibo.
La soluzione? Per Farinetti è inventare un marchio italiano sotto cui riunire tutti i nostri prodotti e iniziare poi un'operazione di pubblicizzazione, per almeno due anni, sfruttando magari testimonial famosi come Michelangelo, Leonardo, mescolando diverse eccellenze italiane: il patrimonio artistico e quello agroalimentare. Sottolinea anche come sia indispensabile investire sull'agricoltura pulita, aumentando anche il prezzo di vendita dei prodotti. In questo modo saremmo i primi al mondo ad avere un unico marchio nazionale di qualità. La proposta di Farinetti è stata applaudita e Oliviero Toscani ha riflettuto sullo specifico contesto italiano, dicendosi paradossalmente meravigliato che un uomo così onesto abbia successo nel nostro paese, dove fino a 20 anni fa si faceva il vino con il metanolo e dove il profitto è più importante della salute. Secondo Toscani i supermercati sono “collaborazionisti, responsabili della mancanza di salute dei loro clienti” che si stanno uccidendo con prodotti a basso prezzo, e questo a causa anche della mancanza di informazione. Secondo Mueller, autore del libro Extraverginità, la ricchezza è nella differenziazione dei prodotti ma è fondamentale che, come a Taste e in altre manifestazioni simili, venga spiegato perché un prodotto è buono e di qualità. Qualità che incide, evidentemente, anche sul prezzo. Alla domanda provocatoria di Paolini sul limite di prezzo a cui si può acquistare un olio extravergine di oliva artigianale, la risposta è stata: a non meno di 7 euro al litro.
L'agroalimentare non è però solo un contenitore di eccellenze, è prima di tutto un sistema di aziende piccole e meno piccole che come le altre risentono del periodo di crisi, in cui la disoccupazione è entrata in modo drammatico: nella filiera dei salumi quest'anno si sono persi migliaia di posti di lavoro, ma si è parlato solo dei 5.000 lavoratori della Electrolux. Secondo Farinetti la soluzione è, ancora una volta, farci riconoscere all'estero, perché le aziende si possono salvare con l'export. In Cina siamo solo all'ottavo posto per export. Infatti per i cinesi il vino è francese perché la Francia 20 anni fa ha investito attraverso la pubblicità e l'educazione alimentare. Farinetti ha concluso dicendo che abbiamo un tesoro e possiamo “portarlo in giro con stile”, nei momenti di crisi, come quando fa freddo, conviene stare uniti.
a cura di Antonella Cecconi