1. Perchรฉ il Ttip?
Lโobiettivo รจ quello di creare la piรน grande area di libero scambio del mondo attraverso lโintegrazione tra i due mercati, Usa e Ue, riducendo o eliminando al minimo i dazi doganali esistenti, rimuovendo tutte quelle norme e quei regolamenti (sanitari, fitosanitari, accise, ecc.) che attualmente rappresentano un limite per gli scambi commerciali. Per arrivare a raggiungere il risultato รจ necessario trovare una mediazione tra gli standard e le differenti culture (basti pensare allโalimentazione) esistenti nei due paesi.
2. Quali settori interessa?
Praticamente tutti, dalla chimica alla cosmetica, dallโingegneria ai dispositivi medicali, dalla farmaceutica al tessile, dallโautomotive alla comunicazione e alla informazione, dallโenergia alle materie prime, dallโalimentare alle Indicazioni geografiche, ecc. Non solo perรฒ, perchรฉ si parla pure di sviluppo sostenibile, concorrenza, proprietร intellettuale.
3. Chi ci guadagna?
Secondo il Centro di ricerca politico-economica dellโUe, il guadagno per le economie di Usa e Ue sarร di 120 miliardi di dollari per lโEuropa e 95 per gli Stati Uniti con un aumento dello 0,5 e dello 0,4% del Pil entro il 2027. Per lโUe lโaumento delle esportazioni sarebbe notevole: fra gli altri settori, +9% sui cibi processati, +12% per la metallurgia, +41% per le automobili. Quanto al lavoro, ogni miliardo creerebbe 15mila nuovi posti.
Secondo uno studio dellโรfse, (Austrian Research Foundation for International Development), su commissione della Sinistra unitaria europea, il quadro dipinto sarebbe irrealistico in quanto i rischi dellโaccordo (sullโoccupazione, sulle PMI, ecc.) sarebbero largamente sottostimati e in ogni caso gli effetti andrebbero spalmati tra i 10 e i 20 anni e quindi il Ttip non sarebbe affatto decisivo per uscire dalla crisi. I maggiori benefici arriverebbero dallโeliminazione delle misure non tariffarie cioรจ standard, regolamenti e normative riguardanti salute, sicurezza pubblica, tutela del consumatore, ambiente, anche se le differenze tra i due paesi sono davvero notevoli. Del tutto sottovalutato inoltre lโimpatto economico del Ttip sui paesi emergenti, che restano fuori dallโaccordo.
4. I punti piรน contestati
Tra gli aspetti maggiormente contestatati del Ttip la creazione dellโInvestor-State Dispute Settlement (ISDS) vale a dire un tribunale arbitrale privato che tratta degli eventuali contenziosi tra multinazionali e governi. La proposta vede lโopposizione dello stesso Presidente della Commissione UE Juncker il quale ha dichiarato di non accettare che la giurisdizione dei tribunali degli Stati membri sia limitata dai regimi speciali (tipo Isds) sulle controversie con gli investitori.
Per quanto riguarda il settore agroalimentare gli europei basano il loro sistema sulle Indicazioni Geografiche (IG) che negli Usa non esistono. Da noi Chianti, Marsala, Champagne, Borgogna e altre ancora โ complessivamente sono 17 in discussione โ sono Indicazioni Geografiche protette, per gli americani sono semplicemente tipologie produttive โ vino tipo Chianti - e in quanto tali, usufruibili da chiunque. Ma le differenziazioni sono anche sulla definizione di vino biologico oppure sul riconoscimento delle pratiche enologiche ammesse dallโOiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino).
Le associazioni โStop Ttipโ hanno consegnato alla Commissione UE a Bruxelles, 3,2 milioni di firme raccolte in tutta Europa mentre a Berlino avevano sfilato oltre 200.000 manifestanti contro il trattato. Un dissenso assai diffuso che si riflette anche nel Parlamento Europeo dove almeno 4 gruppi politici sono contrari ma le posizioni avverse sono trasversali anche a molti altri partiti.
5. Gli altri trattati
Il Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) tra UE e Canada, rimuove la quasi totalitร delle barriere tariffarie tra i due paesi e liberalizza beni e servizi. Il risultato รจ eccellente anche dal punto di vista delle indicazioni geografiche. Infatti, dopo 40 anni, lโaccordo consentirร , per esempio, ai nostri Dop Prosciutto di Parma e San Daniele di essere commercializzati sul mercato canadese con i loro nomi perchรฉ sono state riconosciute 36 Indicazioni Geografiche alimentari e 140 denominazioni di vini.
Grazie allโaccordo Tpp (Trans Pacific Partnership) i vini di Usa, Canada, Cile, Australia, Nuova Zelanda godranno della graduale abolizione dei dazi in tutti i paesi firmatari a iniziare dal Giappone, un mercato fondamentale in Asia per il vino europeo e in particolare per Italia e Francia, oltre che del Vietnam.
Il Free Trade Agreement tra Australia e Cina (Chafta) prevede a partire da questโanno la progressiva riduzione dei dazi allโimport sul vino esportato in Cina fino alla loro completa eliminazione nel 2019. โร praticamente lo stesso trattamento di favore di cui giร oggi beneficia il Cileโ spiega Denis Pantini di Nomisma โquando allโopposto i nostri vini pagano unโimposta pari al 14% se imbottigliati e del 20% nel caso degli sfusi. Un vantaggio talmente rilevante che in questi primi 8 mesi del 2015 si sono 'messi avanti' nellโimmagazzinare prodotti piรน convenienti, aumentando cosรฌ gli acquisti di vino australiano imbottigliato del 116% !โ.
6. Cosa succederร alla fine?
Si stima che le trattative del Ttip si potrebbero chiudere nel 2016. Alla fine degli incontri, il testo dell'accordo verrร trasmesso ai governi dei 28 paesi membri dell'UE e al Parlamento europeo, ai quali spetterร l'approvazione.
I Siti per saperne di piรน
http://ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/ttip/index_it.htm
a cura di Andrea Gabbrielli