Drive me tasting
Prendete l'esperienza decennale di un bus operator come Citysightseeing, aggiungeteci la competenza di uno chef della portata di Marco Bottega (ristorante Aminta di Genazzano, Due Forchette del Gambero Rosso) e, a completare il tutto, la bellezza monumentale della Città Eterna. Ed ecco che viene fuori “Drive me Tasting”, il primo bus gourmet della Capitale, un prima assoluta in Italia che, fresco di arrivo in quel di Roma, da questa settimana guida i turisti alla scoperta delle bellezze – artistiche e culinarie – della città. Ma dimenticate gli open-bus rossi con le scritte gialle, ormai ben riconoscibili ai più: per la nuova esperienza è stato scelto uno stile più elegante, luci soffuse e musica di sottofondo, ampie vetrate e tetto panoramico, tavoli da quattro e da due al piano superiore (in totale 30 posti) e finanche piccola enoteca e cucina a bordo. Ovviamente con servizio di “sala” curato e attento. Prezzo 135 euro, con partenze dal giovedì al lunedì (per ora solo la sera alle 20) da piazza della Repubblica per toccare i maggiori luoghi turistici della Capitale: Santa Maria Maggiore, Colosseo, Circo Massimo, piazza Venezia, Castel Sant'Angelo, San Pietro, piazza Barberini, via Veneto. Quando si dice una cena con vista!
“In questo modo” spiega il presidente di City Sightseeing Roma, Giuseppe Cilia “abbiamo voluto completare la ricca gamma di tour e percorsi che già proponiamo a Roma. Un modo per invitare i visitatori, ma anche gli stessi romani, a mangiare contemporaneamente con occhi e bocca”.
La proposta di Marco Bottega
Ma la vera novità è, che un servizio che, per forza di cose, ammicca ai turisti, si sia dotato di un'offerta culinaria che di turistico ha ben poco. A metterci la faccia, e soprattutto le mani, c'è infatti una giovane promessa della ristorazione italiana, alle prese con una tra le sfide più difficili del suo percorso: cucinare in uno spazio di pochi metri quadrati (dove non si entra in più di tre persone!), cercando di mantenere equilibrio e nervi saldi, mentre il bus affronta traffico, incroci, salite, e sanpietrini della Capitale. “Roma mi ha sempre fatto traballare” scherza Bottega “e questo va al di là dell'esperienza specifica. Sono sempre stato famoso per essere lo chef chiuso nel suo piccolo paese sui monti Prenestini, una dimensione in cui mi ci trovo bene”. Esembra quasi un paradosso, per uno abituato agli spazi sconfinati della natura, ritrovarsi adesso compresso in uno spazio così ridotto. “La maggiore difficoltà della cucina itinerante?” ci dice “Resistere alle oscillazioni e allo stesso tempo sostenere i ritmi espressi di un tour di due ore, dove ad ogni pausa bisogna essere pronti per il servizio al tavolo. Stiamo ancora mettendo a punto le piccole cose, come il lavoro sulle temperature, ma credo che dietro tutto questo ci sia un fine importante: riqualificare l'offerta turistica della città che, nella maggior parte dei casi è quasi vergognosa. La nostra proposta - lungi dal voler essere pretenziosa - è semplice, onesta e corretta”.
Il menu e la carta dei vini
La scelta del menu può sembrare un po' inusuale a chi conosca la cucina di Aminta, molto incentrata su sapori di terra legati al territorio, ma ci sono alcuni tratti distintivi che si possono facilmente riconoscere: “Ho cercato di seguire la stagionalità – in un anno prevediamo la rotazione di quattro menu – e l'uso di materie prime che in parte cercheremo di far arrivare dalla mia azienda agricola di Genazzano. Ovviamente i piatti sono stati pensate per un cliente internazionale, che in tavola vuole ritrovare il cosiddetto Italian Sytle”.
Così, la partenza è affidata a un menu che abbina pesce e verdure: benvenuto dello chef a base di gazpacho di pomodoro, crema di mozzarella di bufala e basilico. Poi si continua con insalata di crostacei con passion fruit, rapa rossa e aceto balsamico e risotto al nero di seppia con calamari e limone. Per secondo, filetto di spigola con crema di bietole e insalata di funghi. E si chiude con torta di ricotta e pere e piccola pasticceria. Con la possibilità di andare incontro alle particolari esigenze di vegani, vegetariani, celiaci e così via. E ci tiene a precisare Bottega: “Tutto viene rigorosamente preparato a bordo, salvo pane e grissini che richiedono tempi ben più lunghi di un paio d'ore”.
La carta dei vini, serviti in abbinamento ai piatti, vuole essere un piccolo excursus nella viticoltura italiana: Valdobbiadene Prosecco Superiore le Contesse; Sauvignon Ca' di Rajo; Moscato Docg Le Frande Fontanafredda. “Anche in questo caso la priorità è ricaduta sul made in Italy” spiega lo chef “a partire dalle bollicine. Iniziamo con questo trittico per poi cercare di diversificare l'offerta anche in base ai menu”.
La ristorazione secondo lo chef di Aminta
Tra Roma e Genazzano ci sono 60 km di distanza, due ore andata e ritorno. Non sarà, quindi difficile per lo chef di Aminta seguire il nuovo progetto da pendolare. Tuttavia, per dare continuità, sul bus gourmet ci saranno fissi due ragazzi della sua brigata, sotto la guida del suo secondo, Matteo.
A Genazzano, invece, continua il lavoro di Bottega, legato soprattutto alla materia prima: tre anni fa ha anche deciso di introdurre l'allevamento di agnelli suffolk e di firmare un accordo con la lega della caccia per avere selvaggina sempre fresca e certificata: “Vorrei diventare indipendente al 100% dall'esterno, per fare quella che si definisce cucina circolare: dall'orto alla macellazione”. E sul futuro della ristorazione lo chef, che è cresciuto alle “scuole” di Genovese, Tassa e Bottura ha le idee ben chiare:“Il rispetto della materia prima davanti a tutto: è questa la vera sostenibilità. Usare tutte le parti dell'animale, trovando nuove formule e abbinamenti (si pensi al suo cannellone con stinco di agnello, ortiche e passion fruit; ndr). In fondo, credo che sia questa la vera cucina del futuro”.
a cura di Loredana Sottile