Da immigrato irregolare a proprietario di un'enoteca naturale di successo. La storia di riscatto di Arjav Ezekiel

1 Set 2024, 12:24 | a cura di
Eric Asimov, giornalista del New York Times, svela la storia di un uomo che ha trasformato un passato di immigrazione clandestina in una carriera nel mondo della ristorazione

I numeri esatti degli immigrati non autorizzati negli Stati Uniti sono difficili da determinare, ma il Pew Research Center «stima che essi rappresentino circa il 3,4-4,4% della forza lavoro americana, inclusi quasi il 12% di tutti i lavoratori nei servizi di ristorazione e il 25% di quelli nel settore agricolo». È da questi dati che può iniziare il racconto di Arjav Ezekiel, un giovane indiano immigrato negli Stati Uniti, quando aveva 12 anni, con un visto turistico insieme alla sua famiglia.

«La gente dimentica che tutto ciò che mangia è probabile che sia stato toccato da qualcuno che non aveva i documenti», dice Arjav, oggi sommelier e fondatore dell’enoteca naturale Birdie’s ad Austin, in Texas, nelle prime righe dell'intervista di Eric Asimov sul New York Times. Queste parole, pronunciate con consapevolezza e un pizzico di ironia, rivelano il lato nascosto di un uomo che oggi «sembra vivere il sogno americano», come afferma il giornalista Asimov. Ma per anni, Ezekiel ha saputo mantenere segreto un passato da immigrato senza documenti. Dopo la scadenza del visto turistico, infatti, tutta la famiglia Ezekiel è stata costretta a vivere nell'ombra, senza documenti ufficiali, ma ancora con il sogno di una vita migliore rispetto a quella che avevano a New Delhi, in India. Solo con l'introduzione del programma DACA (Deferred Action for Childhood Arrivals), nel 2012, è riuscito a ottenere protezione legale e successivamente la cittadinanza e realizzare il sogno di aprire un ristorante tutto suo.

Il segreto di Arjav

Nato a New Delhi, la sua famiglia si trasferì negli Stati Uniti nel 1999, quando Arjav aveva appena 12 anni, con visti turistici, trovandosi presto a vivere in una situazione precaria. «Eravamo emotivamente bloccati, solo noi quattro conoscevamo il nostro segreto», ricorda Ezekiel, sottolineando le difficoltà, soprattutto durante gli anni di scuola, di vivere con la costante paura di essere scoperti e mandati via. Nonostante questo, il giovane Ezekiel, finiti gli studi, riuscì a trovare un rifugio nella ristorazione, un settore in cui si distinse grazie alla sua dedizione e voglia di riscatto. La carriera cominciò a decollare quando lavorò presso ristoranti di prestigio come il Source e il Komi a Washington DC, e successivamente a New York con l'Union Square Hospitality Group. In quegli anni, nascose la verità anche ai colleghi più stretti. «C’era tanta vergogna e paura che saremmo stati scoperti negli anni di George W. Bush». Solo nel 2012, con l'implementazione del Deferred Action for Childhood Arrivals, Ezekiel ottenne una protezione legale che gli permise di lavorare legalmente e di sognare un futuro più sicuro.

Il sogno americano

Nel 2021 Arjav, insieme alla moglie, la chef Tracy Malechek-Ezekiel, ha fondato Birdie’s, un enoteca naturale che ha rapidamente conquistato, in soli tre anni, la città di Austin e gli Stati Uniti. Da giovane, mentre cercava di integrarsi in una nuova città, le sue ambizioni e la sua passione per il mondo del vino si intrecciavano con una realtà fatta di segreti e paure, come rivela sul New York Times: «Ho iniziato a studiare il vino come mezzo per capire».

Ricorda di quella volta che un collega del ristorante dove lavorava, paragonò un vino all'odore di una spiaggia di Santorini: «Questi ragazzi tornavano dai loro viaggi e ne parlavano. Io potevo solo ascoltare e immaginare quell’odore». Arjav infatti, fino a pochi anni fa, non avendo neanche la green card per gli Stati Uniti, non poteva viaggiare. Studiava le grandi regioni vinicole e immaginava come sarebbe stato un giorno andarci, provare quei vini proprio lì. E, quando si è presentata l’occasione di poter viaggiare, il giovane afferma di essere andato subito a Roma e di non aver ancora visitato nessuna grande regione vinicola: «Volevo prima andare nelle grandi città che avevo sognato, ho ancora molto da recuperare». Il matrimonio con Tracy, cittadina americana, nel 2018 gli ha permesso di ottenere l'ambita green card, il passaporto e, nel febbraio 2023, la cittadinanza: «Oggi mi presento come cittadino americano», conclude Ezekiel. E, come lui stesso afferma, senza le difficoltà del suo percorso da immigrato negli Stati Uniti, l'ospitalità e l'empatia che oggi mette nella gestione della sua enoteca naturale, non sarebbero state le stesse.

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