Più puntuali del discorso di Mattarella a fine anno, i tormentoni delle feste stanno per tornare. Dalla politica al quando ci fai un nipotino, i pasti di Natale sono infarciti di domande inopportune e commenti indelicati da cui nessuno è esente. Il Washington Post ha dedicato decine di articoli al riguardo negli anni, per poi arrivare a un’ultima, spietata e quanto mai realistica considerazione: non c’è modo di scamparla.
Gli argomenti tabù delle Feste di Natale
Ricordate "Taken", il film con la migliore telefonata della storia del cinema? È così anche a Natale: il parente boomer vi troverà. E non avrà pietà. Con un pizzico di ironia, abbiamo provato a stilare un manuale di sopravvivenza – burlesco, ma non per questo meno veritiero – a tutti quegli argomenti tabù che durante le Feste prima o poi vengono a galla.
Politica e religione. «Il presepe nelle scuole perché siamo in Italia»
La prima può scaldare facilmente gli animi, la seconda può ferirli. In qualsiasi caso, una volta avviati (c'è sempre una zia che a un certo punto sente il bisogno di rivendicare la presenza del presepe a scuola) questi dibattiti sono praticamente impossibili da sciogliere. Il compito spetterebbe ai padroni di casa, ma si sa, durante le feste chi ospita è più preso dall’organizzazione che dalla conversazione, quindi meglio stare alla larga da questo campo minato.
Come uscirne vivi: se a cominciare sono i cugini millenials, virare su qualcosa di nostalgico, chiedere del "Soldino" Mulino Bianco o del Nokia 3310, la distrazione è assicurata. Con i boomer, annuire e fingere di ricevere una chiamata; si salvi chi può.
Peso, cibo ingerito/cibo lasciato. «Sei dimagrito/a. Ora sì che stai bene»
Per noi italiani ruota tutto attorno alla tavola, specialmente durante le Feste. Ma condividere il cibo non ci autorizza a lanciarci in osservazioni non richieste sulle abitudini alimentari (o peggio, la forma fisica) altrui. Non c'è bisogno di commentare il bis di torrone della nipote né, al contrario, l'antipasto lasciato dal cognato. Il peso, poi, è l’argomento tabù per eccellenza: è tempo di smetterla con battute e pareri sul corpo, anche quando lo si fa con buone intenzioni. Per quanto possa risultare difficile da comprendere, dire «ti trovo bene, sei dimagrito/a» non è un complimento.
Come uscirne vivi: se avete perso peso e vi siete beccati un mortificante «ora sì che stai bene», ribattete con un complimento a caso che non riguardi il fisico, un capo d’abbigliamento o un accessorio e fate domande dettagliatissime al riguardo. Se avete ricevuto un «ma quanto mangi?» tenete duro e ricordate che manca poco, anzi, pochissimo.
Scelte alimentari. «Ho letto un articolo su The Vision…»
Per i vegani il Natale può essere un vero incubo. E non per l’assenza dei cappelletti, che esistono ormai anche in versione vegetale, ma per le continue domande di amici e familiari. C’è chi proprio non riesce a capire Ma le uova le mangi? chi non riesce ad accettare, vegetariano va bene, ma vegano proprio no, chi fa di tutto per metterti in difficoltà, ho insaporito il sugo con la cotenna, ma poi l’ho tolta, e chi non sa resistere alla tentazione di iniziare un bel dibattito sul tema. E le proteine? E l’uomo cacciatore che si è evoluto mangiando animali? E poi arriva lei, inesorabile come il gruppo Whatsapp di Capodanno, la citazione preferita da qualsiasi onnivoro dal 2017: Ho letto su "The Vision" un articolo che dice che non c’è niente di etico nella vita di un vegano. Quanto sarebbe bello, invece, condividere la tavola senza dover necessariamente giudicare le scelte degli altri?
Come uscirne vivi: non è questo il momento di lottare, mettete da parte ogni razionale risposta. Non giustificatevi con esami del sangue fatti di recente e valori della B12 (vitamina ignorata da qualunque essere vivente fino all'incontro con un vegano), offrite il miglior prodotto che avete portato con voi e dimostrate con i fatti quanto un’alimentazione vegetale possa essere condivisibile.
Matrimonio/convivenza. «Io alla tua età ero già sposato/a»
Mettiamo che la ventenne Tizia porti per la prima volta in casa il suo Caio. Si frequentano da qualche mese, l’ingresso in famiglia è vissuto con solennità, di andare a convivere ancora non se ne parla – magari Caio deve ancora sistemarsi con il lavoro, o forse Tizia non si sente pronta a lasciare le sue coinquiline, o semplicemente sono entrambi felici così – ed ecco che arriva zio Sempronio, a fare la domanda di rito, mostrandosi giovanile quanto basta parlando solo di convivenza, condendo il tutto con un a me del matrimonio non importa. Quanto imbarazzo potrà crearsi tra i due poveri fidanzati?
Come uscirne vivi: inutile rispondere che non sentite il bisogno di un accordo legale, che la convivenza è ancora un’idea lontana, che il mercato immobiliare – distrutto anche da zio Sempronio e tutta la sua generazione – non è un bel posto dove girovagare in questo momento. L’unica risposta valida è la vaghezza: sì, ne stiamo parlando/sì, un giorno da completare con un motivo di procrastinazione che suoni valido e ragionevole, del tipo vogliamo prima concentrarci sullo studio/la carriera/uscire dal tunnel dello stage. Deviare poi subito l’attenzione su qualche nobile obiettivo raggiunto di recente come la laurea, un corso di primo soccorso, la patente, un esame di lingua slovena… quando il gioco si fa duro, anche le bugie sono accettabili.
Figli. «E voi quando lo fate un bambino?»
Sembrerebbe superfluo ribadire i (tanti) motivi per cui una domanda simile sia sempre e comunque, in qualsiasi contesto e qualunque sia il grado di intimità, inopportuna. Eppure, coppie senza figli di ogni età (da quando le aspettative di vita si sono allungate, nessuno è esente) continuano a essere sottoposte a questa tortura di anno in anno. E questo nei casi migliori, altrimenti è spesso la donna sola a essere accerchiata e finire sotto interrogatorio. Del resto, l'orologio biologico è il capofila dei sessisti.
Come uscirne vivi: l’argomento è talmente delicato che è fin troppo facile far sentire in imbarazzo chi ha posto la domanda con una risposta ad hoc. Ecco, non sentitevi in colpa se questo accade: la responsabilità non è vostra.
Ma è pur sempre Natale, e se il vostro obiettivo è quello di mantenere gli animi sereni, ecco due possibili vie d’uscita.
Risposta vaga: appellarsi alla religione/il destino, quando vuole il Signore/quando arriva, chissà, vedremo, con mano alzata in segno di attesa, grandi sorrisi e falcate verso la porta più vicina.
Risposta furba: sorridere con condiscendenza e poi mirare dritto al loro punto debole, basta che mi venga una bimba bella come la tua/vediamo, intanto mi fai fare pratica col tuo? e complimenti a profusione su quanto siano bravi come genitori.
Che lo spirito delle Feste sia con noi. E magari anche una dose extra di pazienza.