Delle arance di Sicilia se n’è parlato abbondantemente. E purtroppo, spesso, per la misera sorte cui erano destinate da perverse logiche di mercato legate a produzioni ingenti. Troppo ingenti da dover essere, in parte, distrutte. L’immagine del bulldozer che spiana intere montagne di agrumi ha fatto scandalo, oltre che il giro del mondo, divenendo l’icona di un sistema commerciale da rivedere. Ma le arance non solo sono buone e fanno bene (il loro ricco contenuto di vitamina C – lo ricordiamo – è però fotolabile e vanno quindi conservate al riparo dalla luce diretta del sole), ma dagli scarti della loro trasformazione è possibile ricavare energia. Come? Trasformandoli in biomassa. Il progetto del Distretto Agrumi di Sicilia, che rispondeva all’invito lanciato da Coca Cola Foundation per la valorizzazione delle produzioni agrumicole siciliane, è stato finanziato dalla compagine italiana di Coca Cola Company. “Si tratta” ha detto Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia, “di un progetto pilota per la produzione di energia dalla biomassa del pastazzo degli agrumi. Ad essere coinvolte sono la Cooperativa Empedocle, società impegnata nella produzione di energie alternative e l’Università di Catania, Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agroalimentari e Ambientali (Di.Ge.Sa.), sottoscrittrice del Patto di Sviluppo siglato fra enti e aziende della filiera agrumicola, indicata dalla Fondazione come l’ente no-profit che, insieme al Distretto, gestirà il finanziamento”.
Con l’inizio del 2014, Catania sarà al centro di un’intensa attività di sopralluogo da parte di una delegazione di Coca Cola Italia che avvierà una collaborazione con tutti i soggetti coinvolti con l’obiettivo di perfezionare gli aspetti logistici e tecnici del progetto che avrà la durata di due anni.
“Verrà realizzato un impianto pilota, una piattaforma tecnologica per avviare una filiera agroenergetica del comparto agroindustriale”. Ha spiegato Argentati. “Una magnifica opportunità sia per l’economia della filiera che per l’ambiente e il territorio. Il pastazzo, ovvero il 60% del quantitativo di agrumi destinati alla produzione di succo, è stato sinora un rifiuto il cui corretto smaltimento ha rappresentato un costo con problemi non indifferenti per le aziende. Proprio per questo il suo riutilizzo è stato da sempre una delle nostre priorità alla quale lavoravamo da qualche anno”. “All’orizzonte”, ha concluso, “c’è un ricco ventaglio di opportunità sia per le aziende esistenti che per l’indotto generato dalla nuova filiera agro-energetica, senza contare le buone pratiche agricole che, oltre a diminuire l’impatto sull’ambiente della trasformazione degli agrumi in succhi, rafforzeranno un’agricoltura rispettosa della natura”.
Sul reimpiego sostenibile degli scarti della lavorazione degli agrumi è intervenuto anche un inserto nella Legge di Stabilità in via di approvazione al Senato che autorizza il Ministero Sviluppo Economico alla spesa di 2mln di euro per progetti di ricerca e sviluppo nel settore agro-industriale della Sicilia Orientale.
www.distrettoagrumidisicilia.it