Tre scimmiette, anzi quattro. Che, contrariamente alla simbologia orientale che ne fa un simbolo di distacco dai mali del mondo, vedono, sentono e parlano. E soprattutto bevono. Sono i simboli dell’Angry Monkey Bar che apre il 10 ottobre, a Roma, in zona piazza Bologna. E che si propone di diventare un punto di riferimento per gli amanti capitolini di quello che ormai possiamo definire inesorabilmente il cocktail del nuovo millennio: il Gin Tonic.
Ventimila combinazioni
Il bar che si trova ai numeri 56-58 di viale delle Province, in una zona tradizionalmente universitaria di ampie bevute, si propone di battere ogni record in termini di numero di referenze disponibili. Inizialmente ci saranno 500 etichette di gin provenienti da tutto il mondo, che con una cinquantina di acque toniche daranno vita a oltre 20mila possibili combinazioni nel bicchiere. Con l’intenzione dichiarata di diventare ben presto la “gintoneria” più fornita di Roma e d’Italia. Una deriva, quella del “celolunghismo”, che sembra essere essere tipica del mondo del gin, con molti locali pronti a sfidarsi su numero di bottiglie e provenienze esotiche.
Guai ai sobri
Ma all’Angry Monkey Bar si fanno le cose sul serio però non ci si prende troppo sul serio e l’idea della bar manager Erika Santoni è quella di un locale con tocchi di anticonformismo. Il design punta tutto sul nero e sull’oro e sui neon che “tagliano” l’ambiente, dominato anche da alcune statue raffiguranti scimmie e gorilla, a richiamare l’emblema del locale. In un angolo la scritta al neon “Da qui nessuno esce sobrio” sembra più una minaccia che una promessa. E non a caso le bottiglie sono esibite dovunque. E non si tratta solo di gin. L’Angry Monkey Bar ha anche una selezione importante di rum e whisky in alcuni casi piuttosto rari e si propone come cocktail bar classico in grado di realizzare signature o evergreen per accontentare tutti gusti. Per gli amanti del vino c’è anche una discreta carta.
Il trionfo dei padellini
Per quanto riguarda il cibo, l’Angry Monkey Bar si autodefinisce “cicchetteria” perché ad accompagnare i drink propone una serie di piccole porzioni, servite in padellini che rischiano di diventare iconici. La Santoni si è inventata la figura di Fefè, una scimmietta-chef che ha preteso la costruzione di una cucina a sua misura, da qui l’idea delle piccole porzioni dai prezzi in scala, dai 4 agli 8 euro. Ottanta le differenti proposte, che spaziano dai fritti ai piatti tipici romani, di carne, di pesce e vegetali, con proposte che, seguendo la filosofia enciclopedica del locale, fotografano la ristorazione svelta contemporanea, dall’hummus alla pizza, dal tempura alle polpette fino all’immancabile carbonara. Chi vuole può limitarsi a piluccare qualcosa per “fare fondo”, ma ci si può costruire anche una vera e propria cena fatta di piccoli assaggi, soprattutto se si è disposti alla condivisione, per la quale il format è pensato.