Da quartier generale del Dipartimento di Stato per la Guerra durante i due conflitti mondiali del secolo scorso, l’OWO di Londra (Old War Office, nato nel 1906) diventa un hotel di lusso e ospita la bellezza di 9 ristoranti e tre bar - tra cui lo SPy Bar ispirati ai servizi segreti - firmati da nomi di livello della ristorazione internazionale: dallo stellato giapponese Endo Kazutoshi, al francese Mauro Colagreco fino ai milanesi Langosteria e Paper Moon, con le sue atmosfere anni ’70 e al francese Café Lapérouse.
L’investimento, partito dall’acquisizione del palazzo classificato di Grado II per 350 milioni di sterline dal gruppo alberghiero Raffles, comprende l’arruolamento anche di un marchio della bellezza come Guerlain che arricchisce l’offerta proposta ai clienti dell’albergo che ha aperto in occasione dell’incoronazione di Re Carlo III - che festeggia con la quiche di verdure - dopo un lungo e forzato rinvio legato al biennio di pandemia d Covid-19.
Un colosso dell’era edoardiana
Il palazzo, monumento emblematico dello stile Edoardiano, nasce all’inizio del secolo e ha dimensioni gigantesche: 1.000 e più stanze collegate da una rete di corridoi lunga ben due miglia e mezzo. Fu la sede del Ministero della Guerra e ospitò il generale Lord Horatio Herbert Kitchener e Sir Winston Churchill, oltre al Cancelliere Lord Richard Burdon Haldane e al tenente colonnello T.E. Lawrence meglio conosciuto come Lawrence d’Arabia, militare, scrittore, archeologo e agente segreto al servizio di Sua Maestà. L’OWO è stato il teatro per diverse scene di almeno 5 film dedicati al personaggio creato da Ian Fleming, James Bond, al secolo agente 007.
Chef table: Kazuoshi, Colagreco e i milanesi Langosteria e Paper Moon
Beh, è in questo pezzo di storia inglese di 54mila metri quadrati al 57 di Whitehall, che ora sono state realizzate 120 camere per gli ospiti, 85 appartamenti privati una super Spa Guerlain e, dicevamo, una dozzina tra ristoranti d’autore e bar tra cui il ristorante e il sake bar di Kazutoshi che - emigrato da Yokohama - ha costruito il su impero ristorativo nella capitale inglese dove gestisce anche l’Endo al Rotunda. Nelle sale dell’Owo, Kazutoshi mette al servizio degli ospiti le sue abilità costruite in decenni e decenni trascorsi ad affinare la pratica del sushi seguendo il solco dei suoi avi giapponesi: specializzato nello stile Edomae (che utilizza crostacei, anguilla e tonno in particolare), il suo ristorante giapponese sul tetto del palazzo può ospitare 60 commensali, mentre il sake bar per 20 ospiti è al piano terra.
La storia di Paper Moon comincia a Milano
L'anno è il 1977; Pio Galligani e sua moglie Enrica Del Rosso aprono le porte di Paper moon proprio nel cuore del quadrilatero della moda milanese. Nei successivi quattro decenni, il ristorante cresce di statura e mantiene la sua reputazione di destinazione preferita dai milanesi e dai glitterati. Un nome, Paper Moon, che il ristoratore romano Antonello Colonna ha ricordato anche nel libro realizzato su di lui da Gambero Rosso diversi anni fa e che ricordava alla vigilia della new opening londinese: “Calcola" sorride Antonello in diretta dal suo resort di Labico alle porte di Roma "che si è sposato qui da me il direttore di Cartier di via del Babuino: lui è turco e mi ha cercato proprio grazie al Paper Moon che a Istanbul aprii io alla fine degli anni ’90. Paper Moon era un’insegna milanese legata al mondo del fashion e fu lì, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, che conobbi i rampolli della famiglia italo-americana Lattanzi: si innamorarono del locale milanese e vollero acquistarne i diritti per usare il marchio che utilizzarono prima a New York dove aprirono nel ’92 e dove lavorai per un po’. Quindi esportarono il brand a Istanbul grazie a una famiglia turco-americana che rimase stregata dal ristorante newyorkese disegnato dall’architetto Adam Thyany e ne vollero uno identico nella città turca: feci io l’apertura di quel locale, nel 1997, che ancora è teatro animato delle serate vip istambuliote, una insegna di grande fascino che probabilmente porterà glamour e atmosfere glitterate anche a Londra”. Non è l'unico presidio italiano nell'hotel: tra i ristoranti anche Langosteria, vero case history imprenditoriale, punto di riferimento per mangiare crostacei e pesce a Milano e non solo. In carta plateaux royal, crudi, carpacci, e via ad andare.
Colagreco, il francese Mediterranean Style
Mauro Colagreco, lo chef argentino di origini italiane, ha fondato a Mentone il tristellato Mirazur: è stato il primo chef non francese ad aggiudicarsi le Tre Stelle Michelin. E poi ha ottenuto una quarta stella per il suo Ceto, all’interno della The Maybourne Riviera a Roquebrune-Cap-Martin, sempre in Francia e ora arriva anche aLondra. "L'incredibile location, unita alla professionalità del team di Raffles London, mi ha convinto che questo fosse il momento e il luogo ideale per lanciare per la prima volta a Londra concetti che saranno realizzati su misura per Raffles", spiega Colagreco, lo chef che vanta nomi come Bernard Loiseau, Alain Passard e Alain Ducasse tra i suoi mentori e che riuscì a conquistare la sua prima stella già nel primo anno di vita del Mirazur, nel 2006 e che è salito in cima alla 50 Best nel 2019. Nell'hotel è presente con diversi locali: Mauro Colagreco at The Owo, Saison, Mauro's Table, in una delle stanze storiche più iconiche dell'edificio.