All'inizio dell'estate scorsa finiva l'era del fortunato Spotted Pig - il gastropub probabilmente più celebre di New York - così come tutto il mondo l'aveva conosciuto. L'ennesimo passo verso il fallimento per Ken Friedman, ristoratore di successo tra i più acclamati della città, fino all'esplodere degli scandali sessuali che hanno segnato un prima e un dopo in molte alte sfere della società americana. Ma a farne le spese, col senno di poi in modo ancora più eclatante del suo incauto socio in affari (che tutt'ora è proprietario dello Spotted Pig), è stata anche April Bloomfield. Con Friedman, la chef inglese costruiva a partire dal 2004 un solido gruppo di ristorazione germogliato sugli allori del gastropub del West Village, arrivando fino in California, a San Francisco e Los Angeles. Ma nell'ultimo anno i guai giudiziari del socio hanno necessariamente cambiato le carte in tavola: così, mentre si concretizzava l'uscita della Bloomfield dallo Spotted Pig, le restanti proprietà venivano suddivise tra i due. La cuoca premiata come miglior chef d'America dalla James Beard Foundation nel 2014 teneva per sé le attività sulla West Coast – Tosca e Heart & Hound – e i due ristoranti newyorkesi all'interno dell'Ace Hotel, The Breslin e il John Dory Oyster Bar. Nel tentativo di scacciare i guai, non solo giudiziari, che di riflesso le erano piovuti addosso.
Stesso destino per Heart & Hound e John Dory Oyster Bar
Strategia non fortunata, considerando il 2019 che si profila all'orizzonte: da qualche giorno, Heart&Hound ha definitivamente chiuso i battenti, appena un anno dopo l'inaugurazione in pompa magna per sancire l'arrivo di April Bloomfield a Los Angeles. Salutato come una delle aperture più di tendenze all'ombra della collina di Hollywood, il ristorante californiano era nato sotto una cattiva stella, appena qualche giorno prima che scoppiasse lo scandalo sui comportamenti poco ortodossi di Friedman. Nonostante tutto, però, l'attività era andata avanti, impiegando un centinaio di dipendenti, che la chef inglese ha voluto pubblicamente ringraziare per il lavoro svolto, auspicando un giorno di poter tornare a cucinare a Los Angeles. L'ennesima tegola su una carriera sempre più incerta, intanto, arriva da New York, dove alla fine di febbraio si concluderà anche l'esperienza del John Dory Oyster Bar (mentre più roseo sembrerebbe il destino per The Breslin, ma fino a quando?). All'Ace Hotel, l'Oyster Bar aveva traslocato nel 2010, dopo il successo riscontrato dal progetto al Meatpacking District, a partire dal 2008, quando le invenzioni di April Bloomfield per rinnovare l'immaginario del tradizionale oyster bar newyorkese divennero in poco tempo piatti celebri in tutta la città, segnando l'inizio dell'espansione imprenditoriale del gruppo.
Il Milk Bar di Christina Tosi all'Ace Hotel
L'annuncio ufficiale della chiusura ha già fissato l'ultimo servizio al prossimo 23 febbraio, anticipando anche il prossimo futuro dello spazio destinato a ospitare un'altra celebrità della scena gastronomica newyorkese. Lei è Christina Tosi, pasticcera “scoperta” da David Chang (per approfondire, arriva in soccorso una puntata monografica di Chef's Table Pastry, nella stessa miniserie che racconta Corrado Assenza), volto e anima del progetto Milk Bar, avviato nel 2008 all'East Village, nel minuscolo spazio accanto al Momofuku Noodles Bar, e cresciuto fino a contare 17 insegne. All'Ace Hotel, la Tosi aprirà il Milk Bar più grande di sempre, senza stravolgere il format che ha fondato la sua fortuna su una pasticceria estremamente golosa e colorata, a suon di cookies al cioccolato, torte di compleanno multistrato e dolci che evocano l'infanzia. Trasformando l'ex Oyster Bar in un Paese delle Meraviglie a prova di goloso. Per April Bloomfield, invece, si preannuncia un altro anno difficile.
a cura di Livia Montagnoli