È il 5 luglio del 2012 quando Tomas, tassista, viene sequestrato a Hitzuco nello Stato messicano di Guerrero. Dopo il pagamento del riscatto, i familiari non hanno visto Tomas tornare a casa. Da allora si sono perse completamente le sue tracce. Suo fratello Marco Vergara, la sorella e il nipote, hanno cominciato a cercarlo ovunque. Per finanziare le ricerche, Marco ha cominciato a vendere bottiglie di mescal a Città del Messico e dintorni. Di storie come quelle di Tomas e Marco nel mondo ce ne sono tantissime. Questa, in particolar modo, ha scosso gli animi di circa quindici italiani che hanno dato vita a “Spiriti resistenti” un progetto solidale torinese-napoletano che aiuta, economicamente chi cerca disperatamente i familiari lungo le rotte migratorie. Marco e il suo mescal sono stati così di ispirazione per gli “spiriti” solidali che i soci hanno replicato il suo modello: hanno cominciato, dal 2022, a produrre un amaro, a venderlo, e a finanziare coloro che cercando disperatamente i familiari.
Come nasce l’amaro Nziria
Nziria in napoletano significa capriccio, ma anche forte ostinazione. Recita così l’etichetta dell’"amaro profondo" che nasce fra Torino e Napoli: «Volevamo rispondere all’esperienza di Marco con una bottiglia di amaro italiano. Spiriti resistenti, infatti, ha una doppia accezione “spiritosi” per intendere la bevanda, lo spirit; e spiriti intesi come persone resistenti che cercano con caparbietà i loro familiari», racconta il team del progetto. Tre avvocati, un medico in attività a Gaza, due pensionati, esperti di finanza e ricerca giuridica e poi anche uno scrittore, un illustratore, un sommelier, grafici. Sono queste le professioni dei produttori di amaro Nziria, gente che non ha nulla a che fare con la mixology ma che ha capito il valore della solidarietà. «In partenza abbiamo collaborato con una casa editrice di Scampia, Marotta&Cafiero, trafficanti di libri solidali anche loro». Nessuno dei quindici Spiriti resistenti sa come ricettare un amaro, ed è lì che interviene l’esperto: «Abbiamo chiesto a Dennis Zoppi, grande bartender, di darci una mano e lui si è reso disponibile da subito a titolo gratuito: era rimasto commosso dalla storia di Marco». E dalla collaborazione tra Zoppi e Giacomo Donadio, unico tra i quindici con competenze nel campo mixology hanno prodotto la ricetta dell’amaro solidale che viene prodotto a Torino nella distilleria urbana di Zoppi. Una ricetta così importante e meritevole che ha vinto anche la medaglia d’argento al concorso mondiale “World Liqueur Awards” del 2024.
Amaro Nziria
Nella fase di studio della ricetta si è partiti da un concetto: unire i profumi del Mediterraneo con le terre oltreoceano ed è così che è venuto fuori un melting pot di note aromatiche estratte da diciassette fra erbe e spezie: rabarbaro, china, genziana e artemisie. E poi ancora: timo e achillea, maggiorana, coriandolo. Nel finale si percepisce il gusto amaro intenso che persiste più di ogni comune amaro in commercio, la freschezza è data dalle note floreali di rosa, luppolo, sambuco, gelsomino con note agrumate di arancia e pompelmo. I luppoli dell’amaro Nziria provengono da coltivazioni italiane gestite dalla Cooperativa Luppoli Italiani estratti con procedura a basso impatto ambientale nella distilleria urbana di Dennis Zoppi.
Dove si trova l’amaro Nziria
Al momento l’amaro profondo e solidale si può trovare a Torino: «La distribuzione è affidata a una grossa enoteca, Damarco che in città è il nostro unico punto vendita fisico; lavoriamo, poi, con locali a Torino, abbiamo una distribuzione con vendita diretta online», spiega il team di Spiriti resistenti, inoltre: «Entriamo nei circoli Arci del territorio e in altri bar di città con l’intenzione di volere mettere in commercio un amaro artigianale con caratteristiche organolettiche diverse dai soliti del giro mainstrem, una bottiglia che avesse dentro un messaggio», racconta il team di Spiriti resistenti.
Dall’aprile del 2022 a oggi, tra i vari progetti finanziati con amaro Nziria di Spiriti resistenti ci sono quello di Sabina Talovic in Montenegro, a Pljevlja, lungo la rotta balcanica. Questa donna ha aperto la propria casa a circa 15mila migranti in transito. O ancora c’è il progetto di Ana Enamorado, una madre honduregna che ha perso le tracce del figlio OScane nel 2010 in Messico sulla rotta verso dli Stati Uniti. Lo cerca ancora… E con le sue forze ha dato vita a un’associazione di madri del Centro America che cercano i figli scomparsi. E poi ancora, il progetto di Ruben Figueroa, che ha visto sparire il fratello quattro anni fa, il corpo è stato ritrovato nel giugno del 2024. Dopo questa esprienza, anche lui ha messo su il progetto Proyecto Puentes de Esperanza per cercare i famigliari scomparsi del Centro America.