L’incendio a Ciasa Salares
Ci sono volute decine di vigili del fuoco per domare l’incendio scoppiato nella mattinata di domenica 21 marzo, a San Cassiano, località Armentarola. Quel che resta, oggi, sono le foto delle fiamme vive e del fumo che avvolgono la struttura di Ciasa Salares, hotel d’eccellenza dell’Alta Badia, circondato dalla neve caduta copiosa negli ultimi giorni, come durante tutto l’inverno, sulle Dolomiti. L’allarme, lanciato prontamente dai proprietari dell’albergo, ha contenuto i danni, comunque ingenti, soprattutto nell’area della terrazza e della sala da pranzo che molti viaggiatori gourmet hanno imparato a conoscere quando alla guida della cucina c’era Matteo Metullio, all’epoca promessa della cucina in arrivo dalla brigata di Norbert Niederkofler (dal vicino St. Hubertus al Rosa Alpina), e oggi solida certezza della ristorazione italiana, in quel di Trieste, a capo della brigata dell’Harry’s.
Incerta la causa dell’incendio, originato al primo piano, nella zona delle cucine, da cui si è propagato rapidamente, tenendo in scacco la struttura per un paio d’ore, prima che i vigili riuscissero a domare le fiamme. L’episodio non ha lasciato feriti, ma nelle prossime settimane la famiglia Wieser sarà chiamata a una dura prova (di tenuta psicologica e investimento economico), per ripristinare l’agibilità della struttura, già penalizzata dalle restrizioni che si sono susseguite nell’ultimo anno, colpendo l’intero settore del turismo montano. A loro, quindi, va il nostro augurio per una pronta ricostruzione in vista della stagione estiva.
Ciasa Salares e La Siriola. La scommessa sulla ristorazione
Tra i boschi del Parco del Fanes, l’Hotel Ciasa Salares è stato fondato a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta dalla famiglia Wieser, che subito scelse di investire su una proposta gastronomica d’alto profilo, decisione non scontata nel panorama alberghiero alpino dell’epoca. Nasce così La Siriola, ristorante riconosciuto dalla guida del Gambero Rosso e della Michelin sin dalla metà degli anni Novanta, grazie al lavoro dello chef di allora, Corrado Fasolato. Tra alterne vicende, con i contributi preziosi di Claudio Melis e Fabio Cucchelli, la storia de La Siriola è proseguita fino all’incontro col giovane Matteo Metullio, che nel 2016 riportava le Tre Forchette al ristorante della struttura. Un sodalizio felice, frutto della fiducia accordata da Wilma e Stefan Wieser a Metullio, e più in generale del coraggio dimostrato dalla proprietà nel puntare su un cambiamento – dopo venticinque anni di attività – che passasse dalla costituzione di una squadra giovanissima (in cui ricordiamo anche Davide De Pra, secondo e sodale di Metullio, ancora oggi, a Trieste). In questo contesto, Metullio ha modo di crescere e costruire un portfolio personale di grandi intuizioni – celebre lo spaghetto freddo a km 4925 – che fanno di lui il cuoco sicuro che è diventato.
La fine de La Siriola, verso nuove sfide
Nel frattempo, la famiglia Wieser raccoglie i frutti della sua scommessa, e La Siriola torna a emergere tra le punte di diamante di un panorama gastronomico che nel frattempo, a San Cassiano, si è fatto sempre più accattivante (e il merito è anche dei Wieser). All’inizio del 2019, le strade si separano: Metullio lascia l’Alta Badia per approdare a Trieste, dopo sette anni di intensa collaborazione con la famiglia Wieser: resta inalterata la stima reciproca. Il suo addio segna anche la fine de La Siriola: “Sono stati anni di lavoro intenso, caratterizzati da una continua ricerca del bello e del buono da tutto il mondo. Ma ora è tempo di voltare pagina e di realizzare altri e innovativi progetti, sostenuti dal nostro solito entusiasmo e dalla grande esperienza acquisita, siamo già tutti al lavoro”, è la nota diffusa in quei giorni da Stefan e Wilma. Oggi l’hotel 4 stelle propone ai suoi ospiti offerte diverse: un ristorante in cantina (Cocun, tappo in ladino), affiancato dalle sale di degustazione di formaggi (Nida) e cioccolato (Nodla); il ristorante Sorì guidato da Nicola Zanetti; il Dine Bar Bona Luna; la terrazza Infini, con vista sulle montagne dell’Alta Badia, che è probabilmente la struttura più danneggiata dall’incendio.