Scatta l'allarme Xylella per mandorli e viti. Si chiama Xylella Fastidiosa Fastidiosa – anche detta St1 - ed è una parente stretta della Pauca, spauracchio degli uliveti che in una decina di anni ha attaccato mortalmente oltre 20 milioni di piante. La sottospecie Fastidiosa colpisce altre specie, soprattutto mandorli, viti e ciliegi ed è stata trovata in 6 piante di mandorlo, il cui destino è segnato: devono essere eradicate per monitorare l'area e scongiurare il rischio di contagi. La scoperta dei contagi è emersa dai controlli effettuati dall’osservatorio fitosanitario della regione Puglia in terreni confinanti con zone colpite dalla Xylella Pauca, ma il Crea aveva avvisato già qualche mese fa: «non facciamoci trovare impreparati». Nel frattempo si è intensificata l'opera di monitraggio dell'area, estesa a un raggio di 800 metri, mentre ancora si cerca di capire la pericolosità di questa sottospecie.
I pericoli per la vite
«Non dobbiamo creare allarmismi – dice l'assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia – ma nemmeno abbassare la guardia, anzi. Non sappiamo ancora se la variante è più o meno aggressiva, se è virulenta. Lo stabiliranno gli accertamenti». Al momento, in ogni caso, l'attenzione è massima anche perché la St1 è stata già segnalata in Portogallo, sull’isola di Maiorca e in Israele, e ha distrutto 30mila ettari di vite in California. Da noi come si comporta? «Non creiamo allarmismi – conferma Michele Palamà dell'azienda vitivinicola omonima - il batterio ancora non è stato rinvenuto nelle viti. Ma la capacità di attacco nei confronti della vite è una certezza, basta guardare quello che sta accadendo in California». Per ora sono stati individuati 12 insetti vettori del nuovo ceppo di batteri in 6 mandorli di Triggiano, in provincia di Bari. Un fatto che preoccupa nonostante gli inviti dell'assessore Pentassuglia alla calma, anche per la tempestività degli interventi di eradicazione e abbattimento degli alberi infetti.
Il rischio per terreni indifesi
Rimane, però, un monito: contro questi nemici si deve stare in allerta, avendo ben presente l'esperienza drammatica vissuta con gli ulivi. «È un piccolo campanello di allarme che ci fa pensare di quanto ci sia bisogno di nuove norme agricole per preservare il patrimonio e una costante attenzione nel vigilare». commenta Palamà, che aggiunge: «Da viticoltore penso che il problema più grande stia nel fatto che siamo un territorio impreparato per gestire gli insetti vettori che propagano la malattia». Il riferimento è alla presenza, a fianco di aziende che seguono la buona pratica agricola, di appezzamenti in stato di abbandono che diventano covi per questi vettori. «Al momento possiamo limitarci a monitorare la situazione usando trappole e analizzando gli individui catturati. Per ora non abbiamo grande possibilità di intervento, se non tentare il più possibile di arginare la diffusione di questi insetti e rifarci a quello che è successo in passato»