Attenzione alle finte mozzarelle di bufala Dop nei ristoranti italiani: i fake possono nascondersi ovunque, ma prediligono le mete turistiche più gettonate dai turisti provenienti da tutto il mondo. Dalla piazzetta di Capri, dove un ristoratore proponeva pizze con mozzarella vaccina pugliese, spacciandola per bufala Dop (stesso copione anche in un locale vicino al Duomo di Amalfi) a Ischia Porto, dove la famosissima insalata caprese veniva preparata con un mix di mozzarelle diverse e venduta a un prezzo altissimo.
“Troppo spesso, purtroppo, la citazione del nostro prodotto nei menù dei ristoranti è solo uno specchietto per le allodole, con l’obiettivo di attirare soprattutto turisti, senza che in realtà venga servita una vera mozzarella Dop”, sottolinea Pier Maria Saccani, direttore del Consorzio di tutela della Mozzarella di bufala campana Dop, commentando i dati emersi dall’operazione “E…state senza pensieri 2023” finalizzato proprio a contrastare i casi di falsificazione della bufala Dop. Nei giorni scorsi, invece, è stato condannato a tre anni di cercare un imprenditore del casertano che produceva mozzarella di bufala con latte contenente soda caustica.
I controlli del Consorzio
Dal lavoro svolto dal settore Vigilanza del Consorzio nelle mete più gettonate dai turisti durante la stagione estiva, è emerso che in molti casi, la bufala Dop, guest star dei menu, sia in realtà un fake attira turisti. I clienti, sperando di gustare uno dei formaggi italiani più famosi e apprezzati, si ritrovano in realtà a mangiare una semplice mozzarella pagata a peso d’oro. I numeri parlano chiaro: sono stati controllati 14 punti vendita e segnalate 13 violazioni, più una diffida. In pratica il 100 per cento delle verifiche ha riscontrato irregolarità. Sono stati sequestrati 150 chili di prodotti non a norma e fatte multe per 45mila euro.
I controlli che servono a smascherare le “mozzarelle fake” stanno proseguendo anche fuori dai confini italiani: solo nel primo semestre 2023, il Consorzio ha già effettuato 450 rilievi all’estero. Il proliferare dei “fake” è ancora più grave se si pensa che la mozzarella di bufala Dop, secondo i dati emersi dalla ricerca promossa da Afidop (l’associazione dei formaggi Dop e Igp italiani) e realizzata dalla società Griffeshield, è presente nel 90 per cento dei menu esaminati e l’acronimo “DOP” è riportato nel 46,5 per cento dei casi. Si tratta del formaggio a denominazione di origine protetta più presente e più correttamente citato con l’acronimo “Dop” nei menu dei ristoranti italiani. Per contrastare il fenomeno delle finte mozzarelle di bufala, Afidop e Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), hanno siglato un’intesa che punta a elaborare delle linee guida per una corretta promozione delle produzioni certificate nei menù.