Allarme meteo o allarmismi? Le possibili conseguenze del caldo sull'agricoltura

28 Lug 2015, 14:30 | a cura di

Coldiretti ha dichiarato 200 milioni di danni causati all'agricoltura dal caldo anomalo di questa stagione. Fra le produzioni più a rischio ci sono frutta, verdura, miele e latte. I tecnici rispondono così all'allarme meteo.

L'ondata di caldo anomala del mese di luglio è stata discussa ampiamente. Allarme meteo per anziani e bambini, ma anche per i prodotti agricoli. Non solo frutta e verdura, ma anche latte e miele rischiano di essere danneggiati dalle temperature elevate delle ultime settimane. L'allarme arriva da Coldiretti, che dichiara la cifra di 200 milioni di danni causati all'agricoltura. La Lombardia chiede lo stato di calamità e i costi per far sopravvivere piante e bestiame arrivano alle stelle.

Se è vero che un caldo eccessivo come quello di quest'estate influisce radicalmente sulle coltivazioni, altrettanto vero è che bisogna analizzare ogni singola campagna, allevamento e produzione prima di generalizzare uno stato di allarme. Abbiamo chiesto agli esperti del settore quanto e cosa rischiano le produzioni 2015 di ortofrutta, miele e latte, e le risposte sono, nonostante la crisi attuale, complessivamente rassicuranti.

A intervenire per l'agroalimentare è Domenico Mastrogiovanni, presidente Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) che spiega che il problema è essenzialmente legato all'irrigazione. “L'uso maggiore di risorse idriche incide notevolmente sui costi. È per questo che i prodotti a maggior rischio sono quelli che più necessitano di irrigazione, ovvero tutti quelli ortofrutticoli, primo fra tutti il mais”. Le elevate temperature comportano modifiche sostanziali al sistema agricolo, ad esempio la cadenza dell'irrigazione. “Prendiamo ad esempio la vite. Un vigneto attualmente va irrigato una volta a settimana, ma presto si potrebbe arrivare a una volta ogni tre giorni”, spiega Mastrogiovanni. Il settore olivicolo, invece, sembra essere al riparo da danni. “Se il caldo non procura danni eccessivi legati all'irrigazione, gli uliveti sono salvi”. Da non sottovalutare la natura radicalmente mediterranea della pianta, che ha un'elevata tolleranza a scottature.

I rischi per le piante

Lo stesso non si può dire, però, degli altri prodotti e anche degli allevamenti animali, che risentono del caldo. A salvare gli uliveti, spiega Mastrogiovanni, “sono stati soprattutto i grandi investimenti degli anni passati sull'irrigazione a goccia che permette di avere una certa disponibilità d'acqua quotidiana”. L'elemento pericoloso nella questione caldo non è solo l'acqua, ma anche l'abbinamento delle alte temperature con il vento, con la possibilità di innescare il pericolo di incendio, “che per fortuna ancora non si è verificato”.

Last but not least, il colore dei frutti. I prodotti, causa caldo, possono modificare il loro colore, assumendo l'aspetto di un frutto maturo all'esterno, ma ancora acerbo all'interno. A correre più di tutti il rischio è il pomodoro.

Il miele

Tra i prodotti considerati più a rischio c'è anche il miele, reduce da un'annata, quella del 2014, catastrofica. “Prima di analizzare le conseguenze dell'ondata di caldo anomala, dobbiamo fare una premessa. In qualunque parte del pianeta, dalla Groenlandia al deserto del Sahara, sono presenti le api. E a qualunque latitudine, temperatura, fenomeno atmosferico, loro comunque producono”, spiega il presidente della FAI (Federazione Apicoltori Italiani) Raffaele Cirone. Coldiretti ha evidenziato il miglioramento rispetto alla scorsa stagione, ma ha comunque lanciato l'allarme per questi insetti e la loro funzione di impollinazione. “Il punto è”, spiega Cirone, “che l'ape non smette di impollinare e produrre miele, semplicemente questa diventa una funzione secondaria”. Le api, nonostante siano in grado di adattarsi a qualsiasi ecosistema, adeguano e gestiscono i loro lavori in base alle temperature. In un caso anomalo di caldo come quello di quest'anno, “danno la priorità di raccolta non più al nettare, ma all'acqua”. La sopravvivenza, come per qualsiasi altro essere vivente, diventa obiettivo primario e per queste si impegnano a raccogliere maggior massa idrica possibile da spruzzare all'interno dell'alveare, in modo da abbassare la temperatura e mantenerla costante.

Non si tratta, dunque, di un allarme meteo. Il clima torrido modifica semplicemente le priorità delle api e fa passare in secondo piano la produzione di miele, che comunque avviene”. Il vero rischio legato al caldo riguarda i telai di cera all'interno dell'alveare, che potrebbero fondersi con il caldo. Per impedire questo danno, le api si concentrano su un'operazione di idratazione dell'alveare. “Non dimentichiamoci, inoltre, che da sempre luglio è un mese che vive una fase di stasi all'interno della vita delle api, che hanno appena finito la fase del raccolto”, ricorda Cirone. In conclusione, il 2015 non è un'annata straordinaria, ma è sicuramente “un'annata di recupero. I raccolti di acacia sono particolarmente buoni, ma anche quelli di castagno, tiglio e millefiori. È troppo presto per fare bilanci, ma è stata una stagione soddisfacente, a parte questa pausa di luglio”.

Il latte

Anche il latte è al centro dell'allarme meteo. Assolatte, Associazione Italiana Lattiero Casearia, rassicura invece che la produzione di latte non è mai costante in estate. “L'andamento della produzione di latte segue una linea sinusoidale, non è stabile”, spiega il presidente Giuseppe Ambrosi. Quest'estate è, ovviamente, diminuita più del solito ma“potrebbe essere un bene, considerando che a livello europeo si lamenta una sovrapproduzione di latte. In questo modo si ristabilisce il rapporto qualità/prezzo”.

 

a cura di Michela Becchi

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