La leggenda narra che il caffè sia nato in Etiopia, maggior produttore di oro nero in Africa e tra i più grandi al mondo. Proprio in questa terra che ha fatto dei chicchi il suo simbolo, le piantagioni di caffè sono messe a dura prova dagli effetti del cambiamento climatico, già evidenti dalla ruggine sulle foglie. Un rapporto drammatico di Christian Aid, organizzazione impegnata a combattere la povertà nel mondo promuovendo uno sviluppo sostenibile dei Paesi più in difficoltà, fornisce numeri poco rassicuranti.
In Etiopia la coltivazione di caffè è a rischio
Con l’Etiopia Christian Aid lavora da più di 30 anni, in principio per rispondere alle emergenze umanitarie, in seguito costruendo progetti a lungo termine in diversi campi. Problematiche come l’insicurezza alimentare e la pressione demografica sono sfide ancora aperte nel territorio, a cui si aggiunge – come per il resto del mondo – la questione ambientale. “L’impatto del cambiamento climatico sulla produzione di caffè è già evidente, anche attraverso gli alti livelli di ruggine delle foglie della pianta del caffè”, ha dichiarato Yitna Tekaligne, country manager per l’Etiopia di Christian Aid. L’organizzazione ha calcolato che le attuali condizioni climatiche ridurranno del 54.5% la quantità di terreno adatto alla coltivazione del caffè. Una tendenza che sembra irreversibile, secondo Christian Aid, anche nel caso in cui l’aumento della temperatura globale dovesse rimanere sotto i 2°C come stabilito dall’accordo di Parigi.
Il problema del prezzo del caffè
Una relazione poco rassicurante che evidenzia problemi già più volte denunciati dai coltivatori in piantagione e dai vari addetti ai lavori, come specifica David Taylor, senior policy manager della Fairtrade Foundation. A essere in pericolo non è solo la coltivazione ma i mezzi di sussistenza di una popolazione: “Le comunità agricole hanno un ruolo fondamentale nell’affrontare la crisi climatica e hanno le competenze per farlo”, ma la maggior parte dei produttori non può permettersi di farlo, perché il prezzo che riceve è troppo basso. Un argomento ormai “vecchio”, quello del prezzo del caffè, eppure ancora così attuale, soprattutto necessario. Continuare con questo livellamento verso il basso (in termini di qualità e prezzo) è oggi più che mai un’operazione pericolosa, in vista poi di condizioni economiche sempre più instabili: quel pezzo mancante lo paga sempre qualcuno, che si tratti dell’ambiente o degli agricoltori o – come nella maggior parte dei casi – entrambi. Naturalmente, occorre ripensare i sistemi di coltivazione e la gestione delle risorse nei Paesi d’origine, come sta già avvenendo in alcuni territori grazie a una serie di progetti virtuosi messi in campo da professionisti del settore. Ma la strada da percorrere è ancora lunga.