“A casa cucina mia suocera. Ma sono cresciuto con la pasta e patate di zio Tonino”. Intervista ad Alessandro Borghese

5 Feb 2025, 16:00 | a cura di
Alessandro Borghese si racconta: dall'ultima edizione del suo programma Celebrity Chef fino alle curiosità personali. "Sanremo? I The Kolors sono un risotto ai frutti di mare bello e colorato"

Quarantotto sono i suoi anni, venti quelli in cui è in televisione e sempre venti i programmi che ha condotto, quattro i ristoranti che visita in ogni puntata del suo programma di punta. Alessandro Borghese non ha bisogno di presentazioni, se non di numeri, tutti quelli che ha in regola per definirsi uno degli chef televisivi più amati dagli italiani. Con il ritorno della nuova edizione di Celebrity Chef il 13 gennaio (la prima parte registrata a Venezia nel suo ristorante con Marisa Laurito e Moreno Cedroni come giudici) e la seconda in onda dal 31 gennaio con i nuovi giudici Adrea Aprea e Maddalena Fossati, Borghese vola alto.

Chef, il suo programma - Celebrity Chef - è ripartito da qualche giorno. Come si è mangiato in questa stagione? Ci racconti qualche retroscena.

In generale non abbiamo mangiato bene, abbiamo avuto due tre picchi di cui, una rapper che sa il fatto suo che ha cucinato una grande cena, si sono bruciate parecchie cose. Abbiamo mangiato molta cucina del Sud quest’anno, dai fritti, a pasta e patate, gâteau di patate, pasta forno, pasta al ragù napoletano, zeppoline, pasta con la mollica.

C’è qualche celebrità delle scorse edizioni meritevole di essere ricordato?

Andrea Lo Cicero è stato bravissimo è uno a cui piace cucinare e dopo il rugby ha trasformato la cucina in un mestiere.

Piatto memorabile di Lo Cicero?

Animella con una salsa teriyaki e peperoni. Era fenomenale.

Sa che Renzo Arbore è appassionato di 4 ristoranti? Ce l’ha raccontato in un’intervista su Gambero Rosso.

Ma questo è un onore! Mi dà uno spoiler che mi fa molto piacere, grande Renzo Arbore.

Grande appassionato di cucina anche lui…

Sì, torniamo alla cucina del Sud. Consideri che ho voluto fortemente Marisa Laurito come giudice per Celebrity Chef e lei, oltre a essere una regina della cucina partenopea è grande amica di Renzo Arbore.

A bruciapelo: “4 ristoranti” o “Celebrity Chef”?

Non si può scegliere tra una cosa e l’altra, però diciamo che “4 ristoranti” è mio figlio. Celebrity Chef ha un suo perché, un suo filone, meraviglioso, ma “4 ristoranti” non possiamo abbandonarlo mai.

Si fa un gran parlare dello scontro tra chef televisivi e chef reali, c’è chi dice che quelli televisivi non sono veri cuochi. Qual è il legame tra la cucina televisiva e la cucina reale?

Oggi come oggi questa differenza si sta quasi dissolvendo. La cucina viene comunicata tramite i mezzi di comunicazione, se non è la televisione è Instagram o Internet. Ho portato fuori io i cuochi dalla cucina tanti anni fa, questa cosa qui è sdoganata, ho iniziato io e mi sono trascinato tanti cuochi nelle mie trasmissioni, a co-condurre con me, perché volevo far parlare di cucina italiana. Quando oggi apri i giornali c’è sempre qualcosa che ha a che fare con la cucina: stellati, ragazzi che vogliono lavorare o meno, o che hanno difficoltà, stipendi nel mondo della ristorazione.

E anche questo è merito della tv e dei programmi di cucina?

Ma certo.

Masterchef lo sta seguendo?

No, ma per motivi di tempo, io non seguo nemmeno me steso. Ho condotto Junior Masterchef per tre anni, ed è assolutamente un prodotto eccezionale.

A proposito dei cuochi bambini, secondo lei perché Junior Masterchef non è andato più in onda?

Secondo me era avanti con i tempi, oggi sarebbe più attuale.

Si spieghi meglio.

Uscì sull’onda di Masterchef adulti, su cui c’era stata molta attenzione. Oggi se uscisse di nuovo Junior Masterchef secondo me potrebbe essere un prodotto appetibile per le piattaforme. È come quando facendo i miei programmi all’inizio c’ero solo io, dovevi martellare, dare fastidio e sotto questo profilo piano paino con il tempo di si arriva.

Ma dove va a mangiare Borghese se non mangia per “4 ristoranti”?

Nel mio ristorante personale (AB – Il lusso della semplicità, ndr) quando sono a lavoro, se no sto a casa con moglie e figlie perché cucina mia suocera.

E qual è il piatto forte della suocera?

Mia suocera ha mille piatti forti: ragù della domenica con carne al sugo che si fa con cotiche, spuntature, salsicce, poi gnocchi fatti in casa, fettuccine, ottimo anche il risotto con funghi porcini, minestre molto buone buone. Quando gli prende il taglio istriano, involtini di verza ripieni, piedino e musetto di maiale con verze in umido e pancetta.

Mi pare di capire che a casa non circolano surgelati?

No, noi abbiamo l’abitudine di apparecchiare pranzo, cena e di mangiare sempre primo, secondo contorno e frutta, e un buon bicchiere di vino come da abitudine del Sud.

C’è un piatto che ricorda la sua infanzia?

Pasta e patate di zio Tonino, polipetti alla luciana che faceva mio padre, sartù di riso sempre di mio papa, spaghetti alla Nerano.

Di solito i bambini non sono amanti di questo menu “da adulti”, lei era già un adulto a tavola?

No, da me si mangiavano pasta e lenticchie, pasta e fagioli con cotiche dentro, si mangiavano polli arrosto.

E nei suoi ristoranti di Venezia e Milano ha portato un po’ di questa vita familiare e domestica in cucina?

Da me è come andare a casa a mangiare. Il lusso della semplicità è il mio filone. Faccio alta cucina che non deve essere per forza impettita, non deve avere per forza dei canoni che sono passati di moda. A Venezia la location è meravigliosa: arrivi attraccando in barca, pranzi o ceni all’aperto e sopra di te c’è l’appartamento di Wagner dove ha scritto e trascorso gli ultimi anni della sua vita.

E quindi cosa si mangia?

Da me si mangia una cucina di sostanza, non è che vai a mangiare fuori e poi devi mangiare di nuovo, a me piace soddisfare i clienti, sei coccolato, anche i più piccoli. A Venezia lavoriamo i prodotti della laguna con cucina tipica e twist interessanti, accompagnati da buon vino.

E nel ristorante di Milano?

Milano è una città cosmopolita, più frenetica di Venezia dove è tutto più lento. Siamo difronte e City Life, tutte le sere c’è dj set perché a me piace la musica, e poi la cucina prende tanto dal mondo che assorbo quando vado in giro.

Da come me lo racconta, non mi sembra siano posti popolari a prezzi popolari, o mi sbaglio?

Popolarissimo. Da me mangi la cacio e pepe, puoi fare la scarpetta ma sei in un ambiente di un certo livello, puoi regalarti un’esperienza e non esci dissanguato. Certo, la ristorazione ha dei costi, un posto come il mio ha dei costi, è una ristorazione di fascia alta.

Lei è amante degli animali, ha anche vari gatti, che ne pensa dei ristoranti per animali domestici?

Lo trovo divertente e una trovata pubblicitaria. Poi, per carità, c’è gente che si diverte a portare il cane al ristorante ma mi sembra più una cosa di comunicazione.

Grande appassionato di musica, tra poco inizia Sanremo, lo seguirà?

Si, quando posso, certo. Le parlo proprio adesso che sono di fronte a una marea dei miei vinili. Qualcosa vedremo sicuro.

A quale artista di Sanremo in gara quest’anno abbinerebbe un piatto, e quale?

Beh, scelgo i The Kolors e potrebbero essere un risotto ai frutti di mare bello e colorato. Loro, poi, sono napoletani… un caleidoscopio.

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