«Chiediamo più controlli con alcol test nei pressi dei camion bar e intorno ai market aperti fino a tardi, specialmente nelle fasce serali e con attenzione ai giovani. Non siamo e non saremo mai contro i controlli, ma non si devono neppure tartassare i titolari dei pubblici esercizi dove si fa somministrazione e dove il personale è generalmente formato e sa bene come vendere o somministrare bevande alcoliche». Parla Roberto Calugi, direttore di Fipe, la Federazione dei pubblici esercenti, dopo il caso del quarantenne - appena uscito da un ristorante a Como - cui è stata tolta la patente (poi restituita) mentre stava raggiungendo la sua auto a piedi.
Controlli e formazione sull'uso di alcol
«Per quanto ci riguarda - afferma il dirigente Fipe - noi abbiamo promosso una campagna molto forte su queste tematiche, Bevi Responsabile, con diversi incontri in tutta Italia, oltre una ventina, mettendo insieme i ristoratori, le questure, le prefetture e anche le scuole proprio per stimolare la consapevolezza e l’attenzione nel consumo di alcol, soprattutto rispetto alle fasce giovanili. Inoltre abbiamo anche diffuso una serie di opuscoli per informare e anche per e affrontare situazioni border line...».
Quali sarebbero, queste situazioni al limite? Si tratta di fattispecie in cui può esserci confusione sulle modalità e sugli orari. «Un esempio semplice ma comune: entra un cliente già ubriaco che chiede ancora alcol. Posso darglielo? No, perché evidentemente ubriaco. Ancora, arriva uno che non capisco se sia o meno maggiorenne: posso chiedere documento? Si, sicuramente. Sono le 3.20. posso dare alcol? No, si smette alle tre. Somministro a un cliente adulto dell’alcol ma lui poi lo passa a un ragazzino: sono responsabile io? E qui dipende, è una ipotesi molto sul filo. Se arriva un controllo, l'esercente deve dimostrare di aver fatto il possibile per evitare l’abuso. Se per esempio il passaggio dell'alcolico avviene davanti ai suoi occhi, il ristoratore deve avvertire il cliente che non si può fare. Certo, se i controllori non accettano la spiegazione, poi si finirà davanti a un giudice: in questo caso, però, sarà più semplice convincere un magistrato di aver fatto il possibile se si è in possesso di curriculum formativi sulle regole e le norme della somministrazione. Siamo di fronte a un’area grigia che occorre affrontare bene e con cura. Anche a causa di un errato consumo di alcol sono in agguato poi tutta una serie di problemi dalla movida molesta alle risse».
Alcol test per camion bar e market
Ma come regolare meglio la vendita, la somminitrazione e come impostare i necessari controlli affinché siano efficaci e non determino situazioni come quella appena vista a Como? «Intanto, noi chiediamo che le bevande alcoliche possano essere consumate solo nei locali dove ci sia un presidio».
Che significa? Mica si beve nei market... «Chi compra vodka al supermercato, esce e se la beve - afferma Calugi - Ci vorrebbero delle fasce orarie più consone e restrittive, come avviene in altri paesi, ad esempio in Gran Bretagna. Ora, la somministrazione è vietata dalle 3 alle 6 di mattina, mentre il divieto di vendita scatta dalla mezzanotte. Troppo presto? «Quando si dice che i ragazzi si ubriacano in discoteca, questo spesso non corrisponde alla verità. In realtà moltissimi passano prima ai camion bar, si ubriacano e poi vanno in discoteca. In un locale dove ci siano camerieri formati e un presidio serio, le cose cambiano. E cambiano anche i prezzi: sono diversi e meno accattivanti rispetto a un camion bar o a un market. In discoteca, per restare a questo esempio, non trovi uno shottino a 2 euro o una bottiglia di vodka a 10…»
Fasce orarie da modificare
Cosa significa rivedere le fasce orarie per Fipe? «Rispetto alla somministrazione, ci siamo. Ma sulla vendita dovrebbe esserci il divieto dalla fascia serale fino al mattino, per esempio dalle 20 o dalle 21. E dovrebbe valere anche per i camion bar, oltre che per i market. Vendano pasta, frutta e verdura, ma non possono essere luoghi dove di fatto dopo una certa ora si vendono solo alcolici. Questo, tra l'altro, impoverisce sia la qualità della vita che il tessuto economico del centro storico, oltra a contribuire a creare i problemi rispetto all’alcol. Tra i pubblici esercenti, ci sono stati anche dei morti per essersi rifiutati di vendere alcolici in situazioni critiche».
Controlli troppo fiscali?
Cosa dice Fipe rispetto alla severità dei controlli? Non si scaglia contro dei controlli eccessivamente fiscali? «Lo ripeterò all'infinito: non siamo contro i controlli, soprattutto siamo a favore di quelli a tutela delle fasce giovanili. A noi spaventa molto l’accesso all’alcol dei giovani e soprattutto dei minori - spiega ancora Calugi - Poi, certo, se esci a piedi, mi controlli e mi togli la patente, questo non ha senso. E soprattutto, lo ripeto, non si deve controllare solo il pubblico esercizio: andiamo a controllare i camion bar e i market. Premiamo invece il lavoro di chi ha una struttura e un personale fisso che costituiscono un presidio contro gli abusi. E magari, aumentiamo i controlli per chi vende alcol, soprattutto nelle fasce serali. Ricorderò sempre, in uno degli incontri, un prefetto che mi disse: «Non abbiamo mai avuto problemi con ubriachi usciti da una pizzeria o da un ristorante o pub che fosse. Molti problemi invece nascono dai ragazzini che si dividono bottiglie di alcolici su una piazza». Il vero problema è l’accesso all'alcol da canali legati alla vendita e non alla somministrazione. Dunque: «Controlli sì, ma dove i problemi esistono e non dove non ce ne sono».