“Il volo in jet privato? Non siamo tutti perfetti”. Ora “guardo all’oasi di AlUla. E faccio del mio meglio per limitare l’inquinamento”. Dopo migliaia di critiche per aver raggiunto l’Italia (e la pizza di Franco Pepe) con un volo privato a dicembre scorso, Alain Ducasse riscopre la bellezza della natura, l’importanza di un’oasi per il territorio, la sostenibilità di quest’angolo dell’Arabia Saudita dove un mese fa ha inaugurato il suo ristorante temporaneo. Che, anticipa al Gambero Rosso, potrebbe invece diventare permanente.
Chef, ci spieghi meglio il progetto AlUla che porta il suo nome.
«Quando apro un ristorante guardo sempre dove si trova: il paese, la città, il quartiere. Questa precisa posizione determina tutto. È il punto di partenza obbligatorio del processo di creazione. Qui ad AlUla questo pensiero iniziale è ovviamente l'oasi. È un luogo straordinario sia dal punto di vista storico che naturale. L'oasi ha una storia lunga 7000 anni, era un'importante tappa sulla Via dell'Incenso. E l'oasi è oggi impegnata in un ambizioso programma di sviluppo agricolo. Da tutto ciò creiamo un ristorante pop-up che offre una perfetta alleanza tra tecniche francesi, prodotti locali e patrimonio culinario tradizionale saudita».
Un mese fa è stato criticato per aver scelto di raggiungere l'Italia con un jet privato. Il progetto AlUla, però, parla il linguaggio della sostenibilità. L'ecosistema dell'Arabia Saudita, un tesoro da preservare, le ha fatto capire che è meglio per l'ambiente viaggiare insieme ad altri passeggeri o preferisce ancora farlo da solo?
«Anche se non siamo perfetti, facciamo del nostro meglio per limitare il più possibile il nostro impatto ambientale. Utilizziamo opzioni digitali per la maggior parte dei nostri incontri con i nostri partner in tutto il mondo, ma quando dobbiamo volare diamo ovviamente priorità ai voli commerciali».
Il ristorante ha aperto un mese fa. Com’è stato?
«Sono arrivato presto per esplorare la location, scoprire e assaggiare i prodotti disponibili e iniziare a pianificare il menu insieme al mio executive chef Afonso Salvação Barreto. Ho piena fiducia in lui e nel suo talentuoso team per offrire la straordinaria esperienza che immagino per il ristorante pop-up».
Quali sono stati i piatti più apprezzati finora?
«Il ristorante ha aperto sabato 20 gennaio. Difficile dire quali siano i piatti più gettonati perché, durante un'apertura, i clienti tendono ad assaggiare quante più ricette possono, siano esse vegetariane, di carne o di pesce».
Qual è il cliente tipo?
«Turisti in visita all'oasi ma anche buongustai che vengono appositamente per una cena».
E che hanno detto dopo essersi alzati?
«Ducasse ad AlUla offre uno spazio onirico e accattivante. Il cielo, le rocce, le palme sono gli elementi che ne definiscono l'identità e generano l'armoniosa fusione di elementi terreni e celesti. La nostra proposta è molto innovativa anche nel panorama food AlUla. I nostri clienti sono molto interessati al nostro progetto di una cucina dall'oasi alla tavola. E, cosa più importante, adorano il menu che fonde i sapori dell'Arabia Saudita e dell'intera regione del Medio Oriente, nonché alcune ispirazioni delle tradizioni culinarie dell'oceano Indiano con un tocco francese«.
Se dovesse avere successo, potrebbe diventare un progetto permanente?
«Dato che si tratta di un ristorante solo all'aperto, saremmo aperti solo in inverno, quindi perché anche non il prossimo? Ci stiamo pensando”.
Un altro degli stessi riguarda Roma e nello specifico l’hotel Romeo. L’apertura era inizialmente prevista per il 2023, che poi è diventato 2024. Quanto ancora dovremo aspettare per assaggiare i suoi piatti nella Capitale?
«Condivido l’impazienza di tutti. L'apertura è prevista per il 2024«.