Con il mese di febbraio – e la primavera all’orizzonte – torna il “nodo stagionale degli stagionali”. Giro di parole a parte, c’è da capire come gestire al meglio le assunzioni in campagna e l’arrivo in Italia dei flussi di extracomunitari da impiegare nel settore primario, per non rischiare di ritrovarsi scoperti proprio nel periodo clou. Cercando, dall’altra parte, di combattere il lavoro sommerso e i casi di caporalato, che tutt’ora rappresentano una piaga notevole per l’agricoltura: nel 2021 le assunzioni irregolari hanno riguardato 300 milioni di ore per un pil (sommerso) del 17%.
Ok al decreto flussi: in arrivo più di 80mila stagionali
In riferimento ai lavoratori provenienti dall’estero, è di pochi giorni fa la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (n.21 del 26 gennaio 2023) del decreto Flussi. Il nuovo Dpcm ha programmato l’ingresso annuale di 82.705 lavoratori extracomunitari stagionali e non stagionali, in aumento rispetto alle 69.700 dell’anno precedente. Nelle campagne, in particolare, si attendano 44mila unità (erano 42.000 lo scorso anno) delle quali 1.500 riservate alle nuove richieste di nullaosta stagionale pluriennale. Quote che, quindi, di fatto consentono all’impresa negli anni successivi di non essere vincolata ai termini di pubblicazione del Dpcm per avere accesso all’autorizzazione. Ma la vera novità è il rilascio di 22mila quote (erano 14mila) di ingresso per le associazioni di categoria.
Associazioni soddisfatte, ma chiedono di accelerare
Si dicono soddisfatte, soprattutto relativamente alle quote loro assegnate, le associazioni di categoria. “La misura è la dimostrazione del fatto che i tempi sono maturi per rendere strutturale la norma sperimentale introdotta dal decreto semplificazione (Dl 73/2022), e da noi sostenuta” è il commento di Coldiretti. “Un provvedimento che conferma la fiducia nel ruolo che le associazioni agricole comparativamente più rappresentative possono svolgere in questa delicata materia”, è il parere di Confagricoltura. Infine, Cia si augura che questa novità “possa finalmente portare sollievo alle aziende sul fronte del reperimento degli operai agricoli”. Ma, ha puntualizzato il sindacato agricolo “resta da sciogliere il nodo del click day per la trasmissione delle istanze alle prefetture, previsto ora per il 27 marzo 2023, a 60 giorni dalla data di pubblicazione del decreto flussi”. Secondo Cia-Agricoltori italiani, infatti, l’iter burocratico per l'ingresso dei cittadini extracomunitari deve essere il più celere possibile. Motivo per cui auspica una riduzione da 60 a 15 giorni per il termine di presentazione delle domande, in modo che le aziende possano avere a disposizione i lavoratori già a marzo. Punto su cui concorda anche Confagricoltura che chiede “uno sforzo da parte delle amministrazioni competenti affinché l’iter burocratico per l’ingresso dei cittadini extracomunitari sia il più celere possibile e consenta alle imprese agricole di poter contare su questi lavoratori già nelle prime campagne di raccolta primaverili”.
In arrivo anche i nuovi “voucher”
Non solo decreto Flussi. Come previsto dalla Legge di Bilancio, fanno il loro esordio nel 2023 anche i voucher. In realtà, non saranno propriamente dei voucher, ma dei contratti di lavoro occasionale intesi come misura straordinaria e alternativa, confinata nella stagionalità.
La misura, al momento, prevede la sperimentazione del lavoro subordinato occasionale per il biennio 2023/24 e riguarderà lavoratori non iscritti negli elenchi anagrafici agricoli. Rientrano giovani, studenti, e disoccupati che non abbiano lavorato negli ultimi tre anni, a cui si aggiungono i pensionati. Non si parla, quindi di personale qualificato, visto che l’obiettivo è incrementare l'occupazione in agricoltura senza ridurre le tutele di chi è già occupato.
Le novità rispetto ai vecchi contratti
Con una limitazione del rapporto di lavoro a 45 giorni totali nel corso dell’anno, questo tipo di contratto prevede un'unica busta paga alla scadenza del rapporto (niente buoni lavoro da acquistare al Tabacchi come quelli aboliti nel 2017, quindi). “Al momento si attende la circolare Inps che spieghi esattamente le modalità della contribuzione” spiega a Tre Bicchieri il responsabile Lavoro di Cia Danilo De Lellis “ma lo strumento è già operativo, dal momento che il Ministero del Lavoro ha già aggiornato il proprio sito con questa modalità. Serve, però, l’autocertificazione del lavoratore in cui dichiara di appartenere ad una delle categorie ammesse e di essere in possesso dei requisiti richiesti”. Relativamente alla contribuzione, se ne occuperò il datore di lavoro (e non l’Inps), che però non potrà superare un totale complessivo di 10mila euro per tutti gli assunti nel corso dell’anno e non più di 2500 euro per singolo lavoratore. Dal canto suo, quest’ultimo non potrà recepire più di 5mila euro l’anno, di cui 2500 dallo stesso datore di lavoro. Lo strumento dovrebbe essere abbastanza tempestivo anche per quanto riguarda le assunzioni a ridosso delle prestazioni, come nel caso di una vendemmia decisa in base alle condizioni meteo. Basta, infatti, comunicarlo al centro dell’impiego il giorno precedente. “Certo, non siamo tornati al buono cartaceo di sei anni fa” è il commento di De Lellis “ma possiamo dire che è un buon compromesso, tra quello che chiedevamo e l’idea di semplificazione del Governo. Si tratta di uno strumento snello, soprattutto rispetto al contratto occasionale in vigore fino allo scorso dicembre, rimasto praticamente inutilizzato”. I risultati si vedranno nei prossimi mesi. E, proprio in base a quelli, il Governo ne deciderà il futuro al termine del biennio di sperimentazione.
a cura di Loredana Sottile
L'articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 2 febbraio 2023
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