Perché ci piacciono gli agnolotti del Noma, anche se non sono per niente tradizionali

9 Gen 2024, 16:09 | a cura di
La cucina è uno dei campi più dinamici che esistano. Ecco perché non ci sconvolge vedere i "nostri" plin in una versione sperimentale

Veniamo da settimane di grande polemiche sulla cucina tradizionale italiana. Dalla carbonara del 1954, preparata dal giornalista Cesari del Gambero Rosso, gli spaghetti con le vongole e burro di Bruno Barbieri fino all'aglio olio e peperoncino del New York Times. Sarà per questo che l'ultima creazione di Noma Project - celebre laboratorio di sperimentazione culinaria danese  - ha catturato la nostra attenzione: dei perfetti plin in un brodo scuro che rivelano sia un brodo dashi troneggiano come ultima pubblicazione sul loro profilo Instagram.
Sebbene questa interpretazione della cucina italiana non sia affatto tradizionale, c'è qualcosa di irresistibile in questa combinazione unica di ingredienti che ci ha conquistato.

I plin, classico piatto del Piemonte, sono solitamente preparati con un ripieno di carne di vitello, maiale e coniglio, Parmigiano, bietole e uovo e poi serviti in brodo, al burro o al fazzoletto: cotti in brodo, scolati e raccolti in un fazzoletto caldo, senza condimenti, come vuole una tradizione antichissima piemontese. Noma Project ha deciso di mettersi in gioco, come sempre, sfidando le convenzioni e creando una versione nuova di questo piatto iconico.

I plin di Noma Project

Noma Project ha rispettato perfettamente la forma del plin che è, per tradizione, rettangolare, ma ha sostituito il brodo classico con il brodo dashi RDX, un ingrediente creato proprio da Noma Project che è in pratica una riduzione di dashi preparata con l'alga kombu, il katsuobushi,  il sake e lo Smoked Mushroom Garum che è un'altra preparazione della cucina di Nobu ottenuta dalla fermentazione di funghi biologici per 6-8 settimane. Il risultato è uno sciroppo dagli aromi profondi che offre una stratificazione di gusti provenienti dall'oceano, di umami e di cucina giapponese.

Tradizione fino a un certo punto

In un periodo in cui le reinterpretazioni delle ricette tradizionali sono state oggetto di accese discussioni in Italia, con reazioni spesso indignate, è importante sottolineare l'importanza di queste sperimentazioni. Mentre la tradizione è sacra in cucina, l'innovazione e l'evoluzione delle ricette possono essere un mezzo potente per arricchire il patrimonio culinario e promuovere la diversità gastronomica. Non possiamo negare che gli italiani abbiano una profonda affezione per la loro cucina tradizionale, ma dovremmo anche riconoscere che l'apertura a nuove interpretazioni può portare a scoperte culinarie sorprendenti.

Quello che Noma Project ha fatto con gli agnolotti del plin è un esempio di come la cucina può attraversare confini culturali e geografici per ispirare e stimolare il palato. La loro reinterpretazione non è una negazione della tradizione, ma piuttosto una celebrazione della flessibilità e della creatività che la cucina può offrire. Questa capacità di adattarsi e innovare è ciò che ha consentito alla cucina italiana di diventare una delle più amate al mondo.

Forse mentre continuiamo a difendere le nostre tradizioni culinarie, dovremmo anche abbracciare l'opportunità di esplorare nuovi orizzonti del gusto. Chi è pronto ad aggiungere alghe e funghi fermentati al proprio brodo di cappone?

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram