Lasciate alle spalle le polemiche sull'agnello in carne e ossa (Mangiare o non mangiare l’agnello a Pasqua?), abbiamo intervistato i creatori della pagina Facebook “Agnelli di pasta di mandorle brutti”. Un po' per capire come una pagina totalmente no sense possa avere avuto tanto seguito in così pochi giorni a partire dalla nascita, un po' come pretesto per parlare di questo dolce tipico del Mezzogiorno d’Italia e della sua storia.
Gli agnelli di pasta di mandorle in Italia
È il dolce tipico della Pasqua in tutto il sud Italia specie in Puglia, sopratutto nel Salento, e in Sicilia. Limitandosi alle declinazioni siciliane, sono mille le varianti: a Erice è modellato a mano, ha forma bidimensionale ed è ripieno di una cedrata che matura per diverso tempo in apposite giare. A Palermo e in tutto il resto della Sicilia prevalgono le forme tridimensionali, ottenute modellando la pasta reale con i classici stampi in gesso. A Mirto, paesino in provincia di Messina, l’agnello è bianco e nero come la pignolata, dolce tipico della zona. Mentre a Favaro è un dolce di pasta di pistacchio ricoperta di pasta di mandorle. E così via.
Agnelli di pasta di mandorle: storia e origine
L’origine dell'agnello dolce di Pasqua si perde nella notte dei tempi ed è il frutto dell’inventiva e della creatività che esistevano all’interno dei monasteri femminili. Origine condivisa con quelli pugliesi (ricordiamoci che il Salento ha un legame culturale, storico e linguistico fortissimo con la Sicilia), che sembra siano stati creati per la prima volta da una badessa del monastero leccese di San Giovanni Evangelista. La versione salentina prevede venga farcito con la faldacchiera (una crema fatta con uova cotte a fuoco lento), confettura di pere e gocce di cioccolato. In ogni caso, prima di approdare nelle moderne pasticcerie per rappresentare la vera e propria tradizione della Pasqua, la ricetta dell’agnello, custodita gelosamente all’interno dei monasteri, fu a lungo realizzata tra le mura domestiche. Dopo una rapida analisi della pagina sembra proprio che questa usanza continui tuttora in moltissime case italiane. Ed è testimoniata da foto a dir poco esilaranti.
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Il trentottenne Giovanni De Stefano le ha raccolte in una pagina Facebook, gli abbiamo chiesto come è nata l'idea.
Presentati.
Sono leccese, vivo a Roma e mi occupo di editoria digitale e social media.
Quando hai aperto la pagina?
Venerdì santo del 2019!
Come è nata l'idea?
Un po' per gioco, senza nessuna finalità recondita. Stavo aspettando di andare in riunione e un collega mi ha offerto un agnello non propriamente bellissimo, ma che mi ha acceso una lampadina, così una volta tornato a casa ho creato la pagina e ho pubblicato alcune foto che mi erano apparse in home.
Poi che cos'è successo?
Dopo un paio di ore mi sono cominciate ad arrivare un sacco di foto.
Ti ha stupito?
Mi ha stupito di più vedere come in un momento dei social così buio, ci fossero persone pronte ad auto prendersi in giro. Persone che mettono a nudo i propri difetti (o i difetti di mamma, moglie e suocera!) senza vergognarsi e mantenendo toni leggeri. Non è un caso che siano quasi più interessanti i commenti rispetto alle foto.
Chi partecipa di più?
Soprattutto salentini e siciliani, entrando nel dettaglio, le città più attive sono Lecce e Favara. C'è da dire che quelli leccesi sono gli agnelli più bruttini perché più granulosi, mentre quelli siciliani di norma assomigliano… a delle piccole mucche.
Chi segue la pagina?
La città con più fan è Roma, forse perché ci sono tanti pugliesi e siciliani emigrati, seguono a pari merito Palermo e Lecce, poi ci sono Milano, Bologna, Torino, Gallipoli (Gallipoli!) e Bari. La fascia d'età? Va dai 25 ai 34 anni.
Più uomini o più donne?
Le donne con il 60% dei like alla pagina.
La top 5?
Secondo i dati, a oggi, ci sono questi agnelli (vedi gallery).
Che ne sarà della pagina?
Visto e considerato che continuano ad arrivarmi qualcosa come trecento foto al giorno, pensavo di eleggere la foto più bella/brutta attraverso i sondaggi. Potrei organizzare una sorta di campionato con tanto di ottavi, quarti e semi finale.
Poi?
E poi ci rivediamo il prossimo anno e il prossimo ancora!