Afghanistan-Italia. Il viaggio di Hamed
In principio fu l'Orient Experience. Era il 2012 e Hamed Ahmadi apriva un piccolo ristorante con gastronomia in zona Cannaregio per raccontare l'esperienza di un viaggio in Medio Oriente, al fianco di ragazzi pakistani, afghani e iraniani, sulla rotta dei migranti dei tempi moderni, non troppo distante da quella ben più fortunata dell'Orient Express di letteraria memoria. D'altronde lo stesso Hamed, oggi perfettamente integrato nella realtà imprenditoriale veneziana, sa bene cosa significhi essere un rifugiato politico, arrivato nel 2006 alla Mostra del Cinema del Lido per presentare un documentario e adottato dall'Italia: otto mesi in un centro d'accoglienza e poi un tirocinio come giardiniere del Guggenheim.
Fino a trasformarsi in punto di riferimento – mediatore culturale come si definisce nel gergo di settore – per tutti quei ragazzi in fuga dalla guerra dei talebani, profughi in viaggio sul cammino della speranza, mesi duri (e costosi) che si superano insieme, il ricordo di casa alle spalle (e nel cuore), il desiderio di un futuro migliore altrove.
Orient Experience. Il primo bistrot etnico-solidale
Molti di quei ragazzi oggi garantiscono il successo del format etnico-solidale ideato da Hamed. Da buon regista lui li ha coinvolti in un racconto di quel viaggio sofferto che è anche condivisione di abitudini alimentari, scoperta di nuove cucine, commistione di ingredienti e mix di esperienze artigianali. E oggi è proprio il cibo della “contaminazione” culturale – l'Iraq che incontra la cucina greca, la tradizione turca che sposa influenze afghane, in un tripudio di kofte, dolma, tzaziki, moussaka, falafel – che orienta il menu di quindici portate di Orient Experience, che da un paio d'anni può contare su una seconda insegna in Campo Santa Margherita. In sala e in cucina un personale d'eccezione: quei giovani immigrati che ambivano a un futuro migliore. E l'hanno trovato.
Africa Experience. Un nuovo racconto del cibo
Ecco perché Hamed Ahmadi non si ferma: entro Natale aprirà in Calle Lunga San Barnaba (ancora nella zona della movida veneziana, vicino Santa Margherita) Africa Experience. Formula che vince non si cambia, ma si apre a nuove suggestioni, al seguito dei flussi migratori che ridisegnano le rotte dell'integrazione culturale, dalla Somalia e dal Ghana passando per Lampedusa.
Il nuovo spazio, 120 metri quadri dove scoprire i sapori dell'Africa che travalica i confini nazionali, sarà gestito a rotazione dagli immigrati ospiti dei Centri d'Accoglienza della zona, tra cui molte donne. E il cibo sarà di nuovo racconto di un viaggio. Protagonisti in tavola i piatti che nascono estemporanei durante il tragitto e poi si trasformano di diritto in nuove, potenti espressioni gastronomiche di un incontro tra identità culturali.
Con l'auspicio che le parole di Hamed – rilasciate al Fatto Quotidiano - possano essere recepite ai piani alti: “Vorrei che questa idea venisse esportata in tutta Italia. I governi e le istituzioni dovrebbero spingere le persone a ragionare sull’immigrazione anziché giocare sulla paura dello sconosciuto. Oggi si dice che gli stranieri siano mantenuti dalla collettività e domani che ci rubano il lavoro. L’immigrazione è sempre esistita e non dovrebbe essere trattata in termini politici bensì economici”.
a cura di Livia Montagnoli