Le vigne ad alberello. Un patrimonio da difendere
Adottare un alberello. Non uno qualunque, però. In questo caso si tratta di vecchi vigneti con l'impianto tipico del Salento e oggi quasi in estinzione. Il progetto è delle Cantine Paololeo che intendono in questo modo salvaguardare tutta una tradizione antichissima che rischia di andare persa: l'alberello produce poca uva, attorno ai 30/35 quintali per ettaro, e questa è una delle ragioni che ha portato molti viticoltori a estirpare i vecchi vigneti per sostituirli con impianti a spalliera che garantiscono una produzione elevata, mai meno di 60 quintali per ettaro. Tuttavia, oltre alla perdita di una tradizione, c'è in gioco anche il futuro. Solo in questi vecchi vigneti si trovano, infatti, i biotipi di Primitivo e Negroamaro che non sono in vendita nei vivai, unici per le caratteristiche del grappolo e dell’acino ma anche per la qualità del gusto e del colore che riescono a trasmettere ai vini.
L’adozione di Cantine Paololeo
“Salvare l’alberello dall’estinzione è la condizione necessaria per fare qualità” afferma Paolo Leo “quando nel 2012 ho acquistato l’antica Masseria Carritelli avevo chiaramente impresso nella mia mente l’intero progetto: il recupero di quell’antico sito da destinare all’accoglienza enoturistica, ma soprattutto la tutela di quelle piante così vecchie ma preziose, dove ancora in alcuni tratti era presente e vivo l’impegno e il lavoro dei nostri antenati”. A questo nobile scopo, si aggiunge anche il coinvolgimento diretto dei consumatori: ogni “genitore adottivo” potrà vivere per 365 giorni la magia dell’arte vinicola, con appositi percorsi online e iniziative direttamente nella cantina pugliese. Nei pacchetti sono compresi l'attestato ufficiale di “vignaiolo onorario”, un sacchetto di terra Dorso Rosso, vini e degustazioni. A pochi mesi dal lancio, le adozioni sono circa 150, e hanno coinvolto anche nomi molto noti del settore, come l'enoteca Bernabei di Roma che ha adottato un intero filare.
Per maggiori informazioni www.dorsorosso.it
a cura di Loredana Sottile