Addio Enoteca Italiana di Siena. Fallito anche l'ultimo piano di recupero

27 Ott 2017, 15:00 | a cura di

Finisce male la storia del più antico ente italiano per la promozione dei vini, fondato con regio decreto nel 1933. Il sindaco Valentini: "Troppi debiti: non ci sono le condizioni per andare avanti". 


L'epilogo di una lunga storia

Con 17 voti a favore e 11 contro, il Consiglio Comunale di Siena ha deliberato la messa in liquidazione dell'Enoteca Italiana di Siena. La decisione si aggiunge a quella del Consiglio della Provincia di Siena, che lo scorso 23 ottobre aveva votato a maggioranza lo scioglimento. Il Sindaco di Siena, Bruno Valentini, parla di ‘un atto reso obbligatorio dalla valutazione fatta dai revisori dei conti dell’ente, che non rilevano la possibilità di continuità aziendale". La storia del più antico ente italiano per la promozione dei vini, fondato con regio decreto nel 1933, finisce qui. Ora, il prossimo passo sarà la convocazione dell'assemblea straordinaria dei soci dell'Enoteca per formalizzare la liquidazione, fatte salve "le procedure a tutela della storia, del marchio, delle attività dell’ente e la salvaguardia del posto ai dipendenti".

I motivi che hanno portato alla decisione sono essenzialmente dovuti alla difficoltà di reperire fondi sufficienti per assicurare la gestione, alla problematicità della riscossione dei crediti nei confronti della Pubblica amministrazione e soprattutto al "fardello dei debiti insostenibili", la cui eliminazione è la condizione di base per qualsiasi ipotesi di ripartenza.

 

Gli errori di gestione e l'incapacità di rinnovarsi

L'ultimo tentativo di risollevare le sorti dell'Enoteca risale al 2015 quando i soci, tra cui Regione Toscana, Provincia e Comune di Siena, aveva dato vita a un piano di rientro, che nonostante gli sforzi economici, non aveva dato i risultati sperati. Erano intervenuti contro la chiusura anche gli ex presidenti dell'Ente, Riccardo Margheriti, Flavio Tattarini e l’ex segretario generale Pasquale Di Lena. In un appello al Governo si chiedeva di"non vedere andare disperso un patrimonio di cultura e professionalità, che ha dato un contributo sostanziale alla crescita della qualità e dell’immagine dei vini italiani, al successo che essi vivono sul mercato e, grazie ad essi, al sorprendente sviluppo del turismo enogastronomico".

Errori di gestione a parte, l'Ente Vini di fatto non si è saputo rinnovare e non era più considerato dal mondo produttivo (aziende, consorzi, associazioni, ecc.) un interlocutore valido e al passo con i tempi della promozione e della comunicazione globale.

 

Oltre 80 anni di Enoteca Italiana

Creato nel ‘33 come emanazione dalle istituzioni economiche e professionali senesi, l'Ente diventa operativo con la prima Mostra mercato dei vini tipici e di pregio italiani, l’unica manifestazione di rilevanza nazionale dell’epoca. Con gli anni Cinquanta diventa Ente Autonomo, a cui furono affidati i compiti di promozione e valorizzazione dei vini in Italia e all’estero. Alla metà degli anni Sessanta, d’intesa con il Ministero dell'Agricoltura, l'Enoteca rinunciò per problemi finanziari e logistici, alla Mostra mercato, che poi passò a Verona per diventare l’attuale Vinitaly. All’Enoteca, inoltre, fu demandato il compito di organizzare laSettimana Nazionale dei Vini, un contenitore per l’approfondimento delle tematiche vinicole e la valorizzazione della produzione nazionale. Questo contesto ha favorito la creazione dell’Accademia della Vite e del Vino, dell'Associazione delle Città del Vino, del Movimento del Turismo del Vino, dell’Associazione Donne del Vino, che l’Enoteca ha supportato almeno sino al raggiungimento dell’autonomia organizzativa di ognuno. Hanno fatto parte del cda, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc, Coldiretti, Confederazione Italiana Agricoltori, Confagricoltura, Anca Lega Coop e altri ancora mentre le cantine italiane associate hanno toccato le 600 unità. Numerose le pubblicazione di libri e dispense, tra cui l'Atlante dei Territori del Vino Italiano (2013) che descrive la mappa geografica della vitivinicoltura italiana.

 

a cura di Andrea Gabbrielli

 

 

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