Il ricordo di Andrea Paternoster
“Siamo tutti certi che Andrea è e sarà in ogni ape che ci circonda, in ogni elemento della natura e in ogni respiro vitale che anima questo mondo”. È con queste parole che familiari e colleghi hanno dato questa sera, 18 aprile 2021, il triste annuncio della scomparsa di Andrea Paternoster, l’apicoltore che ha cambiato il modo di concepire e approcciarsi al miele, l’imprenditore ma prima di tutto l’uomo, l’amante della natura, il professionista, l’appassionato. Andrea difensore e promotore dell’eccellenza del miele italiano, che dai primi anni ’90 ha impresso la sua firma su una ricca gamma di prodotti, e che oggi ci lascia dopo aver lottato con tenacia in seguito a un incidente stradale in cui è stato coinvolto lo scorso giovedì. “I suoi organi sono stati donati pensando a questa continuità di vita ed energie”, specifica la famiglia sulla pagina facebook dell’azienda Mieli Thun. Un omaggio al ciclo e la forza della natura, fino alla fine.
Andrea Paternoster e la rivoluzione del packaging
Non serve essere esperti di apicoltura per conoscere il nome di Andrea: i consumatori più curiosi saranno sicuramente stati attratti negli anni dalle confezioni originali, curate nei minimi dettagli, la selezione attenta, la scelta sempre più ampia targata Mieli Thun. E pensare che l’attività è nata quasi per gioco: i Paternoster sono agricoltori da sempre, poi un giorno Andrea ritrova per caso degli alveari inattivi lasciati dal nonno negli anni ’20, ed ecco che crea l’azienda apistica, che si distingue fin da subito anche per la grafica accattivante, caratteristica per niente scontata nel settore. È il senso creativo di Andrea a dare forma a tutto, dal logo al packaging, così diversi da quelli solitamente in commercio: per idearli, infatti, si è lasciato ispirare dal mondo della cosmesi e della profumeria, come ci ha raccontato in un’intervista del 2017.
I mieli di Mieli Thun
Oltre alla forma, naturalmente, il contenuto. Tanto contenuto! Pur vivendo e lavorando principalmente a Vigo di Ton, in provincia di Trento, Andrea si spostava in diversi territori per far bottinare le proprie api, sempre con l’obiettivo di valorizzare le singole varietà e promuovere così l’ampia biodiversità italiana. Infatti, i suoi fiori all’occhiello sono sempre stati i mieli unifloreali, quelli prodotti con una singola cultivar. Acacia, arancio, castagno, tiglio, sulla, cardo, corbezzolo, edera, bosco, melo… e poi millefiori, certo, ma anche rarità come il miele di erba medica, realizzato nelle zone di produzione del Parmigiano reggiano, dove la pianta viene coltivata per l’alimentazione delle vacche, un miele dal colore bianco e il sapore delicato, quasi neutro, che Andrea chiamava “il miele della gentilezza”.
Gli esperimenti, la ricerca, l’innovazione
All’apicoltore va il merito di aver saputo elevare il miele da “semplice” prodotto agricolo a eccellenza del made in Italy, specialità di pregio, ingrediente dal fascino profondo, al pari di un buon vino…ma senza mai incappare nell’errore di voler emulare il percorso fatto nel settore vitivinicolo: si tratta di due mondi differenti e Andrea lo sapeva bene. Per questo ha provato (con successo) a creare lui stesso una via da seguire, spianando la strada a tanti altri giovani apicoltori che hanno deciso di scommettere su un prodotto per tempo considerato banale, scontato. Non sono mancati, poi, gli esperimenti. Quello con l’idromele, per esempio, nato quasi per caso a seguito della ricca produzione di aceto di miele avviata nel 2003, un prodotto ottenuto attraverso la lenta ossidazione dell’idromele all’aria in carati di rovere. E allora perché non riportare in auge lo stesso idromele? Una bevanda che, paradossalmente, va contro il lavoro delle api, che cercano invece di evitare che il miele fermenti.
Eppure, Andrea ci è riuscito, ha imbottigliato le prime partite nel luglio 2017, ma non si è limitato a questo. Provenendo da una zona particolarmente vocata per il metodo classico, ha deciso di applicare questa tecnica vitivinicola all’idromele: ha unito 30% di miele millefiori di montagna e 70% di acqua, iniettato la soluzione con del mosto d’uva e fatto partire la prima fermentazione. Dopo una settimana sulle torbe e riposo in botte, ha aggiunto 30 grammi per litro di miele di erica, fatto la presa di spuma in bottiglia, lasciato la bevanda sui lieviti per 14 mesi e, nel novembre 2018, la prima sboccatura. Un idromele spumantizzato non è certo una bevanda comune: in che occasioni si beve? Soprattutto, con cosa? Qualche anno fa lo abbiamo chiesto direttamente a lui, che ci ha risposto con la sua solita schiettezza: “Pizza bianca con la mortadella. L’aperitivo perfetto”.
Diretto, professionale, ironico, genuino ma mai banale. Un apicoltore innovatore che lascia dietro di sé una famiglia e una squadra di professionisti capaci, in grado di mantenere gli alti standard qualitativi a cui Andrea aveva abituato i propri clienti. Ma soprattutto una schiera di colleghi pronti a rendergli omaggio, imitare il suo percorso e continuare a lavorare affinché il miele acquisti la dignità che merita. Ad accoglierli, ci sarà ora un pubblico più attento, aperto, che si approccia al mondo dell’apicoltura con occhi diversi e orecchie ben tese. Proprio come avrebbe voluto Andrea.
a cura di Michela Becchi