Addio alla scadenza per frutta e verdura al supermercato. Dal Regno Unito l'idea per ridurre lo spreco

31 Mag 2018, 08:20 | a cura di

Tesco è la catena di retail più potente del Regno Unito. Sua l'iniziativa per contrastare lo spreco alimentare, eliminando la dicitura best before dai prodotti preconfezionati del reparto ortofrutta: genera confusione, molto meglio affidarsi al buon senso. 


Il buon senso del consumatore

Come si combatte lo spreco? Col buon senso. Asserzione troppo generica per essere risolutiva, forse, ma indubbiamente centrata, nella sua semplicità. E proprio al buon senso del consumatore faranno appello, d'ora in avanti, i supermercati britannici che hanno scelto di eliminare la dicitura “da consumare preferibilmente entro...” per i prodotti in vendita al reparto ortofrutta. A farsi portavoce dell'istanza antispreco, la più celebre catena di supermercati del Regno Unito, Tesco, che ometterà la dicitura best before dall'etichetta di una settantina di prodotti freschi preconfezionati, tra mele, patate, cipolle, agrumi, pomodori. Un provvedimento che conferma l'impegno del gruppo per contrastare un fenomeno di portata globale che sul suolo inglese, secondo studi recenti, fa registrare uno spreco di frutta e verdura ancora perfettamente digeribile pari al valore di 700 sterline all'anno per ogni famiglia media.

 

Lotta allo spreco. Le iniziative di Tesco

Nell'ambito della sua campagna di sensibilizzazione sul tema, all'inizio di maggio, il gruppo di punta del retail britannico ha lanciato la linea di succhi Waste Not, ricavati a freddo da frutta e verdura di qualità rifiutata dal mercato per motivi estetici (in Italia lavorano con merito sugli stessi, gustosi, prodotti, i ragazzi di Buono e Sano). Incoraggianti i numeri dell'operazione: un risparmio di circa 3,5 tonnellate di frutta e verdura altrimenti destinate al macero entro tre mesi dalla commercializzazione del prodotto, venduto in bottiglie di plastica riciclata al 30%. Con il merito di contemplare nella formulazione delle ricette anche prodotti come il sedano e la barbabietola. Del primo, il mercato agricolo inglese rigetta il 50% della produzione; ancor più difficilmente, le barbabietole superano il controllo legato al calibro ideale per entrare nel circuito della grande distribuzione.

 

Addio al “best before”

Lo step successivo è appunto quello che si sta concretizzando negli ultimi giorni, con i consumatori chiamati a valutare, “secondo buon senso”, lo stato di conservazione dei prodotti deperibili. Questo soprattutto per stroncare sul nascere la confusione solitamente indotta in chi acquista dalla dicitura best before, assolutamente non discriminante sulla commestibilità del prodotto (a differenza dello use by, “da consumare entro”, perentorio nel definire entro quale termine consumare prodotti come carne, pesce, latticini, prima che diventino rischiosi per la salute; e infatti anche la legge tratta le diciture in modo diverso). E Tesco potrebbe rapidamente fare scuola: diverse catene di supermercati britannici si dicono favorevoli all'iniziativa, e pronti a favorirla a propria volta. Lidl, per esempio, ha già scelto di aderire, mentre gruppi come Waitrose si impegnano a ridurre il prezzo dei prodotti in questione quando la data best before è vicina. In Italia, invece, si dice piuttosto scettica sul provvedimento Coldiretti, che ritiene l'indicazione in etichetta necessaria per avvertire i clienti sullo stato di conservazione dell'alimento: il tempo, infatti, indebolisce le caratteristiche nutrizionali, gustative e organolettiche del prodotto fresco, e chi compra ha il diritto di esserne informato (bisogna dire però che l'associazione ha ancora il dente avvelenato per l'introduzione dell'etichettatura a semaforo sul mercato britannico, rea di penalizzare alcuni prodotti made in Italy a marchio Dop tra i più famosi). Ma allora, come la mettiamo con lo spreco alimentare?

 

a cura di Livia Montagnoli

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