La vita dopo il terremoto
Ripartire da zero non solo è possibile, ma necessario. Quando la vita di intere popolazioni viene tragicamente sconvolta da una calamità come quella del terremoto del 2016, andare avanti, voltare pagina, riprendere il ritmo abituale e ricominciare, anche dalle tradizioni più piccole, è l'unica soluzione. È proprio nelle vecchie abitudini, infatti, che bisogna trovare la forza per recuperare lo stile di vita di una volta. Le sagre di paese, per esempio, quelle dai sapori veraci e i profumi intensi che si spandono per la piazza e le vie del borgo, la musica diffusa in ogni angolo e il chiacchiericcio allegro dei compaesani. Ad Amatrice, fra tutte era la Sagra degli spaghetti all'amatriciana la festa per antonomasia che radunava non solo gli abitanti del comune ma anche tanti romani e buongustai dei dintorni, che si recavano nel borgo reatino appositamente per un assaggio del celebre primo laziale.
La sagra dell'amatriciana
Terra dalla cucina solida e robusta, Amatrice ha fatto della ricetta uno dei propri marchi di fabbrica. E la sagra ne era la migliore rappresentazione pubblica, un evento da non perdere per qualsiasi appassionato di gastronomia. Un appuntamento interrotto bruscamente due anni fa, poco prima di spegnere la 50esima candelina, ma che quest'anno torna, in una nuova, rinnovata veste che mantiene ben saldo il legame con il passato, ma che si propone come un punto di luce, una speranza per tutti gli abitanti, oltre che un esempio per le altre regioni colpite dal sisma. La Ripartenza è l'inequivocabile slogan dell'edizione 2018, in scena a fine agosto, con data da definire. “Credo che la storia di un popolo passi anche e soprattutto per le sue tradizioni, che sono imprescindibili e vanno tutelate e sostenute con ogni mezzo”, scrive in una nota il sindaco di Amatrice Filippo Palombini. E continua: “La Regione Lazio sta dando un supporto importante al Comune e alla nostra Pro Loco, che per mezzo secolo ha organizzato la sagra e che quest'anno è pronta a dare il suo insostituibile supporto alla tre giorni che ci apprestiamo a vivere tutti insieme”.
Il turismo gastronomico
Anzi, a rivivere, con la gioia di sempre e una ritrovata energia."La nostra Sagra è una delle tradizioni più belle di questa terra, e sicuramente la più famosa”, ha aggiunto Adriana Franconi, Presidente della Pro Loco di Amatrice, “siamo pronti per tornare a celebrarla come è stato per 50 anni. Sono lieta che per tre giorni, nelle nostre vie, potranno tornare a diffondersi gli odori della nostra salsa, che è un pezzo della nostra storia". Un appuntamento che per tempo ha generato un flusso di turisti notevole nella zona, e che proprio per questo ha intenzione di tornare nella sua terra d'origine, “ovviamente nel rispetto di tutte le condizioni di sicurezza, lanciando così un altro segnale importante alle comunità locali che faticosamente e caparbiamente vogliono tornare alla normalità”, ha commentato il presidente dellaRegione Nicola Zingaretti.
«Iniziare il dopo»
Certo, recuperare una festa così storica, così profondamente radicata nell'animo cittadino, simbolo di allegria e spensieratezza, non è facile, soprattutto per chi Amatrice l'ha conosciuta e vissuta prima di quel 24 agosto. Come ha spiegato il sindaco del comune, è inutile nascondere che “nulla sarà come prima e che per sempre ci sarà 'un prima e un dopo' quel 24 agosto. Il prima è finito proprio quando eravamo pronti per festeggiare la 50esima edizione della nostra festa”. Dimenticare è impossibile, risorgere è doveroso. E lo si fa anche e soprattutto con i piccoli gesti della quotidianità. Con una sagra che – siamo fiduciosi – continuerà ad attrarre ancora golosi di ogni dove, come prima. Più di prima. “Non abbiamo ancora voglia di 'festeggiare', ma abbiamo bisogno di iniziare 'il dopo'”.
a cura di Michela Becchi