Acqua contaminata: un'inchiesta francese incastra Nestlé

8 Feb 2024, 14:32 | a cura di
Nestlé e altri produttori di acqua in bottiglia francesi hanno filtrato illegalmente la loro acqua per nascondere la contaminazione

Per anni Nestlé Waters e altri grandi produttori di acque hanno violato la legge francese, filtrando illegalmente la loro acqua per eliminare contaminazioni. L'indagine, durata anni, apre una voragine nel mondo delle acque minerali.

Parliamo della Francia, ma sappiamo bene quanto il mondo della acque minerali sia complesso anche in Italia, che detiene il primato di consumo in Europa con trend di mercato sempre più estremi. Ce ne siamo occupati, con una classifica delle migliori effervescenti naturali cercando anche di fare chiarezza sulle insidie delle microfiltrate, ma la questione francese, apre nuovi, inquietanti scenari.

water bottles

Premessa doverosa

In Francia e in maniera simile anche in Italia, le acque in bottiglia possono essere di tre tipi: minerale naturale (come Perrier, Vittel, Evian), di sorgente (Cristaline) e acqua per il consumo umano, resa potabile mediante trattamento. Le prime due, prelevate da falde acquifere sotterranee profonde sono (a questo punto meglio sarebbe dire dovrebbero essere) microbiologicamente sane, senza rischi di contaminazione e inquinamento. Perciò l'Afssa (Agenzia francese di sicurezza sanitaria degli alimenti) ammette pochi trattamenti: i filtri a carbone o filtri UV sono vietati così i filtri inferiori a 0,8 micron e, i filtri concessi devono solo eliminare eventuali particelle di ferro o manganese, non modificare le caratteristiche microbiologiche dell'acqua di sorgente. Molto più pure di quella del rubinetto, in teoria, e molto più costose, in pratica.

L'inchiesta francese

Un'inchiesta di Le Monde e della Cellule Investigation di Radio France rivela gravi irregolarità nei trattamenti di gran parte delle acque in bottiglia francesi, Nestlé è l'imputato principale, non l'unico, reo confesso come raccontato lunedì 29 gennaio 2024 dal quotidiano Les Echos nell'articolo: Perrier, Vittel, Contrex: Nestlé fa il suo mea culpa. Un mea culpa che suona come un tentativo di ripulire la propria immagine prima di essere travolti dallo scandalo, un'operazione di washing in piena regola, come capita di vedere sempre più spesso, prima o dopo il pubblico discredito. Ma la vicenda ha contorni più ampi. Mettetevi comodi.

La spy story dell'acqua minerale

A ripercorrere le tappe dell'indagine, si scoprono incontri segreti, accordi sottobanco e frodi industriali ai danni della salute dei consumatori nello stile delle migliori spy stories: un anno fa un incontro interministeriale vedeva l'ufficio del Primo ministro francese insieme a quelli dei Ministeri dell'Economia e della Salute discutere dell'acqua Nestlé e dei suoi impianti di produzione e confezionamento. Le questioni in ballo riguardavano «il monitoraggio batteriologico e virologico rafforzato della qualità dell'acqua» e «la possibilità di autorizzare la pratica della microfiltrazione inferiore a 0,8 micron modificando i decreti prefettizi», a seguito delle richieste del produttore. Insomma: Nestlé Waters chiede delle deroghe alle leggi, l'ufficio di Elisabeth Borne, allora Primo Ministro, pare acconsentire.

Le tappe delle indagini

Riavvolgiamo il nastro: nel 2020 la segnalazione di un dipendente del gruppo Alma – che produce l'acqua più venduta di Francia, la Cristaline, nonché le famosissime Vichy Célestins e Châteldon – fa scattare un'indagine della Direction Générale de la Concurrence, de la Consommation et de la Répression des Fraudes che attesta trattamenti non conformi alla normativa: solfato di ferro e CO2 industriale, microfiltrazione al di sotto delle soglie autorizzate (che significa con un maggiore potere di filtrazione) e miscelazione con acqua di rubinetto. È il vaso di Pandora: nello stesso anno l'antifrode scopre che il problema non riguarda solo Alma, terzo gruppo di Francia dopo Nestlé e Danone, ma che le violazioni sono un po' ovunque. Analisi incrociate rilevano che molti produttori del settore acquistano filtri non autorizzati. Tra questi anche il gigante dei giganti: Nestlé Waters, che detiene più di un terzo del mercato in Francia con due siti di confezionamento in Francia: nei Vosgi (Vittel, Contrex, Hépar) e nel Gard, a Vergèze (Perrier).

L'accordo segreto

Non è finito qui, l'inchiesta rivela una sorta di accordo segreto che il colosso è riuscito a strappare al governo Macron: a fine agosto 2021 Nestlé ha un incontro riservato con il Ministro dell'Industria Agnès Pannier-Runacher a Bercy, nel quale ammette l'uso di trattamenti irregolari: le fonti d'acqua sono contaminate, e senza queste procedure non sarebbero più state utilizzabili. Non solo: chiede l'autorizzazione a continuare la pratica. Di più: chiede di valutare una modifica della normativa. E il Governo che fa? Informa il pubblico ministero e le autorità europee secondo quanto previsto dai regolamenti? No. Accetta di trattare. Ma nel frattempo ci sono i presupposti per avviare un'indagine: Le Monde e Radio France entrano in possesso di una lettera firmata da Bruno Le Maire a Bercy, Olivier Véran, allora Ministro della Sanità, e Agnès Pannier-Runacher, Ministro dell'Industria, che chiede all'Ispettorato Generale degli Affari Sociali (Igas) di «valutare l'uso di trattamenti non autorizzati da parte dei produttori». Dunque tesa a fare luce su tutto il comparto e non solo su Nestlé, per capire «quale impatto questi trattamenti, o la loro cessazione, potrebbero avere sulla qualità sanitaria dell'acqua». Partono i questionari per i produttori sui trattamenti usati, si chiedono ispezioni agli impianti di confezionamento: sono 32 in totale, molte ai siti Nestlé. I risultati presentati con grande riserbo e ritardo a luglio 2022 evidenziano che un terzo dei marchi di acqua in bottiglia non rispetta le norme, con una stima al ribasso data dalla difficoltà a individuare «pratiche deliberatamente nascoste».

 

Il caso Nestlé: irregolarità al 100%

Per Nestlé, le irregolarità riguardano il 100% dei suoi marchi, con «gravi violazioni» delle normative, occultamento dei trattamenti e manomissione dei controlli dell'acqua alla fonte, con rilievi fatti dopo i filtri e non prima. Un altro grave inganno. Il cui motivo è presto detto: le acque sono regolarmente contaminate, in particolare da batteri come l'Escherichia coli. Nella Perrier sono state scoperte anche tracce di inquinanti chimici, come metaboliti dei pesticidi. I trattamenti illeciti servono a ripulire l'acqua contaminata, violando il codice di salute pubblica.

Nestlé Waters ammette, spiega che «i cambiamenti delle condizioni climatiche e ambientali, con il moltiplicarsi di eventi estremi come siccità e inondazioni, uniti all'espansione delle attività umane intorno ai nostri siti, rendono molto difficile mantenere la stabilità delle caratteristiche essenziali dell'acqua minerale naturale», che lavorerà per riportare la situazione alla normalità, per quanto possibile, e che mentre trattamenti a raggi ultravioletti e filtri a carboni attivi sono stati eliminati, i dispositivi di microfiltrazione «compatibili con il quadro normativo» sono ancora lì. Ma secondo Le Monde e Radio France non c'è alcuna compatibilità, e anche l'Agenzia nazionale francese per la sicurezza alimentare (Anses) nel gennaio 2023 spiega che i filtri utilizzati per il trattamento dell'acqua non dovrebbero mai essere usati per mascherare una mancanza di qualità. Insomma. queste pratiche non dovevano essere ammesse, né prima né dopo, e invece arriviamo a febbraio 2023 e alla riunione «sulla possibilità di autorizzare l'uso della microfiltrazione inferiore a 0,8 micron modificando i decreti prefettizi».

bottiglie acqua immagine freepik

La situazione oggi

«La sicurezza sanitaria dei nostri prodotti è sempre stata garantita e rimane la nostra priorità assoluta» dichiarano a Le Monde e Radio France da Nestlé, e il Ministero dell'Economia assicura che «in questa fase non è stato identificato alcun rischio per la salute legato alla qualità dell'acqua in bottiglia». Insomma: l'inganno c'è stato ma era a buon fine, per tutelare i consumatori. Oggi Nestlé dic di aver messo in pausa alcuni pozzi e avviato "la produzione di una nuova gamma di bevande a base di acqua per il consumo umano" ovvero quella per cui alcuni trattamenti sono consentiti. Ma se ha eliminato i filtri da tutti gli impianti, il rischio sanitario è più alto di prima? Secondo gli ispettori dell'Igas «non sarebbe prudente concludere che il rischio sanitario, in particolare quello microbiologico, sia perfettamente sotto controllo» ed eliminare certi trattamenti attuati per «compensare un difetto di qualità della risorsa, può essere un rischio». Nel frattempo la questione è entrata in tribunale, almeno per quanto riguarda alcuni stabilimenti, mentre si prospettano tempi bui per il mercato delle minerali dall'altra parte delle Alpi.

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