Le Fooding. La guida della nouvelle vague
Michelin acquisisce il 40% di Le Fooding, editore specializzato che oggi gestisce una guida, un magazine online, un sito e un'applicazione mobile. In Italia la portata della notizia giunge sfumata, l'onda d'urto attutita dall'arco alpino. Ma concettualmente l'accordo tra i due gruppi che sulla gastronomia francese e i suoi attori hanno costruito il proprio successo, in modi e tempi molto diversi, è un'operazione che nasconde qualche riflessione in più. Soprattutto perché all'alba della prima apparizione, nel 2000, il progetto di Alexandre Cammas fu subito identificato da una certa critica conservatrice come l'antiMichelin per eccellenza. Una sfida editoriale che a distanza di oltre 15 anni si è rivelata vincente, e all'epoca intercettava il fermento di una ristorazione in cerca di nuovi autori e formule da presentare a una città, Parigi, stanca di rifugiarsi esclusivamente nel gotha delle tavole stellate che all'epoca conquistavano le preferenze dei gourmet. E invece all'inizio degli anni Duemila, il sistema gastronomico francese era pronto per la rivoluzione della bistronomie: una ristorazione anticonvenzionale, quartieri desueti, spazi scomodi e senza pretese, cucina di mercato, pochi ingredienti, grande personalità. Le Fooding, maturato mentre tutto stavo cambiando, intercettava la nouvelle vague, costruendo il proprio punto di forza intorno all'atmosfera che fa la differenza e alla spontaneità di recensioni per tutte le tasche, perlustrando le insegne meno blasonate, i nuovi bistrot, le tavole dove passare una bella serata, quelle ideali per mangiare da soli e i locali perfetti per una cena tra amici, le insegne del cuore e le cucine aperte fino a tardi.
Il matrimonio inaspettato
E così dicendo, per una mappatura capillare, originale, indipendente che ha finito per allargarsi a tutta la Francia, e ogni anno orienta in modo crescente le preferenze dei francesi (l'ultima edizione, dedicata a L'amour a la bouche, ha premiato Giovanni Passerini come chef dell'anno). Insomma, Le Fooding ha finito per incarnare uno stile di critica gastronomica alternativa, che premia il piacere di stare a tavola, senza preoccuparsi di schemi precostituiti. Ecco perché il matrimonio con la Rossa, confermato qualche giorno fa con un comunicato del gruppo Michelin, ha suscitato qualche perplessità tra gli estimatori della prima ora. In realtà, assicura Cammas che manterrà il comando con Marine Bidaud, Le Fooding manterrà la piena autonomia. Anzi, l'operazione garantirà al marchio di tutelare la propria indipendenza, puntando all'espansione sui mercati internazionali, grazie alla forza di Michelin: dal 2008, infatti, il percorso di Fooding si è fatto più ambizioso, moltiplicando i contenuti, sviluppando un'app, organizzando eventi nelle principali capitali gastronomiche internazionali. Ma per crescere ancora servono investimenti importanti. E il sodalizio con Michelin potrà contare su valori comuni, quale l'anonimato e il rigore applicato alla pubblicazione delle recensioni: “Michelin è stato l'unico gruppo a soddisfare le nostre aspettative, offrendoci delle garanzie reali per svilupparci in modo sostenibile, e puntare all'internazionalizzazione in piena autonomia”. Nulla cambierà, dunque, rassicura Cammas. Ma non tutti sono persuasi, e l'avvicinamento tra due idee di critica gastronomica agli antipodi continuano a destare scalpore; per le Figaro, invece, Cammas (che oggi vende 100mila copie all'anno e ottiene bei numeri online) potrebbe aver trovato un sistema per crescere professionalmente senza tradire il proprio Dna. Dal canto suo la Michelin metterà a disposizione il know how per facilitare la pubblicazione all'estero della guida; in cambio beneficerà in termini di sviluppo digitale e organizzazione di eventi (che è un po' la nuova strategia del gruppo, come dimostra anche il recente accordo con Wine Advocate, di Robert Parker): “La partnership tra Michelin e Fooding mira a creare esperienze gastronomiche esclusive e diverse per i clienti, dalla scoperta di tavoli di qualità agli incontri con gli chef, dagli eventi studiati su misura alla definizione di offerte speciali. E questo, sulla scena francese, ma anche su scala internazionale”, si legge sul comunicato.
Cosa sta succedendo?
Un matrimonio che accontenta tutti? Lo dirà solo il tempo. Intanto la comunità gastronomica internazionale qualche domanda se la fa: come mai la Michelin, dopo anni di stasi, si è lanciata in questo attivismo? A cosa punta questa crescita per linee esterne? Perché Michelin pare molto puntare sugli eventi? Ha bisogno di brand per concretizzare proposte commerciali che con il suo brand non potrebbe mai proporre? E più in generale cosa sta succedendo nel mondo dell’editoria gastronomica? Come si stanno riposizionando i grandi nomi? Intanto il prossimo 9 novembre esce la guida Le Fooding. Novità in vista?
a cura di Livia Montagnoli