Laureato in economia, sorriso gentile, anima libera, barba ispida da protesta - in onda su Propaganda Live ha sentenziato: “Sono un po' incazzato e visto come vanno le cose, per ora, non me la voglio tagliare”- Nunzio Marcelli è uno dei pastori più conosciuti d'Abruzzo. Volevamo conoscerlo meglio anche noi.
La cooperativa Asca e il recupero delle terre incolte
Poesia e concretezza, anzi realismo. La sua filosofia è presto dichiarata senza troppi giri di parole perché Nunzio di convenevoli e formalità non se ne intende. Lui, che ispirato dai docenti Corrado Barberis, Federico Caffè, Giuseppe Orlando - “tutti personaggi legati a una certa visione economica, che non si sono mai lasciati influenzare da un approccio industriale e filo petrolifero” - negli anni '70 (in pieno boom economico!) ha fondato la cooperativa Asca insieme a degli amici con l'obiettivo di recuperare le terre incolte attraverso l'allevamento e il pascolo.
“Sono nato e cresciuto ad Anversa degli Abruzzi, un paese che ha sofferto e soffre tuttora della perdita di popolazione e di capacità produttiva. Un paese, come molti, che prima è sopravvissuto grazie agli emigranti che hanno fatto ritorno, ma poi ha vissuto una parabola discendente anche a causa di una politica basata sulle sovvenzioni; alla quale del recupero dei territori non glien'è mai fregato nulla”.
La Politica Agricola Comune dell'Unione europea
Si riferisce alla Pac (Politica Agricola Comune dell'Unione europea) che dapprima aveva lo scopo di garantire l'autosufficienza alimentare, ma poi, a metà degli anni ’80, si è trovata a fronteggiare il problema opposto a quello delle origini: il surplus di produzione. E così con il Regolamento CEE 1272/88, ha autorizzato a ritirare dalla produzione una determinata quota di terreni: in altre parole, l’agricoltore si impegnava a non coltivare per un certo numero di anni, ricevendo in cambio un contributo economico: “Una politica che ci ha azzerato”.
La situazione in Italia e nel Meridione
A dare il colpo di grazia i politici italiani e i sindacati agricoli: “In Abruzzo, ma anche in altre regioni meridionali, abbiamo vissuto un paradosso: l'agricoltura era una roccaforte di voti, ma nessuno ha saputo farne tesoro. E così, la base elettorale ha votato dei rappresentanti che invece di occuparsi dei problemi legati all'agricoltura, si sono occupati di altro. Se ci ripenso mi incazzo ancora. Per non parlare delle organizzazioni sindacali che non hanno saputo utilizzare i fondi agricoli europei e non ce li hanno fatti utilizzare, tanto da aver sempre promosso la riscossione degli incentivi”.
Incentivi che, ironia della sorte (o meglio: delle iniziative politiche), con il tempo non sono nemmeno più rimasti nelle mani degli abruzzesi.“Le cose sono ulteriormente peggiorate quando l'incentivo è stato sganciato dal tipo di produzione e poteva essere incassato anche da uno che veniva fuori regione, il che ha permesso a pochi (soprattutto del Nord) di accaparrarsi la maggior parte dei terreni, che sono stati letteralmente svenduti dai vecchi proprietari. Considerate che l'Abruzzo risulta abbia degli altissimi premi comunitari, peccato che i soldi vadano a finire altrove”. Effettivamente i dati non smentiscono Nunzio visto e considerato che oggi meno del 5% della popolazione lavora nell'agricoltura, l'80% dei contributi europei sono finiti e finiscono nelle tasche del 20% degli agricoltori, e abbiamo perso un patrimonio enorme di biodiversità.
L'azienda agricola La Porta dei Parchi
Ma il pastore abruzzese fortunatamente non si è mai arreso, né ai soldi “facili” delle sovvenzioni né alla vendita dei propri terreni. “Sono sempre stato un bastian contrario e ho puntato fin dall'inizio sul recupero delle terre. Ringrazio ancora il mio professore Barberis, padre della valorizzazione delle aeree rurali quali mondi di saperi e sapori”. Oggi la cooperativa è anche azienda agricola a conduzione biologica: La Porta dei Parchi conta 1300 capi tra pecore e capre, e una quindicina di lavoratori italiani, macedoni, rumeni e un africano della Guinea-Bissau.
La resistenza di Nunzio
Ma non è stato facile: “Col passare degli anni, c'è chi è venuto a mancare, chi se ne è proprio andato; io ho cercato di resistere anche a costo di rinunce e investimenti personali. Sono contento delle mie scelte? Lo rifarei. Questo è un territorio incredibile, siamo in una zona montana e pedemontana con una varietà di erbe pazzesca: secondo dei recenti studi fatti dall'Università di Firenze, qui abbiamo l'80% delle erbe presenti sul pianeta!”.
Lo dice con orgoglio, Nunzio, un orgoglio che si traduce in latte spettacolare e formaggi che sanno di erbe, vegetazione, muffe; di biodiversità. Ma anche di storia, di scambi, di tradizioni, di resistenza: “Forse la passione per la pastorizia e i formaggi è nata grazie al negozio di famiglia, che si trovava in un punto di passaggio verso Scanno, tanto da essere diventato col tempo una sorta di punto vendita per i pastori della zona, che andavano via via scomparendo. Così, ho deciso di resistere in loro onore”.
La produzione di formaggi
Attualmente nel progetto - che possiamo riassumere in “atto politico di resistenza: una rivoluzione!” - ci credono anche Elettra Rinaldi, Manuela Cozzi, i figli Jacopo e Viola, e molte università straniere che ad Anversa degli Abruzzi vengono per studiare questo esempio virtuoso di marketing rurale, anche grazie all'iniziativa di “Adotta una pecora” e ai formaggi e salumi che si possono ordinare nel sito di La Porta dei Parchi e che si trovano anche negli Stati Uniti, grazie ai contatti del nonno emigrante.
“Produciamo salame di pecora, caprini e pecorini come il Brigantaccio, un pecorino a latte crudo, residuo della tradizione dei briganti di nascondere i formaggi dentro otri nella crusca all'interno di grotte, o il Cacio Fiorello dove applichiamo una coagulazione presamica fredda, a 25°”. Producono anche una ricotta affumicata al ginepro, dove riprendono la tecnica di affumicatura dei salmoni.“Il segreto? Produrre meno, produrre meglio. Noi non possiamo e non vogliamo competere con le produzioni casearie industriali, giochiamo un altro campionato”. Lo stesso al quale poi hanno aderito “Gregorio Rotolo, Claudio Di Domenico la cui compagna da Stoccolma era venuta a lavorare da noi e ora è diventata la colonna portante della loro azienda, Giulio Petronio di Castel Del Monte che ha sviluppato un ottimo Canestrato, il pecorino della transumanza, Mario Trozzi a Pescocostanzo e altri. Tutti hanno preso parte a quella che amo definire rivoluzione culturale dell'Appennino”.
La Porta dei Parchi - Anversa degli Abruzzi (AQ) - Loc. Fonte di Curzio - 0864 49595 – laportadeiparchi.com
a cura di Annalisa Zordan