Grand Hotel Dieu. Le Origini
1184 recita l’anno di fondazione impresso sulle mura, 2010 invece è la data del trasferimento definitivo delle attività del centro di accoglienza così com’era stato pensato diversi secoli fa l’Hotel Dieu, dapprima ricovero per i pellegrini che raggiungevano Lione, poi pionieristico ospedale francese, che nel XIX secolo conquistò fama internazionale per il prestigio del suo dipartimento di chirurgia, e ben prima, negli anni Trenta del Cinquecento accolse un medico leggendario diventato celebre per le sue velleità da romanziere, Rabelais. L’imponente complesso di edifici costruito sulle rive del Rodano, all’inizio del Novecento contava più di mille posti letto, disponeva di un proprio mulino e di una boulangerie interna per la distribuzione del pane e nei secoli ha coniugato carità cristiana e ricerca scientifica, diventando uno dei simboli indiscussi della storia di Lione. E infatti oggi vanta il riconoscimento dell’Unesco, tra i monumenti storici di Francia più ambiziosi per stato di conservazione del complesso architettonico e valore culturale del luogo. Nel 2014, il gruppo Eiffage (lo stesso al lavoro per la realizzazione dell’avanguardistica cittadella della gastronomia che debutterà nel 2019 proprio in una delle ali del vecchio ospedale, sviluppata su oltre 3500 metri quadri di superficie) ha intrapreso quella che in Francia considerano la più grande opera di bonifica e ristrutturazione privata di un edificio di valore storico, a seguito del bando di gara indetto dagli Hospices Civils de Lyon.
La trasformazione del complesso
E così, dopo quattro anni di cantiere faraonico, dalla fine di aprile il risultato dei lavori su 40mila metri quadri di facciata (e 1400 finestre), oltre 17mila metri quadri di superficie calpestabile, 8mila metri quadri di cortili e giardini (con la messa a dimora delle piante officinali delle origini) è apprezzabile dai primi visitatori della struttura, destinata a diventare un centro culturale e commerciale insieme, improntato all’arte del buon vivere francese, tra boutique di moda e gallerie d’arte, bar e ristoranti, ma anche uffici già pienamente operativi. Per festeggiare il completamento del progetto, in realtà, bisognerà attendere il prossimo, quando tutti gli spazi troveranno una destinazione d’uso permanente: l’operazione più ambiziosa, infatti, prevede l’inaugurazione di un grande hotel cinque stelle della catena Intercontinental, 143 camere e un bar aperto al pubblico proprio sotto la cupola di Soufflot (architetto di Luigi XV) che svetta a 32 metri di altezza e caratterizza il profilo del Grand Hotel Dieu, destinato a rinnovare la tradizione di ospitalità che l’ha definito per secoli, ma con una nuova vocazione decisamente più edonistica.
L’offerta gastronomica
Dal 2015 la struttura è di proprietà del gruppo Credit Agricole Assurances, che prevede di accogliere 10 milioni di visitatori ogni anno, generando almeno 2mila posti di lavoro. Finora, indubbiamente, il progetto di ristrutturazione – guidato dagli architetti Albert Constantin e Didier Repellin – ha mobilitato una squadra degna dei grandi cantieri medievali, quasi mille artigiani all’opera tra fabbri, scalpellini, falegnami, chiamati a ripristinare il fascino di una struttura che ha rivelato molti tesori nascosti, come un cimitero ebraico del XVIII secolo e affreschi di epoca romana. Ora, invece, l’attenzione si concentra sulle vetrine che trovano spazio tra archi antichi, gallerie e cortili: 35 attività commerciali, tra cui bar e ristoranti, che a dire il vero, al momento, caratterizzano un’offerta gastronomica non troppo accattivante, dal Buddha Bar alla cucina asiatica di Wagamama. Mentre l’attesa dei gourmet in cerca di una nuova insegna di riferimento in una città in grande fermento gastronomico si concentra sul completamento del Grande Refettorio, quella che un tempo era la mensa del complesso, dove il prossimo autunno prenderà forma un ristorante di ben altra caratura: 300 coperti per una tavola d’ambizione, che nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto coinvolgere Paul Bocuse, nume tutelare della città; dopo la scomparsa del maestro della cucina francese all’inizio di quest’anno, però, suo figlio Jerome ha declinato l’offerta. La portata dell’investimento, e la sfida in termini di elaborazione di un format gastronomico efficace, infatti, sono tali da spaventare anche una corazzata come quella che raccoglie l’eredità di Paul Bocuse. E allora chi accetterà di mettersi alla prova? La risposta tra qualche mese. Di sicuro entro il prossimo anno Il Grand Hotel Dieu è destinato a trasformarsi in una meta turistica estremamente attraente. E la curiosità per il completamento della Citè Internationale de la Gastronomie è molta: saprà diventare motivo d’attrazione come la Citè del vino di Bordeaux?
a cura di Livia Montagnoli