In tempo di riaperture, nel cuore di Firenze (in una città dove più di qualcuno va cauto, e sceglie di posticipare il ritorno alla fine dell’estate) torna ad aprire le porte anche lo storico Caffè Paszkowski. Per il locale fondato all’inizio del Novecento in piazza della Repubblica, lo stop obbligato dall’emergenza sanitaria ha coinciso in realtà con una profonda ristrutturazione degli spazi (dirimpetto sono ancora in corso i lavori di restyling dell’altrettanto storico Caffè Gilli), concordata con la Soprintendenza delle Belle Arti. Dunque la pausa si è trasformata in opportunità (già preventivata) per dare nuovo lustro all’eredità di un luogo di grande fascino, che per oltre un secolo è stato centro di cultura e intrattenimento per fiorentini e ospiti in arrivo da ogni parte del mondo. Non deve sorprendere quindi l’intervento della Soprintendenza, a garanzia del rispetto di vincoli storici e artistici che tutelano ambienti ed elementi d’arredo riconosciuti patrimonio culturale della città.
Caffè Concerto Paszkowski. La storia
Il Caffè Centrale, come si chiamava all’epoca, fu inaugurato nel 1846, poi rilevato nel 1903 dalla Società Toscana C. Paszkowski per la fabbricazione e vendita di birra, che darà il nome all’insegna di un luogo amato dagli intellettuali del tempo e presto destinato a diventare centro di intrattenimento e ristoro con la formula del Caffè Concerto (ereditata dai cafè chantant parigini, dal 1911 si configura al Paszkowski come ambizioso programma di concerti che richiama in piazza della Repubblica appassionati melomani e artisti italiani e internazionali). Nella prima metà del Novecento, infatti, ai tavoli del caffè letterario non è raro incontrare figure di spicco del panorama culturale italiano, come Gabriele D’Annunzio, Giuseppe Prezzolini, Ardengo Soffici; qualche decennio più tardi le frequentazioni intellettuali continueranno a essere buona norma al caffè Paszkowski, che annovera tra i clienti più illustri del suo passato Eugenio Montale, Umberto Saba, Vasco Pratolini. Nel frattempo, però, il Caffè in piazza, divenuto birreria e ristoro, funge anche da vetrina per l’ascesa della birra Paszkowski, che nell’Italia degli anni Venti e Trenta acquisisce grande risalto a livello nazionale, tale da giustificare l’apertura di due stabilimenti di produzione, a Firenze e Roma. Nel 1979, il Caffè passa nuovamente di mano, con l’avvento della famiglia Valenza, che ancora oggi detiene la proprietà dell’attività.
Un salotto che diventa Monumento Nazionale
Nel 1991 il Caffè è dichiarato Monumento Nazionale, ed entra nell’albo dei Locali Storici d’Italia. Così, in omaggio alla storia del luogo, negli stessi anni riprendono gli incontri letterari che animano la kermesse Versiliana d’inverno. Ma continua anche l’attività concertistica, anche se in modo più diluito rispetto agli anni d’oro del Caffè. Il rinnovamento degli spazi, cui fa seguito anche un ripensamento dell’offerta e un cambio della guardia alla guida della cucina, sarà propedeutico anche per la ripresa delle attività culturali e artistiche, ma solo quando la situazione sanitaria consentirà un pieno ritorno alla normalità. Nel frattempo, però, il “nuovo” Caffè Paszkowski è già operativo. Le novità più visibili sono legate all’intervento degli architetti Paolo Becagli, Alessandro Interlando e Nicola Urbinati, coadiuvati da Alessandro Consigli per l’adeguamento delle aree operative (perché anche i laboratori e gli spazi di lavoro sono stati riorganizzati).
Il rinnovamento del Caffè Paszkowski
Ancora al loro posto, valorizzati da un restauro filologico, sono gli elementi d’arredo storici delle sale Decò, come la boiserie che riveste le pareti della sala da tè, tavoli e poltroncine, rivestite però con nuovi velluti coordinati con gli arredi realizzati ex novo per arricchire galleria e mezzanino. Sopravvivono al tempo anche i lampadari in vetro di Murano, riposizionati in modo più funzionale alla fruizione degli spazi, mentre il mosaico pavimentale viene esteso a tutti gli ambienti. Diverso, ma in linea con la storia dello spazio, è invece il bancone, adeguato alle necessità di servizio. Ma le novità non si esauriscono con il cambio di look, perché in squadra – accanto ai pasticceri storici del Caffè – arriva lo chef Fabio Barbaglini, che a Firenze era arrivato nel 2018 per prendere le redini della cucina de La Ménagère, e ora guiderà la brigata del Paszkowski, traghettando il ristorante verso un nuovo stile di cucina che non tradisce le radici storiche del Caffè. Come caffetteria aperta nell’arco di tutta la giornata, il locale lavorerà con un menu agile disponibile all day long – dal toast classico della casa a snack di gastronomia fredda – e una proposta del giorno disponibile a pranzo per il servizio al tavolo. A cena l’offerta virerà verso una proposta più elaborata (ma restano anche la pizza e un menu per bambini). Quel che cambierà, almeno nei primi mesi, sarà il pubblico di riferimento del Caffè, abituato a lavorare con i turisti stranieri che solitamente affollano il centro della città, sull’asse che porta da Santa Maria del Fiore a piazza della Signoria. Ora, invece, il Caffè Paszkowski è chiamato a riconquistare fiorentini e turismo locale (non appena sarà possibile). Che possa tornare a imporsi come salotto di ritrovo per la città? Si riparte tutti i giorni, dalle 7.30 all’1 di notte, per approfittare anche della nuova proposta del cocktail bar.