La burocrazia italiana appare efficientissima quando si tratta di smorzare gli entusiasmi. Prendiamo il caso di un imprenditore che decide di acquistare un rudere con vigna e di metterlo a disposizione di amici e conoscenti, lasciando anche qualche bottiglia di vino come gesto di cortesia per l'ospite. Ipotizziamo ora che la formula piaccia e che si allarghi a conoscenti e amici di amici sino a diventare un vero e proprio punto di ritrovo per escursionisti che in questo luogo possono trovare riposo e ristoro senza alcun vincolo a parte l'educazione. Tutto filerebbe liscio se non fosse per quella cassetta delle offerte. Tutti coloro che passano per il rudere non trovano solo vino e salumi, ma anche un invito a servirsi liberamente e a lasciare un'offerta a discrezione per quello che si è consumato. Ed ecco il nodo della questione: i soldi. E non si tratta di tanti soldi, ma di una piccola somma che i visitatori lasciano come 'risarcimento' per quel che hanno consumato. Questo posto esiste veramente, si chiama L'osteria senza oste e si trova a 500 metri dalle sponde del fiume Piave, a Santo Stefano di Valdobbiadene. L'Agenzia delle Entrate ha eseguito un accertamento su questa particolare tipologia di offerta e ha emesso una sanzione amministrativa di 62 mila euro riferita ai presunti redditi non dichiarati in una sola annualità. “Il problema”, ha spiegato a Gambero Rosso Cesare De Stefani, proprietario del casolare, “sta nel fatto che il Fisco ha fatto i calcoli utilizzando la superficie media degli esercizi nella Provincia di Treviso e attribuendo una ipotetica partita iva e ragione sociale. Ma la mia è una proprietà privata e l'ospitalità che offre non è a fini di lucro. Si inserisce piuttosto come punto di ristoro per turisti ed escursionisti cui metto a disposizione qualche bottiglia e qualcosa da stuzzicare. Non chiedo nulla in cambio e spesso neanche sono presente. C'è solo una cassetta delle offerte che ha una semplice funzione: far capire all'ospite che non sta rubando quel che trova nel casolare ma che le bottiglie sono lì per chiunque, con moderatezza, educazione e responsabilità, si voglia servire”. La notifica fiscale è arrivata nel giugno 2013, si riferisce ad una sola annualità e porta con se la possibilità di essere estesa a cinque anni. “Ho fatto ricorso immediatamente”, ha concluso De Stefani “e sono risoluto a far valere le mie ragioni. L'osteria senza oste è un esempio dell'ospitalità trevigiana e voglio vincere questa battaglia, il fatto che il Piave si trovi tra il casolare e l'Agenzia delle Entrate e che questa multa arrivi proprio nel centenario dello scoppio della Grande Guerra mi dà la forza e la risolutezza che mi servono”. Per il momento l'osteria senza oste di Santo Stefano di Valdobbiadene resta aperta ma il rischio di chiusura è concreto.