La circostanza mi obbliga a mettere da parte l’impersonale noi e a scrivere in prima persona. Quando è nata la Nutella, nel 1964, io c’ero. All’epoca non facevo neanche le elementari. Le mie colazioni erano a base di pane burro e marmellata inzuppato nel latte, le merende con fettone di pane e uno strato generoso di stracchino e gemme di parmigiano incastonate sopra, il mio spuntino preferito.
La mia prima vita con la Nutella
Un giorno di quell’anno in pieno boom economico entrò a casa la Nutella, all'epoca l’unica crema spalmabile al cioccolato nei negozi romani. Era una cosa nuova, diversa, una curiosità che si sarebbe accesa e spenta di lì a poco, pensava mia madre. Non fu così. Ho continuato a mangiare pane burro e marmellata, la fetta di casereccio o la rosetta con salumi e formaggi. Ma la Nutella, prima nei bicchieri di vetro da 200 grammi poi nei vasi da 400 grammi, era ormai entrata nella mia vita. Pomeriggi trascorsi a leggere romanzi o fumetti e a svuotare barattoli, prima spalmata su fette biscottate, poi direttamente a cucchiaiate. Mia sorella era insuperabile, un drago: era capace di svuotare un barattolo grande in un paio d’ore. L’incarnazione dello slogan “Che mondo sarebbe senza Nutella?”. Va da sé che a casa i barattoli di Nutella erano due.
Il destino in un nome
Ironia della sorte, il prodotto competitor della Nutella in Spagna si chiama Nocilla, che si legge nosiglia. Quando sono andata a Granada, due vite fa, ridacchiavano quando davo il mio nome completo. Da lì Nutella è stato il mio soprannome in posti di lavoro, tra amici, ed è tuttora il mio nickname. Ironia della sorte che ha il sapore di una beffa – chissà per quale imperscrutabile karma – pochi mesi fa mi sono trovata a degustare alla cieca, analizzare e giudicare la Nutella per una classifica delle creme gianduia industriali pubblicata sul mensile Gambero Rosso e sul web. Altra storia: non più a cucchiaiate ma in punta di cucchiaino, seduta a un tavolo insieme ad altri degustatori specializzati anziché in poltrona, a scrivere di lei invece di leggere con lei.
Cibo della memoria
Le confezioni si sono moltiplicate, dalla monoporzione da 25 grammi fino ai secchi da 20 chili (leggo online). Alla crema spalmabile alla nocciola e cioccolato creata ad Alba nel 1964 dalla Ferrero oggi è dedicata una linea snack tra muffin, croissant, biscotti e cialde. Per i suoi 60 anni è nata una limited edition con barattoli colorati e dediche speciali. Ma per me, anche se si posiziona in fondo alla classifica delle creme gianduja industriali, Nutella rimane un prodotto della memoria, la compagna della mia adolescenza, di anni spensierati per l’età e per come sta andando il mondo. Bei tempi.