Il Consorzio marchigiano Terroir Marche
Per un’agricoltura etica. Per la tutela del territorio. Per il rispetto dell’uomo e del lavoro. Per il vino nella sua essenza più viva, come summa di natura e cultura. Questi i punti saldi del Consorzio marchigiano Terroir Marche, che riunisce undici piccoli produttori dal nord al sud della regione per un totale di 119 ettari di vigenti coltivati, 473 mila bottiglie certificate bio, 26 soci lavoratori e 20 dipendenti. Con tali presupposti, il Presidente non poteva che essere Federico Pignati, titolare della cantina Aurora di Offida, tra i primi vignaioli italiani ad essere impegnato nell’agricoltura biologica, nel rispetto della terra e dell’eticità del mercato.
Il suo Offida Rosso Barricadiero, composto da uve Montepulciano (in alcune vecchie annate con una aggiunta di Cabernet) ha fatto scuola in termini di qualità per il territorio del Piceno, vino ripetutamente premiato con i Tre Bicchieri e che mantiene un prezzo di acquisto in cantina intorno ai dieci euro.
I vini del Consorzio. Diario di degustazione
Il 16 e il 17 Maggio, la città di Ascoli ha ospitato la prima fiera del Consorzio Terroir Marche che ha registrato oltre settecento presenze e ha messo in luce tante piccole perle della viticoltura regionale. Storie di persone, di scelte e di paziente attesa sono il modo migliore per raccontare molti dei vini di questo consorzio. Come nel caso di Alessandro Fenino, giovane enologo milanese, che lascia Milano e approda nei Castelli di Jesi, a Maiolati Spontini. Qui, in accordo con la sua azienda, Barone Pizzini, inizia a studiare il verdicchio e oggi è responsabile dell’azienda biodinamica Pievalta. I Verdicchio di Alessandro sono esemplari nella pulizia e il Metodo Classico Perlugo (da uve 100% verdicchio) è un omaggio, ben riuscito, alla Franciacorta. Corrado Dottori gestisce la sua comunità rurale della Distesa sulle colline di Cupra Montana, nel pieno rispetto del territorio e della sua tradizione. Per questo la sua produzione non può prescindere dal verdicchio, ma il suo Marche Rosso Nocenzio 2009 è sorprendente, ottima espressione della convivenza di montepulciano e sangiovese che caratterizza gli uvaggi delle più significative denominazioni marchigiane.
Le sperimentazioni sui lieviti della Cantina Vallorani e del suo giovane enologo e titolare Rocco vogliono perseguire una raffinatezza troppo spessa dimenticata da alcuni produttori biologici. Oltre grandi rossi, Rocco propone, in una coraggiosa scommessa di mercato, una rivisitazione moderna del Falerio. Il suo Falerio Dop Avora è ottenuto da una preponderanza di uve pecorino coltivate in un terreno esposto a nord-est, il più fresco della tenuta, colpito dalla brezza del mare e poco assolato.
Storie di impegno e scommesse di vita
Poi c’è la storia di Paolo, odontoiatra milanese, e di sua moglie Paola, nata a Cossignano e trasferitasi nel capoluogo lombardo per lavoro. Nel 2003 la scelta coraggiosa di mollare tutto e tornare nelle Marche per rinnovare l’azienda agricola di famiglia. Un casale interamente costruito in bioedilizia, pochi ettari di terreno intorno e un panorama mozzafiato sulle colline picene sono il loro biglietto da visita. Al resto ci pensa un’espressione autentica di Pecorino come il Donna Orgilla, o un freschissimo Sangiovese in purezza da bere fresco a qualsiasi ora del giorno. E ancora La Marca di San Michele (Cupramontana - An), Paolini e Standford (Offida, Ap), Collestefano (Castelraimondo, Mc), Valle del Sole (Offida, Ap), Pantaleone (Ascoli Piceno) e Valturio (Macerata Feltria - Pu) sono stati i protagonisti di un week end pieno di belle sorprese. “Siamo davvero contenti per la risposta di pubblico e per l’interesse dimostrato dai visitatori – commenta soddisfatto Federico Pignati, presidente del consorzio Terroir Marche – molti dei quali sono arrivati da altre regioni per conoscere la nostra proposta di un’agricoltura etica in una triplice valenza: nei confronti del territorio attraverso la scelta bio, nei confronti dei consumatori attraverso una politica di prezzo equo e nei confronti dei lavoratori attraverso relazioni incentrate sulla valorizzazione dei rapporti umani e la produzione diretta”.
a cura di Laura di Pietrantonio