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Skyline futuristico e palazzi imperiali, tecnologia e cerimonie del tè, kimono e shopping, hotel di lusso e wellness, match di sumo e ciliegi in fiore, musei e karaoke, sushi e ristoranti stellati. Dopo le chiusure dovute alla pandemia e dopo la speciale edizione dei Giochi Olimpici e Paralimpici, la capitale del Giappone si propone come una delle mete dove andare, o dove tornare. Perché la metropoli nipponica non è una sola città, ma un vibrante arcipelago di città, ognuna diversa dall'altra, ma tuttavia sempre con uno spirito comune. E con una diffusa attenzione allo sviluppo sostenibile, che vuole renderla a emissioni zero entro il 2050.
Templi antichi e architetture d'avanguardia, giardini tradizionali e tecnologie modernissime. Dire che Tokyo è una città di contrasti non è sufficiente a definirla. La capitale giapponese non è una sola città ma un arcipelago di città, ognuna diversa ma con uno spirito comune, che unisce fra loro i palazzi imperiali di Chiyoda, lo spirito Edo di Nihombashi, il lusso di Ginza, i negozi di Omotesando, il famoso incrocio di Shibuya, i templi buddisti di Asakusa, i templi della finanza di Marunouchi, gli otaku (i giovani fans della cultura pop) di Nakano, la frenesia al neon di Shinjuku, il sumo di Ryogoku, la vecchia Tokyo di Yanaka, i night club di Roppongi o la “città elettrica” di Akihabara, dove la tecnologia diventa un'attrazione.
Insomma, le ragioni per tornare a visitarla, dopo le forzate chiusure imposte dalla pandemia, sono un'infinità. Si può venire a Tokyo per assistere a un match di sumo o a uno di baseball, per i ciliegi in fiore o la birra artigianale, per la sua vibrante scena jazz o per le tradizionali cerimonie del tè, per i sensazionali musei o il karaoke, il sushi o il ramen, i kimono e le borse kinchaku.
Una megalopoli sempre diversa
Da qualsiasi punto di vista la si guardi o la si approcci, Tokyo resta Tokyo, una megalopoli da 14 milioni di abitanti in movimento e mutazione perenni. Dove tutto resta e tutto può cambiare. Lo hanno provato le due edizioni dei Giochi Olimpici e Paralimpici che ha ospitato, quella del 1964 e quella del 2020, che il Covid ha obbligato a rinviare al 2021. Due grandi occasioni che gli edochiani (come si chiamano gli abitanti di Tokyo, con termine che deriva da Edo, il nome della città fino al 1868) hanno sfruttato per ripensare la capitale, rendendola sempre più efficiente e attraente. Le Olimpiadi del 1964 furono quelle della rinascita e del boom edilizio, dopo le spaventose distruzioni belliche che avevano fatto scomparire le casette di legno della vecchia Tokyo. Nel 1963 era stata abolita la legge che proibiva agli edifici di superare i 31 metri e la città iniziò così a svilupparsi verso l'alto, con i quartieri verticali di Shinjuku, Roppongi e Shiodome, e uno skyline che - quasi sfidando il Monte Fuji - ha fatto da modello per tutto l'Estremo Oriente, da Shanghai a Singapore, sino a confondersi per i cinefili con la megalopoli del film Blade Runner. La bianco-rossa Tokyo Tower, alta 333 metri e inaugurata nel 1958 per le telecomunicazioni, così non rimase più sola.
Uno skyline futurista
Oggi una delle icone cittadine è il Palazzo del Governo metropolitano di Tokyo, abbreviato anche come Palazzo di Tokyo o Tocho, inaugurato nel 1991 su progetto dal grande architetto Kenzo Tange a Shinjuku, con tre enormi strutture: la più alta è l'Edificio Metropolitano Principale di Tokyo N.1, una torre di 48 piani che al 33º piano si divide in due.
Lo sviluppo verso l'alto che continua oggi, con un sogno futurista ben evidente affacciandosi dalle vetrate del Tokyo Skytree (la torre di telecomunicazioni di 634 metri superata al mondo solo dal Burj Khalifa a Dubai) e lanciando lo sguardo sull'intrico di neon, strade, ferrovie e canali: impossibile scorgere i confini di una megalopoli di 14 milioni di abitanti.
La sostenibilità al primo posto
Un simile sviluppo richiede di essere affrontato con un'attenzione particolare alla sostenibilità. Ed è quello che Tokyo si è imposta di fare senza perdere tempo, conscia che non basta offrire il volto ordinato e pulito che sempre colpisce i suoi visitatori. Da questo punto di vista, anche gli ultimi Giochi Olimpici svoltisi nell'estate 2021 hanno costituito una notevole occasione. I fondi stanziati per i Giochi dal Governo metropolitano, che comprendono cospicui investimenti privati, sono stati utilizzati anche per la mobilità sostenibile, che per esempio ha portato alla costruzione di strade solari con pannelli fotovoltaici per generare elettricità. Adesso con la Zero Emission Tokyo Strategy si vuole rendere la città a emissioni zero entro il 2050, con una tappa intermedia fissata per il 2030, anno in cui la città punta a ridurre del 50% le emissioni di gas serra (rispetto al 2000), usare il 50% di energia elettrica da fonti rinnovabili, incoraggiare l’acquisto di nuovi veicoli non a benzina e incentivare lo sviluppo di una società basata sull’idrogeno. Proprio grazie a queste iniziative, il Tokyo Metropolitan Government è stato insignito con la più alta onorificenza “A-list” dal CDP, una organizzazione non profit che gestisce un sistema di divulgazione globale per la gestione dell’impatto ambientale delle organizzazioni e premia le città leader in trasparenza e azione ambientale.
Coccole e ospitalità
A Tokyo l’ospitalità prende molte forme diverse, ma sempre comunicando serenità e sicurezza. Lo provano i trattamenti wellness proposti in hotel 5 stelle. Per esempio quelli offerti dall'Aman Tokyo, nella zona di Otemachi vicino al Palazzo Imperiale e alla centralissima Tokyo Station: nei suoi 2.500 metri quadrati di centro benessere (è il più grande di Tokyo), dove c'è una piscina di 30 metri con vista panoramica sulla città, ci si può far coccolare con tradizionali terapie kampo, basate sul potere riequilibrante delle erbe medicinali, o con la Misogi Experience, rituale di purificazione shintoista che usa l’acqua per resettare la mente.
Fra ryokan e boutique hotel
Sempre nella zona Otemachi, il 5 stelle Hoshinoya Tokyo, struttura lussuosa e ultramoderna in stile ryokan (le locande tradizionali), dispone al suo piano più alto di due vasche di acqua termale pescata alla profondità di 1500 metri sotto terra. Il boutique hotel Four Seasons Hotel Tokyo at Marunouchi, chic e intimo come un club privato, accoglie direttamente al binario della vicina Tokyo Station i viaggiatori appena scesi dal treno Shinkansen ad alta velocità e dispone di trattamenti Kohaku per riprendersi dal jet lag. E nell'offerta infinita di alberghi si può citare l'Andaz Tokyo Toranomon Hills, con vista fantastica in cima a un grattacielo di 52 piani, ha interni zen e una vista fantastica; the Capitol Hotel Tokyu, in una torre d'acciaio disegnata da Kengo Kuma, da cui si vede il Palazzo Imperiale; l'Hotel 1899 Tokyo, che celebra la cultura del tè. E tanti altri...
Shopping e star architects
Anche il volto dello shopping è sempre più moderno, tanto da affidarsi ai progetti degli architetti star. Lo mostrano le boutique di Prada e Miu Miu ad Aoyama, pensate da Herzog & de Meuron, o il tempio del lusso Ginza Six, progettato da Yoshio Taniguchi, l'architetto che ha allargato il MoMa a New York.
A Ginza Six, che ospita circa 240 negozi, è spasmodica l'attenzione alle misure di sicurezza imposte dalla pandemia, per uno shopping totalmente safe. L'atrio centrale, poi, espone opere di artisti rinomati, da “Pumpkin” di Yayoi Kusama alle opere di Daniel Buren, Nicolas Buffe, Chiharu Shiota, Tokujin Yoshioka e altri, offrendo così agli acquirenti un mix straordinario di arte, cultura, cibo gourmet e shopping di lusso, perfetta rappresentazione del glamour di uno dei quartieri dello shopping più famosi al mondo.
Tokyo vertiginosa e minuscola
All'ombra dei grattacieli di Tokyo persistono le tracce di una civiltà fatta di casette tradizionali, stretti vicoli yokocho, idilliaci giardinetti, mercatini dei contadini, santuari shintoisti portatili (gli omikoshi), i brevissimi versi di un haiku, le microscopiche sculture, dette “netsuke”, contese dai collezionisti. Dai chip ai bonsai, insomma, l'animo nipponico batte per ciò che è in miniatura. Lo prova Tsuta, il primo ramen al mondo insignito di stella Michelin, con soli ventitré posti disponibili. Oppure Sushi Fujimori, nella zona di Nishi Azabu, un ristorante con soli otto posti al bancone, dove lo chef offre portate a sua scelta alternando nigiri sushi e contorni. Grande attenzione viene data agli ingredienti, sempre di stagione, e all’ordine delle portate.
Eden per i buongustai
La città del resto è il paradiso dei gourmet, come prova l'essere la città con più ristoranti stellati Michelin al mondo: sulla Guida 2022 figurano 432 ristoranti, di cui 12 a 3 stelle (tre dei quali, il giapponese Kanda e i francesi Quintessence e Joël Robuchon, hanno mantenuto le tre stelle per 15 anni consecutivi), 41 a due stelle, 150 a una stella e 229 con menzioni Bib Gourmand. Inoltre, 14 ristoranti hanno ricevuto la Stella Verde Michelin per il loro impegno nella gastronomia sostenibile, otto in più dell'anno prima. Allo stesso tempo, quest'anno sono stati annunciati per la prima volta due nuovi premi, il Mentor Chef e il Service Award. Come ha sottolineato Gwendal Poullennec, direttore internazionale della Guida Michelin, “La Guida Michelin Tokyo 2008, che fu la prima edizione della Guida in Giappone, fu lanciata con 150 ristoranti stellati in 15 categorie culinarie. Fin dal suo debutto, insomma, Tokyo non solo è stata ai vertici della scena gastronomica mondiale, ma anche un luogo di creazione di tendenze globali”.
Ristoranti che non basterebbe un anno per provarli tutti, insomma. Si può iniziare da Tempura Kondo, due stelle Michelin, specializzato in piatti di croccante tempura in stile Edomae, nel lussuoso quartiere di Ginza. Oppure da Okamoto, una stella Michelin, dove si gustano piatti in stile di Kyoto come la karasumi-soba, spaghetti soba fatti con farina di grano saraceno cosparsi di bottarga.
C'è sempre un motivo per visitarla
Insomma, Tokyo città-arcipelago, città-continente, capitale priva di un suo centro, offre infinite possibilità di conoscenza, dalla cultura allo shopping, dalla gastronomia a wellness, e tanto altro ancora. Una capitale vibrante, da visitare consci che, fra un anno, tanti suoi volti potrebbero presentarsi in modo differente. Perché la sua identità è nella molteplicità. Ed è la ragione per cui a Tokyo val la pena di tornare sempre.